fbpx
Connect with us

Approfondimenti

‘Chien de la casse’: un film poetico e antropologico da non perdere

Due nuovi talenti del cinema francese: Premio Cesar miglior opera prima a Jean-Baptiste Durand e migliore promessa maschile all’attore Raphael Quenard. Sul vetrino del microscopio, con ironia tragica, il deserto della provincia, le sue antiche dinamiche tribali e la frammentazione del modello maschile

Pubblicato

il

chien de la casse

Chien de la casse, tradotto in italiano “Cane Rabbioso”, è un film piccolissimo, privo di presunzione, opera prima di un giovane regista che con cristallina lucidità ci racconta la desertificazione dei rapporti umani. Il regista Jean-Baptiste Durand descrive dall’interno la decomposizione dei ruoli, mostra senza veli la fragilità dell’identità maschile in un film drammatico venato di sottile ironia.

In sala con No.Mad Entertainment (no-madentertainment.eu)

Chien de la casse una clip in anteprima

Chien de la casse La storia

Antonine e Damien sono due amici d’infanzia che condividono una quotidianità piatta e codificata in un paesino del sud della Francia, a 40 km dal mare: Le Pouget. Vecchie case arroccate su una collina occitana, tra vigneti e lande brulle. Pochi i giovani rimasti, sempre gli stessi, che si ritrovano a parlare in piazzetta. Antonine, detto Mirales, sbarca il lunario vendendo del fumo che acquista in un paese sul mare a circa 40km da Le Pouget; supporta la madre pittrice in crisi depressiva ed esercita il suo potere sul proprio cane e su Damien, l’amico del cuore, da tutti chiamato Dog a causa del carattere remissivo e taciturno, sempre alle calcagna di Mirales che pure lo umilia da anni. Entrambi hanno ben poco da fare.

Perché Dog continua a seguire Mirales? Routine, noia, gioco di ruolo, mancanza di alternative?

Una cosa è certa, sarà l’arrivo di un personaggio femminile a rompere questa dinamica divenuta insostenibile. Tra una mascolinità aggressiva e tossica e una debole, inerme, incapace di prendere posizione, non c’è soluzione di continuità: forse non è piacevole, ma è rassicurante per entrambi i personaggi finché qualcuno dall’esterno non getta un sassolino nell’ingranaggio.

Reggerà l’alleanza di questo legame  fortissimo o è destinata ad infrangersi?

Chien de la casse: il Tema centrale

Il tema centrale del film è l’autodeterminazione. Un romanzo di formazione a due teste. In questo caso, un po’ controcorrente, il punto di vista è nettamente maschile sul maschile. Non siamo però nella marginalità inflazionata della periferia urbana, ma in quella della piccola provincia di un ricco paese occidentale, portatrice di dinamiche arcaiche, precipitate questa volta sulla personalità di due giovani uomini contemporanei a loro modo diversi, opposti tra loro e non allineati allo spirito del branco.

Il personaggio centrale è certamente quello di Mirales, un Mercuzio moderno, sintesi inconsueta di spavalderia e saggezza, incarnato dall’arrogante bravura di Raphael Quenard; sotto, (e accanto) a lui il giovane Anthony Bajon che interpreta Dog, gregario come un cane bastonato.

La forza drammaturgica è tutta incentrata sulla dinamica psicologica di questi due personaggi, legati da una fratellanza antica di cui non conosciamo l’origine. Il regista ci accompagna nei luoghi dove il rapporto può esprimersi nella sua forma più autentica e quotidiana: la partita alla playstation, la trasferta dallo spacciatore, la gita fuori porta per allenare il cane. Certo, impossibile identificarsi con uno di loro. Due mondi diametralmente opposti: attivo e passivo, curioso e annoiato, profondo e superficiale, sagace e ingenuo, crudele e generoso, colto e ignorante, logorroico e taciturno, socievole e timido, energico e pigro. Ma è solo la reciproca presenza a renderli sicuri di sé. A completarli. In un ambiente privo di stimoli, attrattive, possibilità, l’unico modo per de-finirsi sembra quello di rispecchiarsi nella differenza con l’altro da sé. In dialoghi cadenzati e spiazzanti, condotti da un  Quenard che ci ricorda il Gassmann de Il Sorpasso, si snoda la personalità di entrambi in modo tanto verosimile da renderceli presto familiari.

