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‘Prayers for the stolen’ su MUBI, l’infanzia è sotto assedio

Il film di Tatiana Huezo, premiato a Cannes 2021, è un ruvido coming of age di bellezza e rabbia in un Messico sotto minaccia

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Prayers for the stolen, corsa di Ana

C’era una volta in Messico l’infanzia rubata. Così si potrebbe sintetizzare Prayers for the stolen, esordio di talento nella finzione filmica di Tatiana Huezo dopo lo sguardo documentario di Tempestad (2016) e The Tiniest Place (2011). Noche de fuego nel titolo originale, il film della regista messicana di origine salvadoregna è la lenta combustione di una gioventù sotto assedio, in un villaggio messicano in cui la violenza del cartel, sul punto di esplodere, lascia il segno scottante di rapimenti e sparizioni. Dopo l’applaudito esordio a Cannes 2021 (Premio Speciale nella sezione Un Certain Regard) e l’approdo alla shortlist degli Oscar, Prayers for the stolen è disponibile su MUBI dal 29 aprile.

Il trailer

La trama

In una cittadina solitaria incastonata tra le montagne messicane, le ragazze portano i capelli corti come i ragazzi e hanno nascondigli sottoterra. Ana e le sue due migliori amiche prendono il controllo delle case di coloro che sono fuggiti e si travestono da donne quando nessuno le guarda. Nel loro impenetrabile universo, prosperano magia e gioia; nel frattempo, le loro madri le addestrano a fuggire da coloro che li trasformano in schiave o fantasmi. Ma un giorno, una delle ragazze non arriva in tempo al suo nascondiglio. (Sinossi ufficiale di The Match Factory)

Tempesta di fuoco sulle ragazze

Sono ansimi, nelle prime battute di Prayers for the stolen: respiri affaticati sui titoli di testa, fuori campo, a invadere il sonoro campestre di cicale e uccelli. Può essere estasi o tormento. Dopo qualche secondo, scopriamo che è sudore preoccupato. Rita e Ana, madre e figlia, stanno scavando a mani nude una fossa. La bambina vi si adagerà di lì a poco: il nascondiglio è pronto. Liberamente adattato dall’omonimo romanzo del 2014 di Jennifer Clement, il film di Tatiana Huezo affronta infatti il tema dei desaparecidos del Messico, già presente, tra l’altro, nel documentario Vivos di Ai Weiwei, ma soprattutto nel pluripremiato Identifying Features (Sin Señas Particulares, 2020) di Fernanda Valadez. Ma mentre quest’ultimo, per larghi tratti realistico, sfociava poi in una violenza onirica, Prayers for the stolen resta un film trattenuto – e quindi incisivamente intenso – su entrambe i versanti: la violenza è una promessa latente, perennemente sul punto d’infuocarsi; l’onirismo è soffocato dal racconto ruvido, a partire da quelle mani che graffiano la terra nella scena iniziale.

Prayers for the stolen, una scena con noche de fuego

Prayers for the stolen, una scena con noche de fuego (a sinistra Ana interpretata da Marya Membreño)

A cominciare, anzi, dal passato di documentarista della Huezo. La prima preghiera per gli stolen era stata, in Tempestad, quella di una delle due protagoniste, una donna alla ricerca di un caro scomparso. Anche quello, un film di vittime innocenti: i pagadores, che le autorità messicane incarcerano su accusa di traffico di umani per blandire il pubblico nell’illusione di aver inferto un colpo alla criminalità organizzata. In Prayers for the stolen, la determinante novità drammatica è nello scegliere la prospettiva delle ragazze.

Piccoli brividi

Autentica protagonista del film è proprio Ana, interpretata da Ana Cristina Ordóñez González a 8 anni e Marya Membreño a 13 anni. Al suo nascondiglio fa da contrappunto il nascondino che nella prima parte vede protagonista la gang di amiche (con Paula e Maria): una scena genialmente soffocante – e profetica – in cui una delle tre si nasconde, cercando di non fiatare, sotto un lenzuolo, nella luce rosso sangue che fa pensare al peggio: “te vas a morir ahì!”. L’hanno trovata: e ridono – è solo un gioco.

Prayers for the stolen, abbraccio delle ragazze

Prayers for the stolen, le tre ragazze si abbracciano

Il film è fatto di tanti di questi momenti immersivi e interlocutori: passeggiate boschive, riti d’infanzia (come leggersi nel pensiero indovinando i gesti delle altre), cantilene tra muggiti e belati, agguati scherzosi, giochi d’acqua nello specchio turchese ma un po’ torbido di un laghetto (questa, sì, una concessione onirica, tra riprese semi-subacquee). Con la camera a spalla, poi, la prossimità funziona ancora meglio. Ma prossimo è soprattutto il pericolo.

La violenza latente

Prayers for the stolen è un film di minacce onnipresenti. Alcune sono esplicite nella propria aggressività: i fuoristrada 4×4, un cadavere tra le sterpaglie, una pistola – che secondo il principio drammaturgico di Cechov, se c’è, sarà usata. Altre sono evocazioni: il velenosissimo serpente del latte, lo scorpione, le case svuotate. Il villaggio è un pueblo dei Tartari che vive nell’attesa dell’arrivo del suo nemico. Che nemmeno si capisce bene chi sia: perché il cartel, in realtà, dà lavoro – le meticolose scene di raccolta dell’oppio, destinato al traffico – mentre, all’opposto, l’autorità può attaccare, anziché difendere. Accade nel volo rado di un elicottero che fumiga di gas velenoso i campi, in una scena in cui la bambina braccata dal velivolo sembra capitata in una versione junior della celebre scena dell’aereo che insegue Cary Grant in Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock.

Il mio corpo che cambia

Strisciata sottopelle, la minaccia fa tutt’uno col corpo delle ragazze. Il loro coming of age è nella presa di coscienza di essere sotto assedio. I capelli corti per mimetizzarsi come chicos, e non farsi rapire dai trafficanti, sono il marchio fisico dell’insidia. In un esercizio scolastico in cui bisogna ricostruire l’immagine del proprio corpo con degli oggetti, Ana usa uno scorpione per la spina dorsale: il clima di paura avvelena il midollo. Quando le viene il ciclo, riesce facile pensare al sangue come presagio di morte. Ferita, più che fertilità.

Prayers for the stolen, la scena del taglio dei capelli ad Ana

Nel corpo che cambia, ci dovrebbe essere la fine dell’innocenza. È il contrario: queste ragazze, innocenti, sono pronte a diventare le vittime del sistema criminale. Ma ancora, in stato di tregua, giocano in una casa abbandonata a leggersi nel pensiero. E i pensieri, adesso, sono quasi da adulte. Ma ancora sincronizzati. Quanta bellezza e rabbia infiammano la guerriglia di questo thriller di formazione.

La recensione di Simona Grisolia da Alice nella Città 2021

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Prayers for the stolen

  • Anno: 2021
  • Durata: 110'
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Messico, Germania, Brasile, Quatar
  • Regia: Tatiana Huezo
  • Data di uscita: 29-April-2022