CG Entertainment rende disponibile su supporto blu-ray Siccità, passato sugli schermi della settantanovesima Mostra d’arte cinematografica di Venezia prima di approdare nelle sale. Il dramedy tramite cui il livornese Paolo Virzì porta in scena una Roma post-apocalittica rappresentata soprattutto dall’immagine di un fiume Tevere disidratato. Un’inquietante immagine che, realisticamente ricreata tramite un’ottima CGI, farà di sicuro guadagnare un David di Donatello per gli effetti speciali al lungometraggio.
Del resto, è una capitale italiana dove non piove da tre anni quella in cui immerge l’intreccio di personaggi tirati in ballo.
Personaggi a cominciare dal Gabriel Montesi che, sposato con Sara Serraiocco, fa da bodyguard ad Emanuela Fanelli. Per arrivare all’idrologo Diego Ribon che viene ospitato nella lussuosa casa di una super diva Monica Bellucci. Passando per un Silvio Orlando detenuto che si ritrova accidentalmente fuori dal carcere a causa di uno scherzo del destino. Una Elena Lietti trascurata che pensa a tradire il marito Tommaso Ragno, attore teatrale riciclatosi sul web in qualità di influencer.
E una Claudia Pandolfi dottoressa che, ora sentimentalmente legata ad un Vinicio Marchioni avvocato, fa da ex moglie ad un Valerio Mastandrea scalcinato taxista. Un Mastandrea un tempo autista di auto blu e cui vengono affidate visioni riguardanti la caduta dei “progressisti”. Aspetto, quest’ultimo, atto ad incarnare il lato politico di Siccità, il cui campionario umano è completato da un Max Tortora imprenditore ridotto a vagabondo.
Man mano che vengono tirati in ballo anche un giovane immigrato di colore, la tematica del femminicidio e un attempato omosessuale.
Tutte figure in cerca di redenzione che, rese da un cast in stato di grazia, Virzì immerge nel colossale lavoro scenografico svolto da Dimitri Capuano. Lavoro cui giova ulteriormente, oltretutto, la fotografia a cura dell’infallibile Luca Bigazzi; mentre la città si rivela anche invasa da blatte. Sceneggiatura a firma del regista stesso affiancato da Francesca Archibugi, Paolo Giordano e Francesco Piccolo. Il significato del film? Semplicissimo: la siccità del titolo altro non è che la metafora dell’aridità di sentimenti che traspare dai protagonisti. Con tredici minuti di backstage nella sezione extra.