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Festival dei popoli

‘È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia’: dialogando tra femminismi vecchi e nuovi

La regista Constanze Ruhm, esplorando il lavoro di Carla Lonzi, femminista italiana e cofondatrice di Rivolta Femminile, ci conduce in un viaggio spazio-temporale nella storia della violenza sulle donne, dagli anni Settanta ai giorni nostri, rendendo omaggio ad artiste e proto-femministe in lotta dal XVII secolo per l’emancipazione

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È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia (

Il documentario È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia (It is at this point that the need to write history arises), scritto e diretto dall’artista, scrittrice e regista viennese Constanze Ruhm (presente alla proiezione)  è stato selezionato al 65° Festival dei Popoli di Firenze, nella sezione che ospita il collettivo Feminist Frames, un gruppo internazionale di cineaste femministe che produce film indipendenti di generi diversi e in dialogo creativo con varie discipline artistiche.

In collaborazione con il Festival dei Popoli, Feminist Frames curerà un percorso di cinque proiezioni, moderando le introduzioni e le conversazioni a seguire: scopo del gruppo  (il cui lavoro  è sostenuto dal progetto IMFilmPNRR NextGeneration EU, con sede presso l’Università di Modena e Reggio Emilia) è quello di creare una rete di sostegno, solidarietà e co-creazione in una prospettiva femminista.

 È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia si muove pertanto all’interno della storia del femminismo, tra lotte individuali e collettive raccontando, in modo immaginifico e visionario, i gruppi proto-femministi, le intellettuali e le artiste che hanno segnato i momenti salienti di un lungo percorso di emancipazione ancora oggi in evoluzione.

In particolare, fra le figure maggiormente rappresentative cui è dedicato il film, c’è la femminista e autrice italiana Carla Lonzi, critica d’arte e protagonista delle rivolte femministe degli anni ’70 e ’80, che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a fare ricerca su un gruppo di proto-femministe francesi del XVII secolo, conosciute come “Les Précieuses”, un progetto rimasto incompiuto dopo la sua morte avvenuta prematuramente nel 1982.

Le “Précieuses” è considerata come un’ ‘eco della storia’: un orizzonte storico e, allo stesso tempo, un vero e proprio gruppo di donne con cui identificare sé stesse e Rivolta Femminile. Constanze Ruhm, prende le mosse dal progetto incompiuto della Lonzi come punto iniziale simbolico e cassa di risonanza per la sua narrazione, al fine di ripensarlo in una prospettiva contemporanea, per evidenziare specifiche esperienze femministe nell’arco di tre secoli e stabilire così una continuità storica dove tale connessione non era così immediatamente visibile.

Un viaggio simbolico tra luoghi, tempi e archivi del femminismo

Carla Lonzi rappresenta un’epoca, quella del risveglio, dell’autodeterminazione e della consapevolezza di un’appartenenza che, durante i secoli precedenti, pure esisteva ma veniva duramente contrastata e osteggiata, rimanendo dunque sopita e occultata.

Nel 1992 è stata pubblicata postuma l’opera ‘Armande, Sono Io!’ che documenta  appunti, pensieri e schizzi di Carla Lonzi sulla storia del gruppo protofemminista “Les Précieuses”, il cui interesse era nato in connessione con una crisi personale e sullo sfondo della sua indagine sulle relazioni di genere e sui modelli di ruolo, ma anche riguardo alle sue riflessioni sul collettivo femminista romano Rivolta Femminile, da lei co-fondato.

Partendo da un luogo fisico di grande importanza per il femminismo romano, la Casa Internazionale delle Donne, la regista racconta la storia di una scoperta, poco probabile in termini reali ma efficace dal punto di vista cinematografico, avvenuta nei sotterranei di questo centro femminista: sarebbe stata infatti rinvenuta, durante le ricerche nell’archivio della Casa, a cura di una giovane regista femminista, una cassa in decomposizione contenente materiale cinematografico che, dopo un esame forense, sarebbe difficile datare a 360 anni fa.

