fbpx
Connect with us

Rome Independent Film Festival

On the Silver Globe. Il cult movie di Żuławski al RIFF 2022

Tra gli eventi del festival il capolavoro maledetto del regista polacco, osteggiato per anni dalla censura comunista, ha rappresentato una notevole riscoperta

Pubblicato

il

Fiore all’occhiello della sezione Special Screening & Overview nonché anima di questo attesissimo “focus sulla Polonia” (assieme a Escape to the Silver Globe, documentario in concorso di Kuba Mikurda strettamente correlato a livello tematico, e ad alcuni cortometraggi realizzati dagli allievi della prestigiosa scuola di Lodz), il fantascientifico cult movie di Andrzej Żuławski ha rappresentato per gli spettatori del XXI Rome Independent Film Festival un’emozionante (ri)scoperta. Proiettato il 21 novembre (alla Sala Troisi in mattinata, presso il Nuovo Cinema Aquila nel pomeriggio), il fluviale On the Silver Globe ha infatti una storia particolarissima e avventurosa da raccontare, a partire dal travagliatissimo percorso produttivo. Una vicenda che, pur costituendo un caso estremo, sa rendere in modo assai emblematico i livelli di ottusità, repressione e arroganza raggiunti in Polonia dalla censura, nei grigi anni del “socialismo reale”.

La censura nella Polonia comunista

Di grandi nomi del cinema polacco che si sono dovuti confrontare duramente con la censura, nel periodo comunista, uscendone spesso con le ossa rotte ovvero con pellicole tenute a lungo ferme nei magazzini o pesantemente rimaneggiate, ve ne sono abbastanza. E alcuni di questi autori per poter continuare a lavorare con un minimo di libertà si videro costretti d’un tratto a espatriare. Vedi il caso di Jerzy Skolimowski, il cui destabilizzante Mani in alto! (ossia Ręce do gory, col suo beffardo e iconoclasta “Stalin quattrocchi”) era stato girato nel 1967, ma per la ferma opposizione dei censori legati al Partito cominciò a circolare solamente nel 1981. Quando cioè l’irrequieto cineasta era già partito da tempo per altri lidi…
La vicenda che coinvolse l’ambizioso On the Silver Globe è ancora più surreale. Investimento produttivo pazzesco, capolavoro annunciato, opera destinata a diventare bene o male un monumento della fantascienza contemporanea, il visionario lungometraggio di Żuławski era già molto avanti nelle riprese, effettuate perlopiù presso suggestivi scenari marittimi del Baltico, quando i guardiani culturali del regime decisero di bloccare tutto. Probabilmente ci si era resi conto un po’ in ritardo di quanto l’allucinata e corrosiva allegoria politica presente tra i vari livelli di lettura del film potesse turbare il sonno profondo della società polacca. Fatto sta che si diede ordine di interrompere subito le riprese. Non solo, si decise anche che gli ultimi costumi e scenografie già in preparazione presso altre località del paese venissero liquidati, distrutti. E, come ci ha potuto testimoniare in sala l’esperta Krystyna Biernawska (figlia di quella Magdalena Biernawska-Tesławska che aveva lavorato proprio in tale comparto), si deve alla prontezza di spirito di alcune maestranze il fatto che qualche “cimelio” del set sia stato poi messo in salvo.

 

La vita postuma del film

Riassumendo: lavorazione del film bloccata repentinamente nel 1977; lungometraggio terminato solo nel 1988 (emozionante l’anteprima a Cannes) con l’aggiunta di immagini non strettamente attinenti e della voce fuori campo di Żuławski stesso, impegnato a raccontare il contenuto delle sequenze mancanti; e operazioni di restauro portate a compimento nel 2016, proprio l’anno della scomparsa dell’autore, tramite digitalizzazione e color correction.

