Uscita in dieci episodi a marzo 2023, Daisy Jones & The Six è tratta dall’omonimo bestseller di Taylor Jenkins Reid. La serie, creata da Scott Neustadter e Michael H. Weber, ha ricevuto prestigiosi premi e diverse candidature, tra cui tre nomination ai Golden Globes 2024 e quattro agli Emmy 2023.
Il racconto televisivo, tramite la tecnica del finto documentario, narra le gesta di una rockband famosa negli anni Settanta. Nonostante il formato dello spettacolo, Daisy Jones & The Six non è in realtà un gruppo esistito davvero. Tuttavia, le vicissitudini sono liberamente ispirate alla band statunitense Fleetwood Mac, sia a livello musicale che a livello narrativo.
Daisy Jones & The Six: la sinossi
Daisy Jones & The Six è una miniserie musicale drammatica che descrive, a livello finzionale e dettagliato, la creazione e la distruzione precipitosa di una famosa rockband.
Nel 1977 i Six (così vengono chiamati) sono in cima al mondo, sono uno dei gruppi di maggior successo. Guidato dal leader carismatico Billy Dunne, a cui poi si è aggiunta la vulcanica cantante Daisy Jones, il complesso passa dal nulla alla fama, in lunghi anni tortuosi.
Al centro ci sono le loro complicate relazioni, le dipendenze da alcool e droga, che causeranno non pochi problemi ad alcuni di loro. Poi, in modo inaspettato, il 12 luglio 1979, dopo uno spettacolo tutto esaurito al Soldier Field di Chicago, si sciolgono. Decenni dopo, i membri della band accettano di rivelare la personale verità.
Daisy Jones & The Six: dal libro alla serie
Ciò che ha portato i lettori nelle profondità del mondo del rock degli anni ’70, ha condotto visivamente gli spettatori all’interno della pseudo rock band, a Daisy e Billy Dunne, così come al successivo triangolo amoroso.
Reese Witherspoon si è appassionata all’opera di Reid, prima ancora che uscisse ufficialmente, fino a proporre anzitempo un suo adattamento televisivo. La popolarità dell’opera ha spinto così la stessa società di produzione dell’attrice, Hello Sunshine, ad acquistarne i diritti, producendo un racconto televisivo insieme ad Amazon Prime Video.
Questa serie utilizza un interessante espediente narrativo: il mockumentary. Per stile e taglio, sembra riprendere aspetti veri del gruppo, ma si tratta di eventi di fantasia.
Grazie a questi artifici, si scoprono le dinamiche che spesso esistono all’interno di una band. Le immagini di repertorio, create appositamente con le fittizie interviste e le ricostruzioni storiche. In questo modo il risultato è una costruzione verosimile degli eventi.
Daisy Jones & The Six: il cast
La band è formata da attori di successo accanto ad altri volti nuovi. Riley Keough (nipote di Elvis Presley in Mad Max: Fury Road) interpreta l’enigmatica Daisy Jones. L’attore inglese Sam Claflin (famoso per la saga di Hunger Games e per la romcomScrivimi ancora) presta il volto al leader Billy Dunne.
La modella e attrice britannica Suki Waterhouse impersona la mite tastierista Karen Sirko, mentre gli altri ragazzi della rock band sono nomi meno noti. Will Harrison è Graham Dunne, il chitarrista e fratello minore di Billy. Sebatian Chacon dà il volto al batterista Warren Rhodes ed infine Josh Whitehouse è il bassista Eddie Roundtree.
Timothy Olyphant (noto per la serie Deadwood) è il manager dei Six, mentre la modella e attrice in ascesa Camila Morrone (la vedremo prossimamente in Gonzo Girl di Patricia Arquette) presta il volto a Camila, la fidanzata fotografa di Billy.
Ogni attore canta o suona i propri strumenti nello show. Whitehouse ha dimestichezza con la chitarra da quando aveva undici anni, mentre Chacon suonava già la batteria da tempo. Waterhouse ha una certa esperienza nella musica (ha registrato un album e fatto tour), ma altri loro colleghi erano al punto di partenza.
Claflin ha imparato da zero a suonare la chitarra, oltre che a modulare la voce. Stesso discorso vale per Harrison con il basso.
Nonostante la vicinanza con la musica, Keough non aveva mai cantato davvero e ha dovuto fare un grande lavoro sulla sua intonazione, dato il ruolo principale.
La nipote di Elvis, per creare il suo personaggio, ha guardato a icone come Stevie Nicks o Linda Ronstadt. Daisy Jones è, difatti, una musicista dallo spirito libero, che non ha paura di andare contro l’industria musicale in difesa delle donne.
