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Trine Dyrholm: intervista all’attrice danese protagonista de ‘La comune’

Alla XXVII edizione dell'Umbria Film Festival l'attrice ha ricevuto le chiavi della città di Montone

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È stata Trine Dyrholm, l’attrice danese protagonista de La Comune di Thomas Vinterberg, a ricevere le chiavi della città di Montone in occasione dell’Umbria Film Festival 2023. L’attrice è stata insignita del riconoscimento con una particolare cerimonia alla presenza delle autorità cittadine e di un numeroso pubblico. Trine Dyrholm è la quinta personalità danese a ricevere le chiavi della città di Montone. Prima di lei anche il regista Thomas Vinterberg.

Dopo la cerimonia è stato proiettato il film La Comuneche è valso all’attrice l’orso d’argento come miglior attrice al Festival di Berlino nel 2016.

Per l’occasione abbiamo fatto alcune domande a Trine Dyrholm, sulla sua carriera e sul film.

Trine Dyrholm e il rapporto con Vinterberg

Partiamo con La comune che è il tuo terzo film con la direzione di Thomas Vinterberg. Com’è (stato) lavorare con lui?

Prima di tutto Thomas è un regista di talento e poi è molto carino. Ci siamo divertiti molto. Abbiamo fatto un film insieme (De største helte, ndr), poi Festen che lo ha cominciato ad affermare ed eravamo molto giovani. Era tutto nuovo per noi. E poi dopo poco meno di 20 anni abbiamo fatto La comune. Tutti avevamo esperienze diverse ed eravamo cresciuti, ma ci ritrovammo a lavorare di nuovo insieme. Ed era interessante iniziare ad avere nuove discussioni e interpretare nuovi personaggi, anche se io ero sempre in coppia con lo stesso attore del precedente film. Ma ne La comune siamo una coppia cresciuta con sfide diverse. E infatti è stata un’enorme sfida e ci siamo divertiti molto. Abbiamo girato in uno studio in Svezia.

trine dyrholm

Visto che hai citato Festen volevo chiederti qualcosa riguardo Dogma 95. Com’è stato seguire le rigide regole di questo movimento cinematografico?

Si tratta di regole che sono state fatte per volere di Thomas Vinterberg e Lars Von Trier, ma è quest’ultimo che è stato più schiavo di queste tecniche. Voleva sentirsi libero e quindi ha trovato Thomas e altri con i quali ha sviluppato queste regole per liberare sé stesso.

Quando abbiamo fatto Festen dovevamo usare il suono in presa diretta della scena e quindi dovevamo recitare sempre perché non sapevamo quando sarebbe stato il momento giusto o quando ci sarebbe stato un determinato suono. Era quasi come il teatro per certi versi.

Il film è stato girato con una telecamera diversa ed è stata un’esperienza speciale e diversa dagli altri film. E poi le regole più strettamente legate allo stile, come la libertà di recitazione, sono state spostate in altri film inevitabilmente.

La preparazione per La Comune

Spesso attori e attrici affermano che il teatro aiuta per addentrarsi nel mondo del cinema. In questo caso, quindi, ti sono servite anche queste regole.

Penso che oltre al teatro ci sia stato un grande regista. Con queste esperienze devi provare cose fisiche diverse.

Comunque sono contenta di aver fatto tanto teatro da giovane perché penso mi abbia aiutata. Eravamo parte di questo gruppo e improvvisavamo. Eravamo responsabili tutti della buona riuscita.

Come hai lavorato per creare il personaggio di Anna nel film La Comune?

Diciamo che si tratta di un periodo particolare della vita (il ’68). Accade di tutto e tutti vogliono cambiare la struttura della famiglia e vivere liberamente. C’è sempre una storia dietro e ne ho parlato con regista e sceneggiatori prima di immergermi nel personaggio. Mi piace lavorare così, in collaborazione.

