In questi giorni caotici per gli addetti ai lavori e gli amanti della settima arte, il ritorno della Mostra del cinema di Venezia con la sua 82esima edizione, come sempre, coincide con le migliori anteprime dei migliori film che vedremo durante l’anno, film d’autore di ogni tipo presentati con star mondiali del calibro di Emma Stone e Julia Roberts. Tra questi titoli spicca, senza dubbio, il ritorno del maestro Guillermo del Toro con la rivisitazione del Frankenstein di Mary Shelley, prodotto da Netflix e interpretato dal nuovo corso del cinema contemporaneo: Jacob Elordi e Mia Goth. E proprio l’attrice inglese merita un approfondimento a parte.
Lei con i suoi mancati sorrisi, il suo anti-divismo che le permette, consapevolmente o inconsapevolmente, di non capire le domande, il suo sentirsi continuamente fuori posto, ci impressiona e sorprende al punto tale da farci percepire la sua totale vicinanza tra i personaggi che interpreta e la Mia Goth nella vita reale.
Se dovessimo attribuire una qualità in cui far riconoscere la nuova musa di del Toro, questa sarebbe indubbiamente “rinascita” con una dose massiccia di isteria.
L’inizio traumatico con Lars von Trier – Mia Goth
Non è facile esordire col primo film diretta da un regista che mette già paura solo a nominarlo. Lars von Trier, il genio della complessità, della provocazione pura e della violenza poetica. Il primo ruolo di Mia Goth è quindi nel controverso Nymphomaniac, opera che esplora la vita sessuale di Joe (Charlotte Gainsbourg e Stacy Martin) e che vede la Goth come proiezione per la protagonista, una visione sessuale del suo “io” giovanile. Il personaggio di P. è un miscuglio di tenerezza, dominio e possesso che indaga la seduzione e il piacere sessuale.

Considerando la sua giovane età ( qui Mia Goth aveva appena 19 anni), nelle solide e perverse mani di von Trier, l’attrice inglese inizia già a conformarsi come ipotetico astro nascente del circuito horror con un’interpretazione incredibilmente matura e sfumata , nelle corde ben armonizzate dal cineasta danese. Seppur marginale in termini di minutaggio, la Goth mostra vari volti nel suo esordio; è ingenua e curiosa, ambiziosa nella propria voyeuristica aspirazione sessuale, ambigua moralmente, creando un cortocircuito manipolatorio nei confronti dell’alterego della Gainsbourg. La sua performance è un’inaspettata tensione tra innocenza ed esplorazione erotica.
La ballerina-eroina nel Suspiria di Guadagnino – Mia Goth
Quando Mia Goth gira il Suspiria di Luca Guadagnino, è già dentro il circuito autoriale del cinema horror, anche se più europeo, prestando il suo volto per nomi come Fingleton e Verbinski. Nel remake di Dario Argento, prodotto da Amazon, la Goth è una delle ballerine della compagnia di danza tedesca attorno al quale ruota il mondo della stregoneria. Già qui si evince una caratteristica dell’attrice britannica, iniziare con un ruolo laterale che man mano diventa centrale per la sua attitudine innata di replicare il prototipo vontrieriano tra dolcezza e determinazione.

La sua interpretazione, come poi dimostrerà nelle successive opere, concetra una certa tendenza di Mia Goth a cambiare gli eventi, formarli su di lei, uscendo vincitrice da situazioni instabili e incerte. A differenza del personaggio di Dakota Johnson, inglobata nel mondo della stregoneria, la Goth ricerca e scopre una verità nascosta, anche se questo suo sviluppo eroico la porterà a mettere in discussione la propria tenuta mentale. E mentre le sue altre co-stars come Tilda Swinton hanno un approccio teatralizzato o eccentrico, Mia Goth ha sempre un atteggiamento reale nella recitazione, quasi poetica nella sua umanità silenziosa, comunicando un conflitto interiore senza farsi dominare dal mondo irrazionale di Guadagnino/Argento.
L’eroina porno nella trilogia di Ti West – Mia Goth
X: A Sexy Horror Stroy, Pearl, e MaXXXine. Tre titoli, la trilogia di Ti West, e la vera svolta/consacrazione di Mia Goth. Un’origin story, un prequel e un sequel che inquadrano l’attrice britannica come nuovo volto del cinema horror americano. In questa saga/franchise la Goth interpreta l’ascesa nel mondo hollywoodiano attraverso il porno e il concetto di bellezza.
L’apparenza per l’estetica esteriore è al centro dei tre lavori di West; uno più da b movie con espliciti riferimenti a Non aprite quella porta di Tobe Hopper, il prequel-omaggio alla technicolor della seconda fase del cinema americano, e il sequel conclusivo con un evidente stile retrò anni ’80. Nella trilogia di West, Mia Goth interpreta contemporaneamente il doppio, l’opposto e la nemesi di Pearl, la vecchietta/omicida del primo film dentro la metafora estetica del regista americano sul mondo dello spettacolo.

La Goth mostra attorialmente diverse parti di se stessa.
Un empowerment femminile con cui Maxine usa la sua bellezza e il suo incredibile erotismo per uscire dalla dinamica slasher del film. Interpreta poi la sua nemesi come documento storiografico sulla censura cinematografica di quei tempi, rappresentando nel contempo la violenza e il sadismo di un sogno distrutto attirandosi notevoli elogi da parte di Martin Scorsese. E pur nella carenza di approfondimento riguardo al suo personaggio, il sequel vive di rinascita, di vera emancipazione dall’ambiente pornografico verso quello hollywoodiano, mettendo bene in luce la bravura della Goth, la quale si identifica come una sorta di scream queen moderna in uno sfondo noir che accentua la forza interiore e il carisma spiccato della protagonista.
La femme fatale nel film di Cronenberg
Nel mezzo partecipa ad un altro horror indipendente diretta dal figlio di Cronenberg, Brandon. In Infinity Pool c’è ancora un elemento di trasformismo nella giovane attrice, quasi al pari di ciò che mostra nel cult di von Trier. Le sue urla isteriche, i suoi cambi improvvisi nella narrazione, attribuiscono instabilità ed imprevedibilità al body horror ; una performance volutamente esagerata e sopra le righe , riuscendo ad essere seduttiva e repellente, brutale e affascinante.

L’attitudine per il binomio del doppio e dell’opposto lo si vedrà anche nel Frankenstein di Guillermo del Toro, dove la musa di West interpreta sia la madre del dottore e sia la sua amata Elizabeth.
Mia Goth, quindi, è a tutt’oggi uno dei talenti più brillanti e disturbanti del cinema hollywoodiano, riuscendo, grazie al suo sguardo enigmatico e trasversale, ad unire poetica del tragico e violenza dell’orrore. Incarnando personaggi sempre più tormentati e imprevedibili.