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“Comandante” apre l’80ª Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica

La sera del 30 agosto verrà proiettato il nuovo film di Edoardo de Angelis con protagonista Pierfrancesco Favino

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Comandante

Il nuovo film di Edoardo De Angelis con protagonista  Pierfrancesco Favinonel ruolo del Comandante Salvatore Todaro, leggendario eroe dei mari, sarà presentato come film d’apertura in concorso alla 80ª Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia (dal 30 agosto al 9 settembre 2023).

Comandante

“Aprire l’80ª  edizione della Mostra del Cinema è per noi un grande onore per il quale ringraziamo il direttore Barbera – dichiara Edoardo De Angelis – è un film che parla di forza e Salvatore Todaro ne incarna la sua forma sublime: combattere il nemico senza dimenticare mai la sua natura di essere umano. Pronto a sconfiggerlo ma anche a prestargli soccorso per salvarne la vita come prescritto dalla legge del mare. Perché così si è sempre fatto e sempre si farà”.

Nel cast del film anche Massimiliano Rossi,  Johan Heldenbergh e con Silvia D’Amico.
La sceneggiatura è scritta da Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis dalla quale è tratto l’omonimo romanzo edito da Bompiani. Le musiche del film sono composte da Robert Del Naja.

Comandante è una produzione Indigo Film e O’Groove con Rai CinemaTramp LTDVGroove, Wise Pictures ed è prodotto da Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano,  Attilio De RazzaEdoardo De Angelis, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri. In associazione con Mariagiovanna De Angelis Antonio Miyakawa e in associazione con Beside Production, in collaborazione con Marina Militare, Cinecittà. 
Il film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution.

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Foto di Enrico De Luigi

Sinossi

All’inizio della Seconda guerra mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina alla sua maniera: prua rinforzata in acciaio per improbabili speronamenti, colpi di cannone sparati in emersione per affrontare faccia a faccia il nemico e un equipaggio armato di pugnale per impossibili corpo a corpo.
Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente. Si tratta del Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano.
Scoppia una breve ma violenta battaglia nella quale Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.
Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda:

“Perché noi siamo italiani”.

Salvatore Todaro

Nato a Messina nel 1908 da famiglia di origine agrigentina, Salvatore Todaro cresce a Sottomarina di Chioggia, dove sviluppa la sua passione per il mare. Si trasferisce a Livorno nel 1923, a quindici anni, per frequentare l’Accademia Navale. Al termine del corso di studi, nel 1927, diventa Guardiamarina. Negli anni successivi diviene ufficiale della Regia Marina e fa esperienza sulle unità navali di superficie e anche su mezzi di supporto della Regia Aeronautica. È durante un’esercitazione a bordo di un idrovolante che nel 1933 un incidente gli procura la lesione della colonna vertebrale. La lesione potrebbe valergli congedo illimitato e pensione d’invalidità, ma Todaro decide di proseguire l’attività al servizio della Marina con l’ausilio di un busto metallico che gli procurerà dolori e disagi per il resto della vita.

Nel 1936 è il suo primo imbarco su un sommergibile, il “Marcantonio Colonna”, come secondo ufficiale.
Il suo primo comando è del 1937. Raggiunto il grado di Capitano di Corvetta, all’inizio della Seconda guerra mondiale ottiene il comando del nuovissimo sommergibile “Cappellini”, a bordo del quale parteciperà alla Battaglia dell’Atlantico insieme agli U-boot tedeschi. In due successive missioni, nell’ottobre del 1940 e nel gennaio del 1941, affonda due mercantili armati di supporto alle forze alleate. Dopo il loro affondamento trae in salvo i marinai superstiti per sbarcarli in porti neutrali, ottemperando alla legge del mare. Per questo viene redarguito dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, Karl Dönitz, che lo apostrofa con l’epiteto di “Don Chisciotte dei mari”. La replica di Todaro è secca: “Sono un italiano, ho duemila anni di civiltà sulle spalle, e queste cose continuerò a farle”. (A Norimberga Karl Dönitz, riconosciuto estraneo agli obbrobri dell’olocausto, verrà condannato a dieci anni di reclusione per “crimini contro le leggi di guerra”. L’accusa è di avere dato ordine, dopo l’affondamento del mercantile armato britannico Laconia, di non soccorrere i sopravvissuti).

Comandante

Foto di Enrico De Luigi

Gli ultimi anni di servizio e la morte

Nel novembre 1941 Todaro passa al servizio della X Flottiglia MAS. Prende parte al blocco del porto di Sebastopoli nel Mar Nero contro le forze della marina sovietica. Da notare, per non incorrere in equivoci calunniosi, che al tempo del suo passaggio per questo reparto d’assalto, la X Mas non è ancora diventata la vergogna e il disonore delle forze armate. Avverrà solo dopo l’8 settembre 1943, quando il suo fondatore Junio Valerio Borghese la rende al servizio dei nazisti e della Gestapo, responsabile di rastrellamenti e di torture nei confronti di ebrei italiani e di partigiani. Orrori dei quali Todaro non è nemmeno venuto a conoscenza. Nel dicembre del 1942, infatti, lascia la X MAS e torna in Mediterraneo al comando del peschereccio armato Cefalo. Trova la morte all’età di 34 anni dopo un attacco al porto tunisino di Bona, raggiunto nel sonno da una raffica di mitraglia sparata da uno Spitfire inglese.

Nella memoria comune

Di personalità poliedrica e anticonformista, Todaro era monarchico convinto e cattolico osservante. Aveva anche approfondito pratiche eterodosse ed esoteriche come lo yoga, l’occultismo e lo spiritismo, delle quali si serviva durante le missioni. È stato soprannominato “Mago Baku” dal suo equipaggio sul Cappellini a causa delle intuizioni improvvise con cui è riuscito più volte a salvare l’imbarcazione dall’affondamento.
Sposato nel 1933 con Rina Anichini, ha avuto due figli: Gian Luigi (1939-1992) e Graziella Marina (1943), nata pochi mesi dopo la sua morte.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto una Medaglia d’Oro, tre Medaglie d’Argento e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare.
In sua memoria la Marina Militare ha assegnato il suo nome alla Corvetta Anti Sommergibili “Salvatore Todaro” appartenente alla classe “De Cristofaro” in servizio tra il 1966 e il 1994. In seguito anche al sommergibile U212A “Salvatore Todaro”, primogenito della nuova omonima Classe, varato nel 2003 e tuttora in servizio.
A lui sono intestate una piazza e una scuola primaria di Chioggia, la città nella quale è cresciuto.
Nel 2023 la Fondazione Gariwo lo ha inserito nell’Enciclopedia dei Giusti dell’Umanità e un olivo sarà piantato in suo onore nel Giardino dei Giusti di Civitavecchia.
Note biografiche a cura di Sandro Veronesi ed Edoardo De Angelis

Clip dal film

https://www.youtube.com/watch?v=CorZQySyufQ