Grazie a MUBI per aver inserito nella sua ricca programmazione anche il film di Marco Pontecorvo, Pa-ra-da, del 2008. È un film struggente e doloroso, ma anche necessario, nella rappresentazione di un fenomeno insostenibile, e purtroppo non del tutto risolto. Né in Romania, né in altre parti del mondo.
Pa-ra-da La trama
Il film racconta la storia vera di Miloud, clown di strada franco-algerino, arrivato nella capitale della Romania nel 1992, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu. Entra in contatto con i boskettari. Sono i bambini fuggiti dagli orfanotrofi o dalla povertà di famiglie indifferenti o disperate, che vivono ammassati nella rete dei canali dove passano i tubi del riscaldamento, su cartoni e putridi materassi. Miloud decide di restare e fare qualcosa per quei randagi dei tombini (dal sito di Filmitalia).
Un’immagine dei bambini di Pa-ra-da (con Cristi in primo piano). Foto dal sito ufficiale di Filmitalia
Pa-ra-da Incipit ed esordio
L’incipit del film vede Miloud (Jalil Lespert) già tornato a Parigi (1993). È a Les Halles, davanti al Centre Pompidou insieme a Cristi: tra i bambini di Bucarest, quello con cui ha stabilito la complicità più intensa, quasi paterna o da fratello maggiore. Cristi si guarda intorno stupito, affascinato dai tubi che salgono verso l’alto, anziché nelle viscere della terra, e dalla vastità della piazza. Spazi aperti, finalmente, senza limiti ad opprimere, a togliere l’aria, a negare la dignità umana, e quella dei bambini, soprattutto.
L’esordio di Pa-ra-da si sposta all’anno prima, quando Miloud comunica alla famiglia la sua decisione di partire per la Romania, per dedicare un po’ di se stesso e della sue doti da clown agli ospedali o agli orfanotrofi. E poi vediamo il treno, due mesi dopo, entrare nella stazione della capitale e il primo incontro del nostro Miloud (ci è già diventato caro!) con i ragazzini che aspettano proprio lo stesso treno per rubare agli stranieri.
La scelta di un tempo che ci rende più chiaro il racconto non è secondaria. Già nelle prime due scene sappiamo chi è Miloud, le sue origini, da dove parte e dove vuole arrivare. Non è andato per salvare i bambini del sottosuolo, ma scoprire la loro condizione lo sconvolge.
Pa-ra-da Un film sconvolgente nella sua pacatezza
E sconvolge noi, nel suo avvicinarsi sempre più alla realtà, e sempre più alla poesia.
“Pontecorvo ci ha regalato un film sincero, che invece di spiegare nel dettaglio
e giudicare una realtà, si limita a mostrarla, ora timidamente, ora coraggiosamente,
ma sempre e comunque con rispetto”.
Carola Proto, Coming Soon 17 settembre 2008
Con rispetto e anche con estremo pudore. Non è facile trasmettere la fiducia a bambini così duramente provati dall’abbandono, insegnare la spensieratezza. Marco Pontecorvo riesce a farlo ricorrendo al garbo, donando al personaggio di Milou simpatia e cortesia, insieme a un’autentica partecipazione. E prudenza, non nei confronti di se stesso, che non si risparmia, ma verso queste anime già vergognosamente dimenticate.
Nonostante tutto, la narrazione ci fa molto male, perché la sappiamo incredibilmente vera. E quando si parla di bambini umiliati e offesi, ogni racconto non può che inquietarci per giorni, anche se trattato con tutta la delicatezza di questo mondo. Anzi, uno stile così pacato amplifica, quasi, le emozioni. E il regista ha fatto sua questa capacità di contenere la materia tragica nell’equilibrio della forma, della sua compostezza.
Con quale naturalezza inserisce e fa maturare il legame con Lidia nelle giornate di Miloud! Lei è comprensiva, solidale, ma anche decisa nel farlo tornare alla realtà quando si perde nei sogni. Il ruolo della presenza femminile, discreta e affidabile è interpretato da una bravissima Evita Ciri. Con Jail Lespert, una coppia credibile nelle giornate spese con i bisogni dei bambini.
Insomma, è un tocco delicato, quello di Marco Pontecorvo. Qui e in tutti gli altri suoi lavori: Alfredino-Una storia italiana, per esempio, la miniserie con un argomento quasi tabù per gli Italiani che con Alfredino hanno vissuto le tre terribili giornate avvolte nel buio del pozzo e nel fango.
O Lampedusa, e il tema drammatico dell’immigrazione clandestina, insieme all’impegno di chi accoglie. Ma anche in Nero a metà, racconto più televisivo, che ricalca le regole del poliziesco, ma sempre con lievità. Ma anche Nero a metà, racconto più televisivo, che ricalca le regole del poliziesco, ma sempre con lievità.
La seconda parte del film. Dallo sdegno alla commozione
Jalil Lespert e Marco Pontecorvo sul set del film. Foto dal sito ufficiale di Filmitalia
In Pa-ra-da, Pontecorvo costruisce la svolta narrativa, e significativa, nel momento in cui Miloud si fa davvero consapevole del suo lavoro, quando comincia a pretendere rispetto, per lui e per i ragazzi nei confronti di loro stessi. Cos’è ‘sto rispetto? Chiederà Cristi.
“Sembra non vogliano cambiare!
Ma io non sono un esempio. Sono un clown di strada”
“Non sei solo un clown. Altrimenti saresti già tornato a Parigi”
Miloud capisce che non si può continuare a dare senza pretendere nulla in cambio, soprattutto a chi pensa gli sia dovuto. A questo punto nasce l’idea dello spettacolo, di un obiettivo comune, che possa fare uscire ciascun bambino dalla paralisi affettiva.
Ed è l’aspetto più commovente di Pa-ra-da. Le relazioni che si distendono, l’entusiasmo per l’esibizione, le paure e l’incoraggiamento, il senso, finalmente, dello stare in gruppo. La scoperta dell’impegno e della leggerezza. Un mondo nuovo per i boskettari che escono dai sotterranei. Nuovi orizzonti che li accompagneranno sul palco, nonostante i drammi che non sono ancora finiti.
Pa-ra-da è l’associazione fondata da Miloud Oukili, che ha tolto dalla strada migliaia di bambini e continua a farlo.
Pa-ra-da è stato prodotto da Panorama Films, Rai Cinema con il contributo del Ministero della Cultura, Yalla Films (Parigi), Domino Film Ltd (Bucarest). Distribuito da 01 Distribution (Italia).