fbpx
Connect with us

Biografilm

‘The other side of the river’. Quando il femminismo militante è una scelta obbligata.

Al #Biografilm Festival la storia di Hala, giovane curda in lotta per la libertà.

Pubblicato

il

The other side of the river

Al #Biografilm Festival la storia di Hala, giovane curda in lotta per la libertà.

Scegliere di vivere ‘on the other side of the river’ – simbolicamente e concretamente -non è affatto facile, specialmente per una ragazza di 19 anni piena di sogni e vitalità. Nel coinvolgente documentario The other side of the river, la regista tedesca Antonia Kilian racconta la scelta radicale e determinata di Hala, il suo percorso coraggioso verso l’emancipazione personale, le sue motivazioni individuali e civili e l’adesione ad un movimento per la liberazione femminile forte e ben organizzato.

The other side of the river: vivere oltre l’Eufrate

Già nelle prime scene la regista racconta come e perché è nata l’idea di raccontare questa storia: quando la città di Minbij, nel nord-est della Siria, venne sottratta all’ISIS ad opera delle Forze Democratiche Siriane, Antonia Kilian si reca là con la cinepresa in spalla, aggregandosi a un gruppo europeo di solidarietà.  Giunta nei luoghi liberati, proprio in quei giorni, sente parlare delle guerriere curde dell’Unità di Protezione delle Donne, la brigata femminile della milizia di Unità di Protezione Popolare.  Si dice che proprio loro abbiano giocato un ruolo chiave nella liberazione della città e la curiosità documentaristica della regista aumenta finché non decide di  andare a conoscere questo gruppo di giovani rivoluzionarie. L’incontro con la storia di Hala, per la densità dei contenuti e per la forza carismatica della protagonista, segna un punto di approdo della regista, che inizia poco a poco a lasciar spazio al prezioso un materiale umano incontrato.

«Sono andata nel nord-est della Siria nell’estate del 2016 – racconta la Kilian – proprio quando le Forze Democratiche Siriane (le forze della regione autonoma curda chiamata “Rojava”) hanno preso la città di Minbij allo Stato Islamico. Facevo parte di un movimento di solidarietà per il Rojava che si è formato tra gli attivisti di sinistra in Europa. Come femminista, ero incuriosita dalla loro promessa di liberazione delle donne basata sulla democrazia di base e volevo vedere come queste promesse sarebbero state messe in pratica».

Hala e l’Unità di Protezione delle Donne

Dall’incontro fra Antonia Kilian e la giovane rivoluzionaria nasce la narrazione di una storia che sarebbe potuta finire come tante storie di ragazze vessate, abusate e costrette a matrimoni forzati. Ma la diciannovenne curda Hala, grandi occhi neri, fiera e dolce al tempo stesso, si è ribellata ad un destino già ‘segnato’ ed ha scelto la lotta: per evitare un matrimonio forzato, Hala è fuggita dalla famiglia filo-Isis e si è arruolata nell’Unità di Protezione delle Donne, imparando a combattere spinta anche dall’ambizione di liberare altre donne. Quando l’esercito curdo libera la sua città natale, Hala può finalmente realizzare il suo sogno di proteggere tante donne indifese e vorrebbe innanzitutto liberare le sorelle dalla tirannia del padre.

«Quando ho incontrato Hala – continua la regista – abbiamo subito sviluppato un forte legame. Voleva urgentemente condividere la sua storia con me e ho trovato in lei grande forza ed energia positiva. Hala mi ha permesso di accompagnarla nel suo viaggio rivoluzionario, nella sua formazione e istruzione all’accademia, nelle sue lotte con la famiglia ed in quella per l’emancipazione delle sue sorelle e la liberazione di tutte le donne oppresse nella sua città, Minbij».

Una generazione di donne in cerca di libertà

In base a un mito assiro, svelato nel corso del documentario, un uovo cade nel fiume Eufrate e ne emerge la divinità femminile della luna e dell’acqua. Il fiume è dunque uno spartiacque fra il mondo maschile e quello femminile, un luogo simbolico dove scoprire la propria libertà in contrasto alla violenza patriarcale (Hala racconta, durante le interviste, storie terribili di donne lapidate e variamente soggette alla violenza maschile). Hala rappresenta una generazione di giovani donne in cerca di un cambiamento, di una vita nuova ed emancipata,  pur vivendo nel mezzo della guerra siriana, con conflitti su molti fronti, ed all’interno di un esercito rivoluzionario.

Questa opera, fra le molte altre del #Biografilm Festival, rappresenta perfettamente quanto evidenziato da Leena Pasanen, direttrice finlandese del Festival, rispetto ai temi dei documentari selezionati, che raccontano ‘coraggio, altruismo, resilienza e speranza’, in questo caso delle donne.

“Senza perdere la tenerezza”

The other side of the river non è solo un documentario, ma da un lato un’analisi sul significato più autentico e concreto di “femminismo militante”, dall’altro un inno alle sacrosante aspirazioni  di libertà ed autodeterminazione di tante ragazze e donne che scelgono la rivolta, l’esilio rivoluzionario e le deprivazioni della vita ‘militare’ alla tirannia ed all’oppressione maschilista e conservatrice di uomini che, ancora oggi nel terzo millennio, vogliono decidere dei loro corpi, della loro mente, del loro futuro.

I volti sorridenti, belli e genuini di queste ragazze in divisa, la naturalezza e consapevolezza con cui raccontano storie terribili di violenza, sicure di aver fatto la scelta giusta, contrastano con ogni forma di attivismo armato, sia pur rivoluzionario con obiettivi di liberazione: sembra che niente, così vuole raccontarle la regista, potrà far perdere loro la tenerezza verso la vita immaginata, verso le famiglie perdute, verso le compagne e sorelle destinate a scelte e matrimoni forzati e indesiderati.

 

  • Anno: 2021
  • Durata: 92'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Germania, Finlandia
  • Regia: Antonia Kilian