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‘Ironheart’: morale ed eroi

Riri Williams torna nel MCU con una serie che esplora il confine sottile tra genialità e immoralità, tra eroismo e ambizione personale.

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Ironheart

Dal 2 luglio sono disponibili su Disney+ tutti gli episodi di Ironheart, la nuova serie Marvel Television ambientata nel Marvel Cinematic Universe (MCU). Lo show riprende il personaggio di Riri Williams (Dominique Thorne), introdotta per la prima volta sul grande schermo in Black Panther: Wakanda Forever (2022), dove affiancava Shuri (Letitia Wright) durante una crisi politica globale. Ora, la giovane ingegnera torna nella sua città natale, Chicago, e ci trasporta nel suo mondo.

La serie è creata da Chinaka Hodge (Snowpiercer), che firma anche la sceneggiatura, mentre tra i registi troviamo Sam Bailey (Dear White People) e Angela Barnes (Mythic Quest). La produzione è affidata a Marvel Studios con Kevin Feige come produttore esecutivo, affiancato da Ryan Coogler (Black Panther).

La serie, purtroppo, è inoltre entrata al centro dell’attenzione mediatica poco prima dell’uscita ufficiale, essendo stata vittima del fenomeno del review bombing.

Ironheart: inizio lento e introduttivo

I primi tre episodi (usciti il 25 giugno) si sviluppano in modo piuttosto lento e schematico risultando un po’ noiosi. Si dedica molto tempo alla reintroduzione del personaggio di Riri Williams. Lei la ritroviamo al MIT, dove si arrangia per finanziare autonomamente i suoi ambiziosi progetti tecnologici, convinta che la borsa di studio non basti a sostenere la sua ricerca. Per procurarsi il denaro, Riri non esita ad aggirare le regole: sostiene esami per altri studenti e vende progetti ai suoi coetanei.

Quando le sue attività vengono scoperte, Riri viene espulsa dall’università e torna a Chicago, non prima però di trafugare (con dinamiche un po’ approssimative e forzate, a dire il vero) una sofisticata armatura tecnologica, molto simile a quelle di Tony Stark. Questo gesto segna l’inizio di un ritorno a casa che si carica di significato: ritrova la sua famiglia, il suo quartiere ed è costretta ad affrontare un lutto che l’ha segnata.

Nel suo ritorno a Chicago, Riri entra in contatto con una banda di criminali capitanata da Parker Robbins (Anthony Ramos), noto nei fumetti come The Hood. Robbins le propone di finanziare i suoi progetti in cambio di un aiuto nei loro colpi, tutti mirati a colpire esclusivamente i più ricchi. La gang è composta da criminali geniali, ma ignorati e reclusi dalla società, dai tratti unici e strampalati (scadendo anche nel tokenism, purtroppo). Il membro più intrigante è, però, sicuramente Parker stesso. Egli infatti sembra indossare un mantello dai poteri paranormali. Lo scontro tra tecnologia e magia è essenziale all’interno dello sviluppo narrativo della serie e del personaggio di Riri, costretto ad accettare di non poter risolvere ogni problema con le sue conoscenze della fisica e della tecnica.

Il cuore della serie: morale e identità

Il vero motore narrativo della serie, come dimostrano i tre episodi conclusivi, non è tanto l’azione (anche se ben fatta e coreografata in modo molto convincente) quanto la costruzione morale di Riri Williams. La ragazza è tutt’altro che un’eroina tradizionale. Proprio come il suo predecessore spirituale Tony Stark, è brillante, impulsiva, testarda e disposta a infrangere le regole pur di raggiungere i suoi obiettivi. Ma se Stark è spesso stato idealizzato nel MCU, Ironheart sembra voler scavare più a fondo nei costi morali del genio.

«Non faccio male alle persone»

afferma Riri a un certo punto della serie, rivolgendosi a Robbins. Tuttavia, gli episodi la mettono costantemente di fronte al confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. La domanda chiave è: quanto si è disposti a sacrificare per raggiungere il successo?

Riri afferma di voler costruire la sua armatura perché “può farlo”, per dimostrare al mondo il proprio valore e scrollarsi di dosso l’etichetta di ragazzina di Chicago. Ma così facendo rischia di compromettere tutto ciò che l’ha aiutata a emergere, come il MIT stesso. È qui che la serie offre il suo spunto più interessante: Riri è una potenziale eroina, ma potrebbe facilmente scivolare nel ruolo dell’antagonista. La sua arroganza, la necessità di riconoscimento e la disponibilità a piegare le regole la rendono un personaggio sfaccettato, molto lontano dagli stereotipi dell’eroina in armatura scintillante.

Un finale che è una conferma

Gli ultimi tre episodi di Ironheart confermano le aspettative con cui la serie ci aveva lasciato al termine delle prime tre puntate. Con il finale, Ironheart riesce non solo a concludere in modo coerente e soddisfacente la linea narrativa principale, ma porta avanti con decisione sfacciata e sorpendente il nucleo centrale del racconto: la morale di Riri Williams. La domanda chiave che ci si era già posti durante la prima metà della stagione viene amplificata all’ennesima potenza con la seconda metà.

Ciò conduce la nuova eroina Marvel su una strada pericolosa e quantomai moralmente grigia. Ironheart è dunque, di fatto, uno dei personaggi più intriganti tra i nuovi volti accolti nel MCU. Tutto questo grazie anche alla comparsa di un certo personaggio che i fan attendevano da tempo di vedere, interpretato da Sacha Baron Cohen.  Il personaggio (che non nominerò onde evitare spoiler) spingerà Riri a prendere una scelta complessa, di cui sicuramente potremo apprezzare le conseguenze nel futuro del MCU.

In conclusione la serie, nonostante i dubbi iniziali, conclude al meglio delle sue possibilità, creando non poco interesse attorno al futuro di Ironheart.

Ironheart

  • Anno: 2025
  • Genere: Action, Cinefumetto
  • Regia: Sam Bailey, Angela Barnes
  • Data di uscita: 25-June-2025