Nel cortometraggio di Conrad Veit e Charlotte Maria Kätzl l’atto stesso della vita diventa un indefinito e inclassificabile rapporto che riconduce alla terra. Il corpo è derubricato a pura essenza della materia, senza più alcuna distinzione, con l’antropomorfo portato a elemento di sintesi definitiva. Già presente nell’edizione 71 della Berlinale,Blastogenesis X. prodotto dallo stesso Conrad Veit, è stato proiettato nel Bari International Gender Festival del dicembte 2021.
Blastogenesis X, la trama
In un bianco e nero da pellicola, asettica espressione di una terra arida e brulla sferzata dal vento, si compie il rito della creazione con figure antropomorfe che incarnano la commistione di generi e di carni. La blastogenesi ha luogo con la gemmazione che dà la vita e costruisce mondi senza differenze. È un processo che puntualmente si verifica mentre tutt’attorno la terra spoglia cambia scenari e consistenza con il suono ambiente che ne sottolinea mutamenti e forme.
Entr’acte
È indubbio che Blastogenesis X sia tecnicamente ispirato ad una stagione avanguardista irripetibile, quale quella che il surrealismo sviluppò nella Parigi degli anni ’20 del Novecento. La pellicola 16mm in bianco e nero modella i significati di una narrazione ispirata al mondo animale, ma nello stesso tempo fortemente saturata dalla ricerca di un unico primordiale vincolo d’esistenza. Il montaggio e la semplicità degli effetti speciali anelano antiche magie di cui René Clair fu maestro. Nel mentre seducono il tempo che sembra comprimersi in un interminabile istante di 27 minuti.
Blastogenesis X, il Mondo
Un primordiale utopico senso universale governa la scrittura dell’opera di Conrad Veit e Charlotte Maria Kätzl. I due autori, coaudivati da una scenografia animal drag, scolpiscono una storia antimoderna saldamente ancorata a principi ancestrali. Il riferimento tecnologico è il grande assente sociale di un canovaccio narrativo che è attento a costruire sequenze graduate quasi come dei fermoimmagine. La sottolineatura di un tempo emrbionale, che sembra alimentare le dinamiche narrative, riconduce tutto all’innocenza delle origini. La procreazione diventa quasi partenogenesi senza alcun vincolo esteriore.
L’anima umana, alterata in seno alla società da mille cause che si ripresentano senza posa, dall’acquisizione di una quantità di conoscenze e di errori, dai mutamenti sopraggiunti nella costituzione dei corpi e dall’urto continuo delle passioni, ha, per così dire, mutato aspetto fino a diventare quasi irriconoscibile
Jean Jacques Rosseau
Lo stato di natura
Il lavoro di Conrad Veit e Charlotte Maria Kätzl si distende, nella sua estetica passepartout, in un messaggio che lambisce alcune delle idee illuministe di Jean JacquesRousseau. La necessità di un ritorno allo stato di natura pare ergersi a principio nobile indissolubile. È l’unica possibilità di coesistenza senza le derive delle contaminazioni sociali determinate dalla ragione, il motore itinerante del mondo. Trascinato da una macchina da presa imprigionata nelle sue stesse inquadrature geometriche, Blastogenesis X teatralizza il formato cinematografico rinverdendo il mito di George Méliès. La potenza istintiva dell’animo umano si arrende a uno stato di natura assoluto. Le distinzioni sociali non hanno modo di esistere mentre un surreale e totalizzante antropomorfismo regola il flusso del divenire.
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