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Focus Italia

“Troppo Azzurro” : la commedia di transizione

Filippo Barbagallo al suo esordio intreccia la coincidenza dell’amore con l’ansia della sua generazione. Dove tutto è lasciato al caso e alle ripetizioni nevrotiche del suo protagonista.

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In sala Troppo Azzurro primo film di Filippo Barbagallo scritto, interpretato e diretto da quest’ultimo. Prodotto dalla Wildside, Vision Distribution e Elsinore Film, con la supervisione tecnica di Gianni Di Gregorio, nel cast troviamo oltre a Barbagallo, Brando Pacitto, Martina Gatti, Alice Benvenuti, Valeria Milillo e l’amichevole partecipazione di Valerio Mastandrea. Alle musiche il gruppo trentino Pop X.

 IL TRAILER – Troppo Azzurro

Dario e l’incubo di impegnarsi – Troppo Azzurro

In Troppo Azzurro il protagonista Dario è un buffo e insicuro studente di architettura che declina l’invito delle vacanze estive con mamma e papà per rimanere a Roma con i suoi amici. L’estate della svolta sembra essere per Dario. Non proprio esaltante in realtà tra videogames e solitudine imposta dagli eventi. A cominciare dal suo migliore amico Sandro, impelagato dal lavoro e dalla famiglia. Dario si trova presto costretto a condividere le sue ansie con la solitudine e lo spettro del non decidere come decisione. Il personaggio di Barbagallo è costruito per immedesimarsi nella sua generazione. Difatti l’esordiente regista prende come metro di riferimento Moretti e Troisi, da Ecco Bombo a Ricomincio da Tre, entrambi spunti abbastanza evidenti in Troppo Azzurro.

Il film cerca di puntare tutto sulle capacità ansiose di Dario di non bastare alle pressioni della sua età. È gentile e bofonchia nelle sue aspirazioni amorose come Troisi, cercando di riflettere sulla sua esistenza in fuori campo con la voce morettiana.

Lo fa anche accompagnando brevi spezzoni isolati di Roma e la pioggia battente di una capitale a fine corsa estiva. Mentre Moretti ha sempre cercato di fare un discorso più violento sulla dimensione psicologica dei giovani sessantottini, e Woody Allen su quella dei quarantenni in crisi di obbiettivi, Barbagallo cerca di riflettere più sul peso della gabbia amorevole della sua famiglia. Nella sua timidezza impacciata, Dario ha la presunzione che tutto il suo disagio sul fare la cosa giusta derivi dal comportamento di mamma e papà,  classici genitori accondiscendenti, troppo occupati nel far passare l’età che soffermarsi sui problemi di questa. Così i due desideri amorosi di Troppo Azzurro, la ragazza perfetta Caterina e calamita del desiderio sessuale Lara, diventano epigoni della crisi dei millennials. Troppo appoggiati per scegliere e troppo impreparati per mettersi davvero in gioco.

La commedia di formazione transizionale – Troppo Azzurro

L’intenzione di Barbagallo è chiara fin da subito. Far riflettere lo spettatore sul peso dell’affetto dei genitori. Ed è estremamente interessante come Dario non riesca a rifuggire da questo schema. Quando si trova in difficoltà parte nel porto sicuro dei genitori, non riuscendo a dirgli la verità del loro dispositivo famigliare. Del mito troppo vero della famiglia perfetta e rispetto al quale Dario ha costruito una sorta di nevrosi bianca. Candida, gentile, impreparata all’amore intesa come reciproca considerazione per l’altro e da cui è impossibile far nascere alcuna fiducia. Perché per Dario lo spostarsi da Roma, prima per andare con Caterina a Rimini e poi con Lara in Portogallo, costituisce un impegno per cui non è abituato. Il non voler fare le cose troppo in fretta è l’anti kryptonite per Dario, lo schema ripetuto dalla paura insita in lui di non sopportare la pressione.

E non essendo abituato ad andare oltre la sicurezza famigliare, l’alter ego di Barbagallo in Troppo Azzurro assume l’archetipo di un eroe di una commedia tragicomica. Un eroe che si scorda il proprio romanzo di formazione esistenziale per far transitare la sua generazione verso una maturazione che non arriva mai. Dario rimane rinchiuso nella sua non scelta. Dorme nel letto invece di svegliarsi e partire prima con Caterina e poi con Lara ( anche qui è abbastanza evidente lo specchio riflesso dei millennials). Generazioni annoiate che secondo la visione di Barbagallo rimangono stantie, ferme nelle proprie insicurezze, al riparo nelle coperte del lettone come metafora dell’immobilità generazionale. Insomma, Dario è l’emblema dei figli senza coraggio e che,  proprio perché il coraggio non sanno nemmeno cosa sia,  preferiscono di gran lunga non affrontare i problemi lasciando il cellulare staccato.

Un esordio imperfetto – Troppo Azzurro

Il problema di Troppo Azzurro è la meccanizzazione di Dario/Barbagallo dinanzi agli eventi. Condotti da una insicurezza drammaturgica che rende il film come il personaggio di Dario, poco disposto a mettersi completamente a nudo evidenziando invece la struttura ansiogena dell’opera. Tale insicurezza si vede nella rappresentazione che dalla focale passa sullo schermo. È indeciso molto spesso sulle inquadrature, passando da riprese larghe ad angolazioni strette quasi quadrangolari seppur non è l’obbiettivo che viene usato. Barbagallo sembra avere fretta nel corso del film di imporsi come autore prima di dirci cosa avviene. La relazione con Caterina e Lara vive di coincidenze ed equivoci che si incontrano, similarmente a quanto avviene nel dispositivo seriale dove gags e scenette aprono e chiudono rapidamente l’evento. Così fa Barbagallo e Troppo Azzurro con dissolvenze che tendono a frenare la drammaturgia dell’intreccio romantico del film.

Nella sua superficialità nel comunicarci una storia di disagio, però Barbagallo riesce a costruire in generale quello che non riesce a fare in particolare. Anche se il decoupage è frettoloso appare a monte un discorso comico abbastanza versatile. Questo grazie all’unione tra il film e le musiche dei Pop X contribuendo ad amalgamare un linguaggio moderno che fa ridere nella sua scioltezza ritmica e che armonizza un montaggio che strappa più di un sorriso. Troppo Azzurro si comporta per molti versi come una film-smartphone. Usa le fotografie per rendere indelebili l’amore e i dubbi , restringe il formato dello schermo per aderire quasi ai margini di un cellulare. Barbagallo probabilmente sceglie il doppio ruolo di regista d’autore e content creator del web per avvicinarsi al pubblico a cui è dedicato il personaggio di Dario. Millennials insicuri nella pienezza degli affetti.

Troppo Azzurro cerca in tutti i modi di sfruttare strutture della commedia intelligente e nevrotica per delineare il peso della famiglia borghese sui propri figli, dimostrandosi un esordio ansiogeno come il suo autore.

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  • Anno: 2023
  • Durata: 88'
  • Distribuzione: Vision Distribution
  • Genere: commedia romantica
  • Nazionalita: Ita
  • Regia: Filippo Barbagallo
  • Data di uscita: 09-May-2024