Il tema che quest’anno il Linea d’Ombra Film Festival ha scelto di mettere al centro della sua ricca programmazione è il cambiamento e i fratelli D’Innocenzo ne sono stati paladini nel panorama conformista del cinema italiano. I loro tre film (La terra dell’abbastanza, Favolacce, America Latina), legati da un linguaggio visivo dalla forte cifra stilistica e una scrittura incisiva, riluttanti a essere incasellati nelle gabbie di genere, sono il frutto delle loro paure in cui si sono calati, per poi riuscirne con un ironia amara. Il loro rapporto con l’ironia è solo uno dei punti su cui si sono soffermati durante l’intervista con Boris Sollazzo.
I fratelli D’Innocenzo: supponenti con una ragione
Siamo registi perché l’abbiamo voluto più di ogni altra cosa al mondo
L’insoddisfazione è per i fratelli D’Innocenzo parte integrante della costruzione di una storia. I dubbi nel loro caso sono generanti. Il loro stare al confine tra ironia e tragedia si manifesta ad esempio nel lavoro magistrale svolto con gli attori. La trasformazione grottesca di Elio Germano in Favolacce, o quella più spaventosa in America Latina, il ruolo di Max Tortora di padre alla deriva in La terra dell’abbastanza e quello di voce narrante in Favolacce. La prova di Gabriel Montesi ancora in Favolacce, in un ruolo costruito sul set su misura intorno alla personalità dell’attore. Durante l’incontro i due fratelli hanno rivelato di aver sempre voluto lavorare con Luca Medici (Checco Zalone), che ha più volte rifiutato le loro proposte. Molto attesa è la prova di Filippo Timi in Dostoevskij, che, come da loro dichiarato, segnerà in parte un ritorno alle atmosfere di La terra dell’abbastanza.
Le loro tre opere coraggiose e di ricerca
America Latina
Ripercorrendo la loro produzione da La terra dell’abbastanza alla loro prima serie tv Dostoevskij, è emersa l’evoluzione del loro modus operandi da un’inconsapevolezza iniziale che ha portato con se rischi e libertà totale di espressione a una maggiore maturità produttiva. Il film che li ha messi più alla prova è stato America Latina su cui i D’Innocenzo hanno sviluppato sentimenti contrastanti. È il loro film più sofferto, che ha diviso critica e pubblico. Un film che avevano pensato di girare muto, solo fatto da immagini. Damiano ricorda di averci lavorato in modo ostile e nebuloso. Proprio perché il più complesso è anche quello che Fabio difende di più. Nonostante sia stato un film divisivo diversi sono gli elogi al film arrivati da grandi nomi del cinema italiano. Vorrei avere il tempo per scrivere un libro su America Latina, questo il messaggio arrivato ai fratelli D’Innocenzo da Gianni Amelio.
Il film spartiacque è stato Favolacce. Un film pensato a diciotto anni, che hanno definito un Frankenstein, dove la morte che coinvolge un gruppo di bambini è proposta come rivoluzione al tetro della vita. Un film che come ha dichiarato Daniele Lucchetti, ha cambiato l’immaginario cinematografico sulle storie di periferia, scongiurando quel realismo stantio delle produzioni precedenti.
Gli incontri e i loro punti di riferimento
Quattro sono i progetti firmati come sceneggiatori dai fratelli D’Innocenzo. Mentre con Dogman Matteo Garrone è riuscito a elevare per immagini una sceneggiatura ritenuta da loro stessi non all’altezza, con La ragazza ha volato, Wilma Labate ha mancato il bersaglio. Trash Secco (Bassifondi) e Stefano Cipriani (Educazione Fisica) sono da loro considerati due amici, entrati rispettosamente nei loro sogni e incubi. Durante il Sundance Film Festival i due registi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con Paul Thomas Anderson. Il grande regista americano scelse un loro copione su un progetto western da poter seguire insieme.
Prima di essere autori Fabio e Damiano D’Innocenzo sono due attenti lettori e spettatori. Hanno parlato del potere salvifico del cinema e di come un bel film può cambiarti la giornata. I loro punti di riferimento sono i libri, poi vengono i film. Tra le letture hanno citato La dinastia dei paperi (Don Rosa), Il giardino di cemento (Ian McEwan), i romanzi di Camus e Celine. Tra i film, il preferito dal padre Taxi Driver, I ragazzi della cinquantunesima strada, Perfect Blu, La vita di Adele, Il posto.
Il messaggio più importante lanciato dai fratelli D’Innocenzo nel corso del loro ricco intervento, preso in prestito dal pensiero di Aronofsky è quello di combattere per le storie che uno si sente dentro, restare in apnea fino a quando non si raggiunge la loro più completa realizzazione.