Poi ho pensato che soprattutto le donne che vivevano in queste comuni volevano maggiore libertà sessuale e trovare un modo per essere più libere. Non erano autorizzate a dire che volevano il proprio marito per sé o che erano gelose: è stato complicato, ma interessante. Come sempre quando vuoi cambiare le cose.

Anna è quella che invita la nuova donna a vivere nella comune e poi deve convivere con questa scelta. Si sente in imbarazzo, ma non può farlo presente perché il suo modo ideale di vivere è abbracciare tutti, ma non è come aveva pensato. Mi piace questo tipo di complessità.

Il tema della famiglia

Infatti, anche in base a quello che mi hai detto, il tuo personaggio è, in qualche modo, il focus del film, il tema principale. Perché è vero che tuo marito cambia le carte in tavola portando la nuova fiamma, ma è il tuo personaggio che accende la scintilla e che poi dà vita a una serie di dinamiche. Non a caso sei anche stata premiata per la tua complessa interpretazione.

Il mio personaggio è a capo della storia; è quella che dice “questa è una buona idea” e poi ci ripensa. Si tratta di un viaggio interessante.

In molte scene ci sono questi tuoi primi piani nei quali riesci a mostrare tutte le emozioni senza filtri. Questo a dimostrazione che Anna è una donna reale.

Questo è quello che cerco di fare sempre; a volte è più semplice, altre meno. Ho avuto una bella collaborazione con Thomas che mi ha lasciata libera. Anche perché era interessante vedere cosa sarebbe successo. Doveva essere un viaggio vero con questa donna.

Lui mi ha dato libertà e ha filmato qualsiasi cosa succedesse ed è una grande fiducia. Mi conosce bene e sa che recitare significa saltare e non sapere dove si atterra.

È come se recitare fosse un “vediamo cosa succede” e il pubblico vede effettivamente cosa succede. Se ci sono troppe regole non succede quello che deve succedere.

La famiglia è uno dei temi principali di Vinterberg. Anche ne La Comune.

Lui viveva in una comune e anche io quando ero giovane. Per fare il mio primo film mi sono dovuta spostare e ho avuto una mia esperienza personale che in qualche modo ho riportato in questo film e nel mio personaggio.

Quindi quella rappresentata ne La Comune e quella che cerca di rappresentare spesso Vinterberg è una famiglia reale, autentica, seppur con alcuni necessari accorgimenti cinematografici?

Sì, Thomas tiene alla famiglia come tema, come struttura. E La Comune è anche un modo per mostrare come le persone discutono. Infatti è anche una divertente parafrasi della politica e non solo.

Trine Dyrholm e il cinema italiano

Non posso non chiederti del film italiano al quale hai preso parte. Hai lavorato con Susanna Nicchiarelli in Nico, 1988. Com’è stato lavorare con una regista italiana? Il personaggio di Anna ti ha aiutato a creare quello di Christa? Le trovo, per certi aspetti, molto simili. Sono entrambe insoddisfatte.

Penso che la somiglianza sia anche il mio modo di lavorare con il personaggio perché mi piace trovare crepe nei personaggi, guardarci dentro e lavorarci.

Nico penso che sia uno dei film di cui sono più orgogliosa perché lo sono del personaggio che abbiamo creato insieme con Susanna.

Non è un personaggio semplice, perché non si fa amare, ma abbiamo trovato un modo per mostrare le debolezze e ho amato lavorare con Susanna. Siamo diventate amiche e ci sentiamo ancora. Spero di lavorare ancora con lei. Abbiamo girato in Belgio e in Germania ed è stato tutto meraviglioso. Sono grata di averla incontrata perché molte cose sono successe dopo questo incontro.

Allora a maggior ragione dovrete lavorare di nuovo insieme.

Speriamo. Dopo Nico, ha fatto Miss Marx, ma lì la protagonista doveva essere di lingua inglese e giovane. Poi Chiara, girato qui in Umbria, e non potevo farne parte. Ma sono sicura che troveremo qualcosa.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

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