La protagonista Daisy Jones alias Riley Keough
La fondamentale componente musicale
Nonostante la band rappresentata sia fittizia, l’ispirazione è venuta alla scrittrice grazie ad un gruppo reale, i Fletwood Mac. L’idea alla base è nata grazie all’iconico album della band statunitense, Rumours del 1977, registrato all’indomani di scontri, rotture e riappacificazioni tra i suoi membri.
La stessa Reid ha confessato che l’ispirazione le è venuta dopo aver visto un loro live. Ad un concerto reunion, la chimica che c’era tra Stevie Nicks e Lindsey Buckingham, nonostante la storia conclusa, era ancora vibrante.
Ed in effetti Daisy Jones & The Six segue questo confine, dove la vita e la performance si mescolano fino a rendere i loro contorni sfocati.
Il cantautore e chitarrista Blake Miller è stato incaricato di dare vita alla discografia immaginaria di Reid, creando la colonna sonora della serie. Il musicista ha dovuto evocare il suono, creare delle personalità attraverso la musica. L’obiettivo era rappresentare armoniosamente gli anni Settanta, nel modo più vero possibile. Mills è stato affiancato, per la scrittura dell’album, da artisti del calibro di Marcus Mumford, Jackson Brown e Phoebe Bridgers.
Con l’uscita del progetto televisivo, il disco immaginario, Aurora, diventa realtà. Questo lavoro, in effetti, trasferisce su musica un sentimento nostalgico, senza tempo e con il pathos proprio delle band: quella di ispirazione e quella fittizia. E così sono nati brani come Regret Me, Aurora, Let Me Down Easy, Look At Us Now. Il mockumentary li ha resi famosi, oltre lo spettacolo televisivo stesso. L’album ha infatti riscosso parecchio successo nelle piattaforme streaming, da Amazon Music a Spotify, trasmesso anche nei normali canali radiofonici.
Daisy Jones e Billy Dunne sul palco
La rappresentazione degli anni ’70
Le città come New York e Los Angeles, gli abiti hippy, le citazioni ai locali storici, fanno sentire vividamente gli anni Settanta. Si tratta di un’epoca memorabile, dal fascino duraturo sulla cultura popolare, grazie alle sue molteplici forme creative. Dalla moda alla musica, alcune delle migliori composizioni sono state fatte proprio in quel periodo, nella scena di Sunset Boulevard a Los Angeles, la città di riferimento della serie.
Sono anni in cui le rock band catalizzano l’attenzione dell’industria discografica. Possono godere di privilegi, come dare sfogo ai vizi, come il famoso triangolo sesso, droga e rock and roll.
Sono anni in cui la libertà d’espressione è senza limiti, tutto riesce a concretizzarsi grazie alla forza liberatoria del rock. Tutto questo, in Daisy Jones & The Six, si riesce a sentire in modo chiaro.
Risulta interessante anche il colpo d’occhio su New York, grazie al personaggio di Simone Jackson (Nabiyah Be), la cantante amica di Daisy, con uno sguardo anche sulla Disco Music. Quella sottocultura degli anni ’70, che cercava la libertà nei club, lontana dai pregiudizi, dei riflettori propri del rock.
Sam Claflin alias Billy Dunne scende dall’aereo durante la tournée
I costumi e la scenografia iconici della serie
Degni di nota sono i costumi, che Denis Wingate ha accuratamente selezionato dai mercatini delle pulci. Per ogni interprete, c’è stata una scelta accurata, ispirata a icone degli anni Settanta, in accordo con lo showrunner Neustadter. Ci sono rimandi a Patti Smith (che presta anche una sua hit per la sigla, Dancing Barefoot), al personaggio di Waterhouse, a Bianca Jagger per la Camila di Morrone e a Bruce Sprinsgteen per Billy. Fondamentale è stato come riferimento generale, l’iconico Quasi Famosi (2000) di Cameron Crowe.
Anche la scenografa Jessica Kender ha fatto un lavoro minuzioso di ricostruzione dei luoghi. La California libera degli anni ’70, si respira nella scelta dei colori, nella messa in scena degli oggetti propri dell’epoca e nei locali interni.
La serie, pur avendo apportato modifiche ai personaggi e nelle dinamiche, rispetto al libro di riferimento, è stata un successo mondiale. Questo perché è riuscita a far vivere quelle atmosfere vibranti, che hanno segnato l’epoca hippie, con le sue liturgie rivoluzionarie. Ha fatto riscoprire ma, soprattutto, scoprire ad un pubblico anche molto giovane, la passione per un’epoca, mai veramente tramontata. Ha fatto centro con la critica, grazie a un casting perfettamente riuscito e a un lavoro profondo, in ogni comparto tecnico.
Sebastian Chacon, dopo l’enorme risconto positivo, si è lasciato sfuggire l’idea di un ipotetico tour con il cast originale. E chissà che a breve non vedremo davvero i Six in giro per il mondo.