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‘Silo’. Recensione della serie su Apple TV+

La serie ispirata ai romanzi di Hugh Howley è una produzione pregevole dagli echi politici e filosofici

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Silo è una serie TV americana di genere sci-fi distopico creata per Apple TV+ da Graham Yost. Lo sceneggiatore ha già vinto un Emmy per From the Earth to the Moon and The Pacific e un Golden Globe per Band of Brothers. Lo show è diretto da Morten Tyldum, candidato all’Oscar per The imitation game, David Semel, che annovera tra i suoi lavori più celebri Dawson’s Creek, 7th Heaven, Beverly Hills e American Horror Story, e Bert e Bertie, colletivo noto per Troop Zero.

Silo& la nuova serie dramedy di Apple Tv +

La serie targata Apple si basa sulla trilogia di romanzi distopici di Hugh Howeybestseller del New York Times. Il Silo è il luogo oscuro ma rassicurante in cui vivono le ultime 10000 persone rimaste sulla Terra. Lasciarlo è la strada più sicura verso la morte. Eppure il sospetto che non sia tutto vero serpeggia nella comunità, dando origine ad una catena di eventi finalizzata a scoprire cosa si cela dentro e fuori dal Silo.

Il cast stellare è guidato da Rebecca Ferguson (Dune, Mission: Impossible), che ricorre come produttrice esecutiva, ma comprende anche Common (The Chi), la candidata agli Emmy Harriet Walter (Succession), Chinaza Uche (Dickinson), Avi Nash (The Walking Dead), il vincitore del Critics Choice Award e del NAACP David Oyelowo (Selma), la candidata agli Emmy Rashida Jones (The Office, Parks and Recreation) e il premio Oscar Tim Robbins (Mystic River)

La produzione fa sapere che è in corso la direzione di una seconda stagione. La prima è disponibile su Apple TV+ dal 5 maggio 2023 con un episodio a settimana ogni venerdì.

Silo, la trama

Lo sceriffo Holston Becker (David Oyelowo) e sua moglie Allison (Rashida Jones) vivono nel Silo. Quando ottengono il via libera per provare ad avere un figlio, ad Allison viene rimosso il chip di controllo delle nascite e parte il countdown di un anno per concepire. Si tratta del terzo e ultimo tentativo. I mesi passano ed Allison comincia a sospettare che l’infertilità di cui soffre la coppia non sia reale. Inizia dunque a indagare sulle possibili bugie della città di Silo.

L’ambientazione è presto svelata: Silo funziona in maniera autonoma, servendosi di apparati informatici del passato ed elementi tipici dei rifugi post-apocalittici. Gli abitanti di Silo non sanno chi e cosa hanno causato la costruzione del luogo protetto e come è avvenuta la catastrofe che lo ha generato. Sono però a conoscenza del fatto che chiunque richieda di uscire non possa mai più tornare indietro. “Se riduci il patto a una regola, non dire che vuoi uscire, o uscirai”.

David Oyelowo, Geraldine James e Will Patton in “Silo” su Apple TV+.

Chi sceglie di abbandonare il Silo è dotato di una tuta protettiva per affrontare i pericoli esterni. Si dice che il suo scopo diventi quello di pulire le lenti della telecamera che mostra agli abitanti del Silo la desolazione che lo circonda. Un rituale o una forma di punizione en plein air volta a mostrare a chi rimane il rischio di quella scelta. Chi muore all’esterno rimane per sempre in quegli schermi, costantemente osservato dagli abitanti del Silo come una sorta di memento mori.

Quando subentrano nella narrazione altri importanti personaggi come Juliette Nichols (Rebecca Ferguson), Sims (Common) e Bernard (Tim Robbins), la verità è stata già messa in discussione. Quali sono le origini del Silo? La vita al di fuori del rifugio è realmente quella che appare dai vetri?

Silo, dall’opera letteraria alla serie

La trilogia di romanzi di Hugh Howey, Wool (2011), Shift (2013) e Dust (2013), nasce come racconto unico dal nome “Wool” che lo scrittore pubblica autonomamente nel 2011. La revisione ha richiesto poi di spacchettare la storia in tre volumi per una migliore fruizione.

Dalle parole di Howey:

Questa è la storia dell’umanità che lotta per la sopravvivenza, dell’umanità al limite. Il mondo esterno è diventato scortese, la sua visione è limitata, parlarne è proibito. Ma c’è sempre chi spera, chi sogna. Queste sono le persone pericolose, i residenti che contagiano gli altri con il loro ottimismo. La loro punizione è semplice. A loro viene data proprio la cosa che professano di volere: sono autorizzati a uscire.

