Alpes è un documentario di Nael Khleifi in concorso al Festival dei Popoli di Firenze.
Il tema della migrazione
Nael Khleifi nasce nel 1978 da padre palestinese e madre belga. Inizia a lavorare come direttore della fotografia nel documentario. Dirige il primo corto di finzione In the land of giants (2004) sull’arrivo dei migranti a Lille. Si dedica, poi, al documentario Waiting… (2011) nella giungla di Calais. Prosegue, ora, con Alpes sul tema dei migranti al confine franco-italiano.
Alpes descrive l’impegno di uomini e donne francesi verso i migranti che cercano di attraversare il confine franco-italiano, lottando per la sopravvivenza. Si tratta di volontari che si organizzano illegalmente per prelevare i migranti e portarli al sicuro, in modo che non siano intercettati dalla polizia e rispediti in Italia.
Alpes: l’estetica di un viaggio
Il film si snoda attraverso i paesaggi delle Alpi, che aprono e chiudono un difficile racconto di desolazione avvolto da un sottile tepore umano.
La quiete innevata dell’inizio viene spezzata quasi subito dalle proteste dei manifestanti, ma torna inesorabilmente in conclusione come a ribadire la drammatica solitudine del viaggio intrapreso dai migranti. Per quanto possano trovare l’aiuto dei volontari, sono consegnati al loro destino. È il loro viaggio, la loro missione. È la loro vita, appesa a un filo.
La narrazione passa attraverso semplici inquadrature, frenetiche nel momento della ricerca dei migranti e fisse negli attimi di sollievo. Alpes è un racconto fatto di dettagli: gli sguardi preoccupati dei volontari, le mani e i piedi intirizziti dei migranti, i papiers da compilare, i furgoni della polizia da evitare. Ed è un racconto di luci e ombre: non solo una successione naturale di giorno e notte, ma un’alternanza di luoghi aperti e chiusi, simboli di fuga e di rifugio – poco importa che sia un locale, un treno o un autobus.
La triste realtà dei migranti
Una volta caricati dai volontari, ai migranti viene spiegato come comportarsi qualora dovessero incrociare la polizia: devono chiedere asilo perché
“è un vostro diritto richiedere l’asilo in Francia.”
Un ragazzo nero ricorda come, in Africa, la lingua insegnata a scuola sia il francese. Eppure, una volta giunti in Francia, i migranti non valgono nulla e sono costretti a fuggire costantemente per non essere arrestati e uccisi dalla polizia locale.
Un appello alla solidarietà
A questo si riduce, in definitiva, la questione migranti al confine: comprensione, compassione, altruismo.
Se da un lato i volontari sono pronti a scendere in piazza e a marciare in nome dei diritti, dall’altro gran parte dell’opinione pubblica sceglie di distogliere lo sguardo e lasciare che la “giustizia” faccia il proprio corso.
Ma è davvero giusto ignorare la morte di innocenti, di esseri umani desiderosi soltanto di ricongiungersi alle famiglie e di trovare un posto in cui vivere?
Leggi anche: una panoramica sui titoli in competizione al Festival dei Popoli in un’intervista al direttore artistico Alessandro Stellino.