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Accoglienza calorosa per Gabriele Salvatores al Bifest. La Masterclass

Gabriele Salvatores al Bifest per presentare il nuovo film 'Il ritorno di Casanova', apre la prima Masterclass. Umiltà e sensibilità contraddistinguono il suo cinema e la sua persona.

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Gabriele Salvatores bifest

Gabriele Salvatores al Bifest, per presentare il nuovo film ‘Il ritorno di Casanova’, apre la prima di molte Masterclasses. Umiltà e sensibilità contraddistinguono il suo cinema, la sua persona.

Esordisce: “Nirvana più attuale che mai. Ma non parlatemi di intelligenza artificiale! Nella mia casa domotica ci ho messo due anni per capire come accendere le lampadine”

Un lungo applauso al termine della proiezione di “Nirvana”, dopo  a ventisei anni dall’uscita nelle sale, ancora più lungo e intenso all’ingresso al Teatro Petruzzelli, qualche minuto dopo, di Gabriele Salvatores, il primo protagonista delle Masterclass del Bif&st 2023.

La scelta di Felice Laudadio

Il geniale direttore del Bif&st, Felice Laudadio, da tempo aveva auspicato la presenza di Gabriele Salvatores alla kermesse barese, che ha dovuto più volte declinare per i suoi impegni concomitanti tra teatro e cinema. L’attesa è valsa la pena: teatro gremito di spettatori affettuosi, di tutte le età, tanti applausi. La ‘riscoperta’ di un film, uscito ben ventisei anni fa, Nirvana, che ha rivelato tutta la sua attualità. E Bari l’ha riaccolto.

«All’Università La Sapienza di Roma alcuni docenti hanno recentemente inaugurato una piattaforma sul metaverso a partire dai personaggi di ‘Nirvana’. Mi ha molto emozionato scoprire che il film abbia incuriosito e sia stato ripreso da persone che all’epoca dell’uscita del film non erano nemmeno nate!»

La genesi del film

Il regista Premio Oscar per “Mediterraneo” ha quindi raccontato come è nata l’idea del film. «Stavamo girando Turné e con Diego Abatantuono la sera, a fine riprese, ci rilassavamo con uno dei primi videogiochi rudimentali in cui si poteva giocare a calcio. Una sera Diego, dopo che avevamo spento la consolle, se ne uscì chiedendomi “ma secondo te, adesso che succede ai calciatori, vanno a casa, vanno al ristorante…?”, Questa sua frase mi fece riflettere insieme a quella che Kurt Cobain scrisse in un messaggio prima di morire “Non riesco a stare più in questo gioco”. Ecco, sono state queste due suggestioni alla base della realizzazione di Nirvana».

Sollecitato dalle domande del critico, moderatore e programmatore del festival, Enrico Magrelli, Gabriele Salvatores si è espresso anche sulla sua posizione sulle nuove tecnologie, alla luce di quanto prefigurava nel suo film: «Ho sentito parlare recentemente in televisione di un esperimento per cui sono stati dati, all’Intelligenza Artificiale, una serie di riferimenti molto precisi riguardanti la Gioconda. Dalla macchina, alla fine, ne è uscita una cosa abbastanza improponibile, il che ci dice come la macchina non abbia sentimenti, non abbia l’anima. E per fortuna, aggiungo!»

L’Elfo e gli esordi

Tornando indietro nel tempo, Gabriele Salvatores ha ripercorso i suoi inizi: «A poco più di vent’anni, a Milano, formai insieme ad alcuni amici il Teatro dell’Elfo, una piccola utopia che oggi è un teatro in centro con tre sale e una famiglia cui appartengo e che esiste ancora nonostante il passare delle stagioni. All’epoca, però, provavamo dove capitava, nelle cantine, nei centri sociali. I primi anni ‘70 erano anni incredibili, c’era musica travolgente, compagnie di teatro fantastiche, il nuovo cinema tedesco e quello brasiliano, una grande forza creativa, ovunque c’erano giovani che volevano cambiare il mondo. Alla fine degli anni ‘70, poi, ebbi una emorragia a seguito di una malattia per la quale un medico mi disse che mi erano rimasti 4 o 5 anni di vita. Non andò così, ovviamente, ma in quel momento decisi che avrei fatto solo quello che avevo sempre desiderato fare. Ovvero il cinema».

Le domande di Magrelli che entrano nell’anima dei suoi ospiti

Enrico Magrelli riesce sempre ad entrare con un’empatia unica sulle verità personali e lavorative dietro ai grandi protagonisti che intervista. E anche con Salvatores molte le rivelazioni. Come ad esempio un errore di diagnosi che lo ha salvato da una morte conclamata e che lo ha spinto a fare ciò che voleva davvero: il cinema

O stuzzicandolo sulla varietà dei suoi film, in quanto a generi e tematiche, il regista ha ammesso la sua tendenza a sparigliare.

Ammette però: «fil rouge che attraversa tutta la mia filmografia legata a personaggi che disubbidiscono alle leggi del branco, per citare Fabrizio De André».

L’Oscar e i superpoteri

«Dopo l’Oscar per Mediterraneo avrei potuto fare Oceano Indiano, Oceano Pacifico, Oceano Atlantico, gli americani mi proposero di fare una sorta di remake incentrato su un gruppo di soldati americani intrappolati in un’isola del Giappone, per dire. Io non so se quell’Oscar lo meritavo veramente, ma so che mi aveva conferito una specie di superpotere. E questo mi dava improvvisamente la possibilità di fare qualcosa che in Italia nessuno avrebbe potuto farti fare prima. Ed ecco quindi Nirvana. Dopodiché l’Oscar l’ho tenuto per qualche anno in casa, poi non lo volevo più attorno e l’ho tenuto a lungo in banca, anche se non ha alcun valore economico e infine ci ho fatto pace, è tornato in casa e con il suo peso oggi regge benissimo i libri della mia libreria!»

salvatores

Sempre nella serata, Gabriele Salvatores è tornato sul palco del Teatro Petruzzelli per ritirare il Federico Fellini Platinum Award del Bif&st 2023. dell’anteprima internazionale del suo ultimo film, “Il ritorno di Casanova” in uscita il 30 marzo nelle sale italiane.

«Sono particolarmente felice e onorato di inaugurare il Bif&st col mio ultimo film IL RITORNO DI CASANOVA proiettato al Teatro Petruzzelli di Bari. Per molte ragioni. Perché il Bif&st è un festival che si tiene in una regione del Sud (sono napoletano!) e in una splendida città che amo. Poi il Petruzzelli, dove ho recitato da giovane, è uno dei più bei teatri italiani. Inoltre molti degli attori del film, a cominciare da Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio ed Elio De Capitani vengono dal teatro e perché il povero, vecchio Casanova, che senz’altro era un attore, si merita una cornice così bella!

Ringrazio di cuore, quindi, tutti quelli che hanno voluto e permesso questo evento e non vedo l’ora di vedere il mio film in sala con un pubblico vero!» Gabriele Salvatores

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