Quando l’opera diventa un successo planetario, nel 2012 la 20th Century Fox acquista i diritti con l’idea di realizzare un adattamento cinematografico diretto da Ridley Scott. I fan attendono invano un annuncio che non arriva. Nel frattempo il genere spopola sulle piattaforme, raggiungendo la vetta con Game of Thrones. Ma potremmo passare in rassegna anche titoli del calibro di Westworld o Snowpiercer. Dopo il buco nell’acqua di Fondazione e For all Mankind, Apple TV+ cerca il suo diamante puntando tutto su Silo, e ci riesce. In una competizione piuttosto agguerrita, la serie sta brillantemente a galla perché recupera la premessa tipica dello sci-fi originale, ovvero far riflettere sul presente mediante una distopia che rischia di somigliare a un futuro possibile.

Continua Howey:

Mi ha ispirato la narrazione distopica di 1984, Il mondo nuovo e Fahrenheit 451. Mi piace che molte di queste storie creino un grande scenario, poi ci mettono al suo interno persone normali e vedono come si comporterebbero. Far vivere tutti sottoterra offre una meravigliosa opportunità di farlo perché i personaggi sono ancora più esasperati.

A parte alcuni elementi ambientali ed altri legati ai personaggi, la prima stagione risulta particolarmente fedele alla saga. E una settimana dopo il lancio, Silo diventa il programma in streaming più popolare con Ted Lasso sempre di Apple TV+ alle spalle.

Silo, i temi affrontati

Il genere fantascientifico è vivo e vegeto. Questo sembra urlare Silo. L’incredibile set costruito per la serie pare suggerire che la città di Silo è al contempo claustrofobica e come una fisarmonica. Si sviluppa dall’alto verso il basso a rappresentare simbolicamente una piramide sociale. Ai vertici c’è la borghesia, controllata a sua volta da un potere oscuro invisibile. In fondo si agitano, invece, meccanici e riciclatori che si occupano della sopravvivenza dei superstiti attraverso la pratica del fare. Juliette Nichols (Rebecca Ferguson) è infatti una meccanica esperta che riesce a toccare con mano i centri del potere pur desiderando di rimanere nelle viscere. È la curiosità, un misto di scetticismo e intelligenza, a spingerla oltre i limiti imposti dall’alto e le certezze acquisite nel Silo.

Proprio dove la cultura è stata abolita, la tecnica – personificata da Bernard (Tim Robbins) – regna sovrana, decidendo cosa far credere al popolo, mentre il capo della polizia Sim (Common) è responsabile di mantenere l’ordine. “Non credo che le persone abbiano bisogno di essere sorvegliate e controllate” dichiara Common a Wired,  “credo nella compassione e nella comprensione, e ritengo che sia necessario avere delle regole, ma il controllo è una dinamica che non penso sia giusta per gli esseri umani”. Che si tratti dei corpi delle donne o delle menti in generale, lo scenario rappresentato echeggia nel presente. Per non parlare della metafora religiosa, con il suo piano sequenza di un passato misterioso, un presente circoscritto e un futuro coincidente con un paesaggio immaginato oltre la morte. Le molteplici tematiche affrontate richiamano le teorie illuministe di filosofia politica in un ponte con fermata nell’oggi e nell’avvenire con tutte le sue possibilità.

 

Se un potere superiore spinge per annientare le specificità umane, come la determinazione, la voglia di conoscere e il pensiero libero, quel magma schiacciato farà pressione per emergere. Ferguson ha esattamente quel peso nel racconto, trascinando gli altri personaggi in un processo di decostruzione della realtà conosciuta fino a quel momento. La musica evocativa di Atli Örvarsson e l’atmosfera leggermente retro-futuristica fanno il resto.

Secondo Rebecca Ferguson,

Bisogna essere estremamente intelligenti per scrivere di fantascienza. Le menti di queste persone sono irreali, i mondi che creano per noi comuni mortali – per aiutarci a capire la realtà che ci circonda e la sua direzione – sono incredibili.

Forse è per questo che lo spettatore è inchiodato alla visione, quasi avviluppato in questa scrittura complessa, con la certezza di essere nella direzione giusta poiché guidato da un grande show. A patto che riesca a tollerare un’attesa fatta di labirinti esistenziali e consapevolezze perdute.

Sono stati visti quattro episodi per la recensione.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

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Silo

  • Anno: 2023
  • Durata: 1 stagione, 10 episodi
  • Distribuzione: Apple TV+
  • Genere: fantascienza, distopico, dramma
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Morten Tyldum, David Semele
  • Data di uscita: 05-May-2023