Fa una certa impressione vedere oggi il risultato di questa esperienza cinematografica così articolata, tormentata e complessa. Col flusso delle immagini immortalate sul set che si interrompe di continuo, per lasciare spazio a quella singolare ricostruzione filologica, rappresentata dal racconto verbale del regista: un tocco straniante in più, all’interno di un’opera già di suo visionaria e traboccante di inquietudini.
Del resto viene amaramente da constatare che, anche a prescindere dalle dolenti note della censura, la storia del cinema polacco non di rado ha presentato episodi analoghi, inerenti cioè a capolavori rimasti purtroppo incompiuti e messi a disposizione del pubblico solo tramite qualche ardito ma opportuno accorgimento. Citiamo volentieri il Morandini per quanto concerne il destino di un’altra pietra miliare della settima arte, La passeggera, determinato purtroppo dalla cattiva sorte cui andò incontro l’autore stesso, il grande Andrzej Munk: “Tratto dal romanzo di Zofia Posmysz-Piasecka che collaborò alla sceneggiatura col regista, è un’opera incompiuta. Munk morì in un incidente d’auto il 20 settembre 1961 durante le riprese: con un lavoro di 2 anni il suo collaboratore Witold Lesiewicz ne approntò un montaggio, inserendo al posto delle sequenze mancanti foto di scena e un commento fuori campo. Pur in queste condizioni, è in assoluto il miglior film di finzione realizzato sull’universo concentrazionario. Nel rinunciare a descrivere l’indescrivibile, scava nel rapporto psicologico tra carnefici e vittime, scegliendo due personaggi e un contrasto esemplari e lasciando sullo sfondo le scene di orrore quotidiano del lager.

 

L’unicità di On the Silver Globe

Tornando invece a On the Silver Globe, cosa aveva di tanto scandaloso la “pellicola maledetta” di Żuławski, finita implacabilmente nel mirino dei censori? Vi si racconta innanzitutto di una missione spaziale indirizzata a creare una nuova civiltà su un pianeta remoto, mescolando i germi della colonizzazione umana con elementi indigeni, alieni; così da trasfigurare un presunto ideale di progresso in quella società ibrida visibilmente influenzata da tratti misterici, tribali, post-umani, all’interno della quale la genealogia di una nuova, spietata, dogmatica élite si farà strada con modalità sempre più spaventose, inquietanti.

Iperbolico, provocatorio, cruento, lisergico, incestuoso, volutamente osceno come le sequenze di corpi impalati o crocefissi (i riferimenti cristologici parimenti abbondano, all’interno di questa tetra parabola), l’irriverente cult movie di Żuławski recava effettivamente in dote le stimmate di tutto quel che poteva irritare, a partire da certi apologhi misticheggianti, tanto la mentalità piatta e d’impronta materialista dei custodi di un verbo marxista sempre più consunto, oppressivo, quanto la struttura piramidale di un potere ormai solo formalmente legato al popolo. Naturalmente ciò che infastidiva i burocrati del partito corrisponde in pieno a quanto possiamo apprezzare noialtri. Assieme, ça va sans dire, a tutti i risvolti di una science fiction dall’impostazione (comune peraltro a diverse opere prodotte all’epoca in Europa Orientale) oltremodo ricca sul piano filosofico, spirituale e simbolico, qualità riflesse anche da una messa in scena altrettanto ispirata. Immaginifica nei costumi di scena e tale da far convivere soluzioni rappresentative di taglio minimalista ed epici, ben coreografati, talora persino scioccanti campi lunghi, oltre a valorizzare le capacità degli interpreti (laddove la Polonia è sempre stata fucina di talenti versatili, brillanti sul grande schermo come pure a teatro) l’estetica di On the Silver Globe si arricchisce strada facendo di un fascino atemporale, già enucleato dalla lunga ripresa iniziale dell’insolito cavaliere il cui destriero avanza a fatica nella neve alta.

 

Registrati per ricevere la nostra Newsletter con tutti gli aggiornamenti dall'industria del cinema e dell'audiovisivo.

On the Silver Globe

  • Anno: 1977
  • Durata: 157'
  • Genere: Fantascienza
  • Nazionalita: Polonia
  • Regia: Andrzej Żuławski