Malabar, un cane co-protagonista

Malabar, il cane protagonista in chien de la casse

Lo contiene il titolo del film, da il soprannome a uno dei protagonisti ed è materialmente presente all’interno del cast. In questo film il cane è elemento determinante per chiarire le dinamiche tra i personaggi e contribuisce allo sviluppo della trama. La zona di confort, sembra suggerire il regista, sta nel mezzo di un compromesso che genera un unico Cerbero a tre teste: Mirales, Dog e la terza, quella di Malabar. Un personaggio a sé stante di cui proviamo a suggerire alcune funzioni drammaturgiche essenziali: è l’oggetto su cui il padrone esercita la propria necessità di comando aiutandoci ad inquadrare il carattere del protagonista. Malabar è l’alter ego del maschio alfa, Mirales, che se lo porta in giro come arma di difesa, enello stesso tempo, in quanto cane, è lo specchio del gregario di turno: l’amico Dog. Ma è anche il pretesto concreto per condurre i due personaggi fuori di casa e, sotto finale, sarà l’agnello sacrificale capace di ribaltare i piani relazionali all’interno della tribù.

Non è un caso che dal 2001 sia stata istituita la Plama Dog, un riconoscimento ricevuto dagli amici a quattro zampe per partecipare in modo significativo alle pellicole in gara (quest’anno ha vinto però Kodi, protagonista del film di Laetitia Dosch “Le procès du chien”, mentre l’anno scorso, lo ricorderete, vinse Messi di “Anatomia di una caduta”).

Linguaggio audiovisivo

Attraverso uno sguardo poetico che nulla lascia agli artifici tecnologici, il regista torna alla potenza documentaria dell’immagine filmica, ad una recitazione minimalista che sembra una espansione dei suoi primi cortometraggi (su vimeo disponibile il traile del suo corto Il venait de Roumanie ), intrecciata però ad una costruzione narrativa precisa ed efficace.

Come è possibile trasformare la quotidianità in suspance? La musica del film dona subito una connotazione “francese” all’atmosfera: musica classica associata a tempi e modi del mondo giovanile. Le musiche originali dei compositori Delphine Malaussena & Hugo Rossi fanno però molto di più:  accompagnano con discreta precisone gli snodi drammaturgici fondamentali con una indubbia funzione anticipatoria. Un presagio, una agnizione, passaggi musicali capaci di dare subito alla scena una dimensione profonda, tridimensionale, esattamente come il sogno premonitore sulla morte del padre descritto da Mirales.

le chien de casse

Compleanno di Dog, scena del ristorante

Un esempio tra tutti il ponte sonoro tra la scena del ristorante per il compleanno di Dog (apoteosi dell’umiliazione, forse il punto più basso della relazione tra i due) e la scena del bacio in discoteca tra Dog ed Elsa: luci viola soffuse, ritmo tecno sullo sfondo, a legare un violoncello che amplifica il senso di impotenza di Dog e, per gli spettatori, è come l’innesco della rapida evoluzione della storia verso un tragico epilogo.

“Quasi subito, ho voluto tendere verso la musica lirica con questo “Vocello”, un mix di voce e violoncello. Poiché il violoncello è lo strumento più vicino alla voce umana, in materia di tessitura e di sonorità, il lirismo della musica poteva dire ciò che i personaggi non osavano dire. Visto il grande pudore nei dialoghi, ho potuto riequilibrare usando la musica. Per quanto riguarda il pianoforte che accompagna gli abitanti del villaggio, è, come la cucina, il calcio o il cane, una scelta intuitiva e personale […]Questa musica che esce dalla sua finestra quando l’anziana signora suona e che tutti sentono da casa, è un po’ il sangue che circola nelle vene di Dog e Mirales. Alla fine, è lei che li lega e non possono scappare.”

