Dopo vent’anni di esperienza come aiuto regista, Ricky Ko dirige la sua opera prima e fa il botto. Time (2021) è una commedia nera coraggiosa, scritta in modo originale e girata con una cinematografia elegante. Potrebbe sbaragliare la concorrenza al Far East Film Festival di Udine di quest’anno.
L’identikit dei killer
Negli anni ’70, la minuta e bellissima Fung ed il fascinoso e taciturno Chau sono due sicari temutissimi. Quando la loro Mercedes, guidata dall’opulento amico Chung, parcheggia e loro scendono dall’auto, la gente sa che i guai sono arrivati.
Da allora sono passati trent’anni. Ora, Fung (Petrina Fung Bo Bo) è una anziana in carne dai capelli grigi, che, seppur affascinante, è finita a gestire un cabaret in cui intrattiene una clientela di attempati, cantando per loro le sue tristi canzoni. Vive con il figlio (Sam Lee) e la nuora (JJ Jia), due ingrati, che le spremono ogni centesimo giocandosi persino la carta dell’amato nipotino Hayhay, il quale rischia di non avere il futuro dorato che merita, se non sarà accettato in una scuola di grido, pur di spennarla. Per loro, la donna rinuncia a tutto.
Da una scena del film, Fung in primo piano e la sua famiglia sullo sfondo.
L’ex-autista, Chung (Lam Suet), invece, è rimasto grassottello. Per questo, ora soffre di diabete. Ci sente poco ed ha il cuore malandato, messo a dura prova dai troppi esercizi di letto, che condivide con la prostituta Ching Ching (Belinda Yan), di cui è innamorato senza venire ricambiato.
Chau (Patrick Tse) è segnato dal tempo. Non si è mai sposato. È rallentato nei movimenti, ma il suo fisico asciutto rivela una buona forma fisica, nonostante l’età. Diffidente e circospetto da sempre, ora non si fida più neanche dei suoi vecchi amici. Si è lasciato gli omicidi alle spalle ed ora vive in modo spartano da eremita. Quando è licenziato dal ristorante in cui lavora come chef per venire rimpiazzato da una affettatrice meccanica, non ha più di che vivere ed è costretto a riprendere in mano il suo “fendente letale”, un coltellaccio a mezzaluna dall’impugnatura ricurva.
Da una scena del film, Chau impugna il suo fendente letale.
Il trio torna, così, in pista dopo un lungo pensionamento. Ora fanno gli “Angeli custodi degli anziani”, disperati e soli, che non vogliono più vivere e pagano per un suicidio assistito, perché incapaci di por fine alla propria vita con le loro mani. Tutto fila liscio, fino a quando i tre vengono scoperti da Tsz-ying, una minorenne (Chung Suet-ying), che sedotta e abbandonata dal fidanzato Ben (Zeno Koo), vuole farla finita e li assolda. La giovane con le sue pazzie aggiungerà molto pepe alla storia.
“La vita è breve”
“La vita è breve e la morte è certa”, così recita Fung per introdurre la sua ultima esibizione al cabaret dopo aver preso la decisione di venderlo. Le lacrime della donna tradiscono la realtà di una vita piena di rimpianti per questi tre vecchi amici. L’interpretazione canora di Petrina Fung, che si lascia andare a un pianto silenzioso incontenibile durante l’esibizione, è carica di dolore. La sua voce è rotta da un pianto vero. L’ex-bambina prodigio del cinema di Hong Kong, ritiratasi ufficialmente nel 1994, ritorna sul set dopo sporadiche incursioni e commuove tutti.
Anche il casting di Patrick Tse, idolo del cinema sin dagli anni ’50, è azzeccato. Anche lui ritorna dopo un lungo silenzio per regalare una performance leggermente legnosa, ma giustificata dal fatto che è cucita sul personaggio rigido e riservato di Chau.
Da una scena del film, Fung e Chau guardano avanti e vivono un presente che, dopo tutto, non è poi così tanto male.
Gli anziani come motore della pellicola
Nonostante il film sia pervaso per tutta la sua durata dallo spettro della depressione di quegli anziani, che temono di finire abbandonati in un ospizio, di non essere mai stati amati anche dopo aver condotto una vita generosa, di non aver più un buon motivo per cui attendere il domani e guardare avanti con speranza, Time offre, a sorpresa, alcuni momenti d’azione esilarante.
Gli anziani non sono poi così tanto noiosi ed inutili, come pensano i giovani nel film. Sanno ancora divertire e divertirsi. Sanno fare a botte e colpiscono meglio di un ventenne rabbioso, che agendo solo d’istinto le prende di santa ragione. Sono saggi e pazzi a tal punto da voler capire che non c’è età per ricominciare ed essere felici, nonostante il passare del tempo.