fbpx
Connect with us

Approfondimenti

‘Blonde’ è il cinema di Andrew Dominik all’ennesima potenza

Chi conosce la carriera di Andrew Dominik non potrà dirsi sorpreso da un’opera come Blonde, quintessenza di tutto ciò che fin qui è stato il regista neozelandese.

Pubblicato

il

Chi conosce la carriera di Andrew Dominik non potrà dirsi sorpreso da un’opera come Blonde, quintessenza di tutto ciò che fin qui è stato il regista neozelandese. Al di là delle polemiche seguite alla presentazione del film allo scorso Festival di Venezia. 

Andrew Dominik e il suo Blonde

Cartellonista, almanacchi e schede tecniche a volte non bastano per attribuire un film a un determinato regista. Lasciando fuori dal discorso i cosiddetti showrunner, d’accordo nel mettere in scena un progetto secondo regole altrui, nella filmografia di un autore ogni tanto capita di imbattersi in titoli che, per qualche ragione, si discostano dalle abitudini artistiche e poetiche di chi li filma, rendendosi irriconoscibili prima di tutto ai loro artefici e poi allo spettatore. Al contrario chi conosce la carriera di Andrew Dominik non potrà dirsi sorpreso da un’opera come Blonde, quintessenza di tutto ciò che fin qui è stato il regista neozelandese.

Fin dagli esordi e con la sola eccezione di Cogan – Killing Them Softly, Dominik è sempre partito dalla realtà – la biografia di personaggi realmente esistiti – per raccontare il mito alla maniera degli antichi greci, anteponendo in egual misura persistenza e caducità, armonia (dei corpi) e caos (esistenziali), vita e morte (intesa come fine, ma anche come liberazione e rinascita), approfittando dell’eccezionalità dei suoi personaggi per rappresentare i meccanismi che presiedono alla formazione dell’immaginario contemporaneo. In questo senso Blonde può considerarsi l’apice di questa poetica, avendo scelto Andrew Dominik, un’icona come Marilyn Monroe direttamente collegata alla macchina dei sogni hollywoodiana, quella a cui più di altri ci si affida per creare e rendere eterna la narrazione del mondo.

Il tempo

Se quella odierna è un’epoca in cui l’esistenza è di per se insufficiente per testimoniare il nostro passaggio sulla terra, avendo bisogno di essere certificata e dunque riconosciuta per il tramite del rapporto visivo (pensate a quanto contano social come Facebook e Instagram nella costruzione dell’identità sociale), allora Blonde è un film profondamente contemporaneo perché ragiona sul rapporto tra noi, la nostra immagine e quella degli altri. Facendo di tabloid, schermi cinematografici e televisione i precursori delle varie piattaforme telematiche, quella che mette in scena Dominik è la deriva del loro uso, ovvero del meccanismo che ci fa diventare schiavi della rappresentazione che le persone hanno di noi: come succede a un certo punto a Norma Jean, costretta a reiterare fino alla morte il suo celebre alter ego.

Potendo contare su una storia conosciuta da tutti e, dunque, in grado di permettere a chi guarda di ricomporre in termini di spazio e tempo il suo puzzle visivo, Blonde si concentra su altro. Per esempio sulla dialettica di due diversi punti di vista: quello interno al personaggio, costruito attraverso una rappresentazione soggettiva degli avvenimenti e l’altro, esterno ad esso, in cui Dominik e il film si fanno promotori del voyeurismo della compagine maschile. Gli esempi di questo non si contano. Su tutti lo è il rapporto di minoranza tra forma e sostanza; tra il talento attoriale di Marilyn, nascosto allo spettatore e relegato al margine del quadro, e la vistosa centralità del corpo divistico, sottoposto a un’osservazione ossessiva e visivamente satura proprio perché risultante di coordinate esclusivamente maschili: le stesse che – almeno nei social -, indirizzano la curiosità dello sguardo maschile nei confronti della sua controparte. Di questo rapporto sono esaustive le carrellate che partendo dalle immagini feticcio tratte da lungometraggi come Gli uomini preferiscono le bionde e Quando la moglie è in vacanza, fanno entrare in scena il fuoricampo rappresentato dall’eccitazione maschile colta nella sua versione più sguaiata e scomposta. Ma Dominik fa anche di più, trasformando uno degli episodi più controversi e dibattuti, quello del rapporto tra Marilyn e la famiglia Kennedy, in un esempio di voyeurismo da Revenge Porn, con l’occhio dello spettatore pronto a tradire la fiducia concessagli dall’attrice (le numerose sequenze in cui Norma Jean guarda in faccia la mdp confessando i suoi pensieri più intimi corrispondono alle migliaia di chat a cui affidiamo i nostri rapporti con l’altro), partecipando al pubblico ludibrio scaturito dalla visione della fellatio a Mr. President.

Blonde di Andrew Dominik: la coerenza della forma

A dispetto della sua confezione, Blonde non è un film compiaciuto della propria bellezza, avendo tra i suoi obiettivi quello di scuoterci dalla passività con cui accettiamo il potere delle immagini, quella che, come accade a Marilyn, è destinata a divorarci l’anima. Per riuscirci Dominik punta sugli effetti della contraddizione che lui stesso mette in scena, evitando di far scaturire l’orrore da una visione della realtà caotica e magmatica, affidandosi a composizioni plastiche e levigate pronte a replicare l’inganno che si nasconde dietro la ricercata perfezione che oggi campeggia sui profili social, popolati da corpi il cui unico scopo è quello di mostrare la mancanza di difetti.

Senza dimenticare che raccontando la parabola di figure mitologiche il cinema di Dominik risulta coerente nella sua evidenza estetica a un paesaggio sospeso tra cielo e terra, mostrandoci corpi tanto desiderabili quanto impossibili da raggiungere: concreti nei riferimenti all’immaginario popolare quanto eterei e distaccati nella loro natura semi divina. Così era quello di Brad Pitt in L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, così è quello di Ana de Armas in Blonde, ritratti di uomini e donne destinate a sopravvivere alla loro leggenda.

Blonde di Andrew Dominik è su Netflix.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Blonde di Andrew Dominik

  • Anno: 2022
  • Durata: 166'
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: biografico, drammatico, sentimentale
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Andrew Dominik
  • Data di uscita: 16-September-2022