[Per la citazione si rimanda a le Note di Regia presenti in questa pagina di Cineblog.]

chien de la casse

Si diceva prima di come sia difficile identificarsi in personaggi così manichei, eppure, grazie ad un sapiente lavoro di regia e con gli attori, lo sguardo dello spettatore si riempie di umana pietà osservando due esseri umani radicalmente indifesi, esposti e vittime delle proprie disfunzioni sociali, incapaci di svincolarsi da un contesto asfittico che evidentemente il regista conosce molto bene tanto da averlo introiettato.

Ma attenzione, la capacità narrativa del novello regista sta anche nell’offrirci un ritratto sfaccettato e multiforme, a tratti contraddittorio, del mattatore Mirales. Da un lato spaccia, è violento, strafottente, dall’altra predica la necessità di studiare, di approfondire, cita Montaigne, è generoso con le persone fragili e legge molto.

Chien de la casse Citazioni letterarie

I due testi che appaiono sulla pellicola, ma che sfuggono ai più, rivelano una coerenza di fondo nella pulsione ispiratrice del personaggio e dell’opera stessa tanto che possiamo considerarli vere e proprie citazioni. Vogliamo qui proporveli:

  • La conjurasion des imbéciles (A Confederacy of Dunces) dello scrittore statunitense John Kennedy Toole. Il libro si intravede sotto il telefono di Mirales che squilla per la richiesta disperata di aiuto di Dog durante l’inseguimento.

E’ stato pubblicato per la prima volta nel 1980, undici anni dopo il suicidio dell’autore (in Italia esce due anni dopo con il titolo Una congrega di fissati, traduzione di Luciana Bianciardi, Rizzoli, 1982, p. 349). La produzione artistica derivata (teatro e soprattutto cinema) sembra avvolta da una maledizione per cui la sceneggiatura non è mai arrivata sullo schermo. Il tema del romanzo di Toole, fu, come per il giovane regista Durand, la narrazione chirurgica, di ispirazione fortemente autobiografica, dei personaggi di un luogo specifico.

Chien de la casse

  • Un Marine racconta la guerra del Golfo e altre battaglie è un saggio scritto e pubblicato nel 2003 da Anthony Swofford. Il libro è tra le mani di Mirales che lo legge sdraiato sul letto e riporta il titolo francese “Jarhead, La fin dell’innocence”

La maggior parte del libro segue le vicende drammatiche di Swofford, l’autore, durante l’attesa di scendere sul campo di battaglia prima della Guerra nel Golfo, tra passatempi, masturbazioni, noie, paure e punizioni. Il riferimento alla vicenda del film non è affatto casuale se si tiene conto che il soprannome Jarhead “testa di barattolo” è quello dato ai marines per il particolare taglio di capelli (ricordiamo che l’amico Dog sta per arruolarsi) ma fa eco a una delle battute finali che vengono rivolte a Dog dall’amico alludendo al fatto che non pensa con la propria testa ma esegue gli ordini che gli vengono impartiti, come un marines.

 

Ritmi inattesi, silenzi densi e dialoghi spiazzanti. Il deserto della provincia si riscatta nel valore dell’amicizia e nella capacità di ri-mettersi nel gioco della vita: Murales come chef e Dog come militare.

Oltre ai 2 Cesar citati il film ha ottenuto 7 candidature, 2 candidature e vinto un premio ai Lumiere Awards.

Distribuzione in italia

No.Mad Entertainment ha deciso di distribuire quest’opera in versione originale sottotitolata in italiano per mantenere la qualità della recitazione degli attori nella lingua di origine che costituisce un fattore espressivo determinate per cogliere la qualità del film

Brani musicali

La colonna sonora include i brani: Piano Sonata No. 17 in D minor Op. 31, No. 2 (The Tempest) composta da Ludwig van Beethoven ed eseguito da Evelina Pitti / Nocturne No. 6 in D flat major Op. 63 composto da Gabriel Fauré ed eseguito da Evelina Pitti.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

chien de la casse

  • Anno: 2023
  • Durata: 93
  • Distribuzione: No.Mad Entertainment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Jean-Baptiste Durand
  • Data di uscita: 23-May-2024