Presentato in concorso durante la ventinovesima edizione del Linea d’Ombra Festival nella sezione CortoEuropa, Blueberry Summer è il secondo cortometraggio scritto e diretto da Masha Kondakova. Una produzione ucraino-francese, la cui trama racconta le vicessitudini di un popolo, quello ucraino, attraverso la storia di due ragazzi la cui “quotidianità” viene scardinata e messa a nudo dalla figura onnipresente e aleatoria della guerra.
Uno sguardo alla storia: Blueberry Summer
Kiev, 2023. Quest’estate, Ksyusha (Uliana Zolkina) deve trascorrerla raccogliendo mirtilli nella foresta con la madre e la sorella così da poterli vendere e guadagnarsi da vivere. Ma è distratta, in attesa del suo amante Misha (Edouard Polyalov), il quale si palesa nascondendosi però dal resto della famiglia.
Mentre flirtano, i due ragazzi si addentrano sempre di più nella foresta, ignari del pericolo. Quando un anziano cacciatore rivendica ingiustamente e con la forza il possesso del terreno e dei mirtilli, Ksyusha si allontana dal ragazzo contestandone l’atteggiamente passivo. Mentre raggiunge la madre, però, la ragazza si perde, rendendosi conto di essere capitata all’interno di un campo minato.
“Dì a mia madre che volevo solo trovare dei mirtilli.”

Uliana Zolkina in una scena di Blueberry Summer (2024).
Masha Kondakova: attrice e autrice impegnata
Nata nel 1989 a Kiev, ma naturalizzata francese, Masha Kondakova cresce in una famiglia di scienziati russi. La sua infanzia è segnata dalla caduta dell’Unione Sovietica, che ha avuto conseguenze drastiche per il Paese e per la sua famiglia. La sua passione per il cinema nasce sin da adolescente, quando frequenta corsi di teatro con ottimi risultati, specializzandosi anche nella recitazione cinematografica e nella regia. Nel 2012 consegue un master in sceneggiatura, produzione e regia presso la Sorbonne Paris 1.
Nel 2014 dirige il suo primo cortometraggio, Lystopad – The Fallen Leaves, che viene selezionato per numerosi festival internazionali, aggiudicandosi un totale di 14 premi. Quando iniziano i combattimenti nell’Ucraina orientale, Masha decide di partire e girare il film Inner Wars (2020). In prima linea, trascorre tre anni seguendo il destino di tre donne soldato, distrutte dalla guerra. Il film viene distribuito in dieci Paesi attraverso diverse emittenti nazionali, tra cui Francia (ARTE), Germania (ZDF) e Polonia (Canal+).
Oggi partecipa a numerosi programmi televisivi per incoraggiare le donazioni al suo Paese natale. Nel 2022 scrive il suo primo lungometraggio, Warrior, durante le residenze So Film de Genre e Torino Script Lab. Masha è anche un’attrice di film e serie. Il suo ultimo film, One Fine Morning di Mia Hansen-Løve, è stato selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes nel 2022.
“Da bambina, ho sentito che il posto di una donna è dietro a un uomo. L’ho scelto molto tempo fa: il mio è dietro una macchina fotografica. L’informazione e la trasmissione sono armi potenti.”

Uliana Zolkina e Edouard Polyalov in una scena di Blueberry Summer (2024).
I mirtilli e la foresta nella cultura mitologica norrena
La ricerca e la raccolta dei mirtilli è il fulcro centrale attorno al quale ruota l’intera vicenda. In molte culture, quest’ultimi sono associati a vari miti e credenze. Nella mitologia norrena, i mirtilli erano visti come “lacrime della dea Freyja”. Freyja era la dea dell’amore e della bellezza e le bacche erano considerate un simbolo delle sue lacrime di gioia e tristezza.
La regista associa la figura dei mirtilli ad un richiamo di purezza e libertà, accostandone la raccolta quasi ad un rituale sacro, al punto da essere una tradizione che le famiglie impongono e sono costrette a rispettare. Masha Kondakova utilizza i mirtilli come veicolo di caratterizzazione dei personaggi, sfruttando a pieno il potenziale dell’elemento scenico.
Altro fattore importante è proprio l’ambientazione, in questo caso la foresta, raffigurata attraverso sprazzi di luce che si insidiano tra le fronde degli alberi. Sempre nella mitologia nordica, il bosco rappresenta il posto sicuro, l’ultimo balurdo, l’unico posto al riparo dal male eterno. La regista opta per eliminare ogni coordinata spaziale attraverso l’uso di lenti con una limitata lunghezza focale, disorientando lo spettatore allo stesso modo dei personaggi.

Uliana Zolkina in una scena di Blueberry Summer (2024).
Le conseguenze della guerra attraverso gli sguardi dei protagonisti di Blueberry Summer
Blueberry Summer presenta il dramma della vita quotidiana. Seguendo le orme del neorealismo italiano (De Sica, Rossellini, Visconti) la regista opta per una narrazione che segua il “qui ed ora”, attraverso una messa in scena in cui tempo filmico e reale coincidono. Un cinema di pedinamento, dove i personaggi vengono seguiti fino allo stremo, in ogni passo e in ogni gesto, attraverso anche un aspect ratio di 4/3 che restringe il nostro campo visivo quasi fino ad incorniciare il solo volto degli attori.
A causa della guerra di aggressione della Russia, tematica molto cara alla regista, il territorio ucraino si ritrova ad essere altamente contaminato da mine e ordigni inesplosi che rappresentano una minaccia tanto per gli esseri umani quanto per gli animali selvatici. Potenzialmente, si tratta del Paese più contaminato dalle mine in tutto il mondo dalla fine della seconda guerra mondiale. Per l’Ucraina, i terreni agricoli minati rimangono un problema significativo.
“E’ un carro armato russo, modello Tiger. Mio padre ne ha avuto uno come trofeo insieme al suo battaglione”.
Masha Kondakova opta per raccontare queste dinamiche attraverso un rapporto indiretto, preferendo concentrarsi sull’effetto piuttosto che sulla causa. La guerra diviene lo spettro delle persone che l’hanno vissuta e la vivono ogni giorno. Il carro armato russo e le mine antiuomo sono residui di antichi bastimenti, i cui strascichi sono visibili negli sguardi dei personaggi, come quello del cacciatore, succubi della paura e di una politica aggressiva.
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