Mentre donne del passato e del presente, artiste, poetesse, attrici e attiviste, appaiono e scompaiono come attrici ad un casting o come fantasmi vendicativi che infestano il giardino della Casa Internazionale (ex carcere femminile a Roma) o i bei paesaggi siciliani, una fittizia stazione radio femminista, chiamata Radio Dafne commenta la trama e rivolge anche lo sguardo ai frammenti di un oscuro specchio storico che rimanda la narrazione atavica dell’oppressione e della violenza a cui le donne sono state sottoposte nel corso degli anni. Anche le  Précieuses francesi del XVII secolo si trasformano in cineaste femministe o si fondono nei gruppi romani di autocoscienza degli anni ’70.

Artiste in lotta: Rivolta femminile e Artemisia Gentileschi

Molte le artiste ‘presenti’ o rievocate nel film, selezionate a vario titolo dalla regista ma tutte in collegamento con Carla Lonzi. Ad esempio Suzanne Santoro, vicina alla Lonzi e alla Rivolta Femminile nonostante alcune divergenze di idee, o Stephanie Oursler, amica di Santoro, appartenente anche lei a quella cerchia, mentre Maria Grazia Chinese fu un’importante alleata di Carla Lonzi, che pubblicò il libro fotografico di Chinese ‘La Strada Più Lunga’, attraverso la casa editrice Rivolta Femminile.

Album, fotografie, citazioni, rievocazioni e filmati originali di opere di diverse artiste femministe contemporanee e non a Carla Lonzi e che lavoravano su argomenti strettamente in linea con i suoi interessi servono come materiale per la narrazione e diventano elementi della trama: tra queste la pubblicazione ‘Armande, Sono Io!’ della stessa Carla Lonzi (1992); due oggetti fotografici della serie ‘Black Mirrors’ di Suzanne Santoro (1976); il citato libro fotografico ‘La Strada Più Lunga’ di Maria Grazia Cinese (1974); il libro d’artista ‘Un Album di Violenza’ e la brochure ‘Five Cuts’ (entrambi del 1975) di Stephanie Oursler; il cortometraggio in 16mm ‘Il Piacere del Testo’ di Adriana Monti (1977); i film in Super8 ‘Le Texture di Anna’ (1973-76) e ‘Fughe Lineari In Progressione Psichica’ (1975) di Annabella Miscuglio; il lungometraggio ‘Processo Per Stupro’ (1979) del collettivo femminista romano Collettivo femminista cinema (Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Rony Daopoulo, Paola de Martis, Annabella Miscuglio, Loredana Rotondo) e i dipinti della pittrice barocca italiana Artemisia Gentileschi, che trattano delle esperienze di violenza a cui la stessa artista è stata esposta.

La relazione tra Carla Lonzi e Artemisia Gentileschi  si basa nel film principalmente sul concetto di autoritratto, significativo sia nella scrittura di Lonzi che nell’opera pittorica di Gentileschi: la pittrice divenne infatti una figura fondamentale per il collettivo di artisti femministi Beato Angelico, emerso da una scissione all’interno di Rivolta Femminile. Questo collettivo, fondato da diverse artiste femministe come spazio artistico indipendente a Roma negli anni ’70, ha presentato un dipinto di Gentileschi nella sua mostra inaugurale.

Autoritratto: il Bisogno di Fare Storia

Libro fondamentale per la storia e l’arte femminista, per come si scrive d’arte e come preambolo della pratica dell’ascolto che rivoluzionerà il femminismo di Carla Lonzi, Autoritratto è l’opera che ha influenzato la regista nel fare questo film.

“L’idea di presentare opere di artiste femministe di diverse generazioni si ricollega alla pubblicazione ‘Autoritratto’ di Carla Lonzi pubblicata nel 1969 – racconta la Ruhm – una pubblicazione composta da una serie di interviste ad artisti realizzate da Lonzi tra il 1965 e il 1969, prima registrate, poi trascritte, infine ricomposte in un montaggio testuale in cui non rimane nulla del continuum dello scambio originario. (…) L’uso del montaggio e la dimensione dell’oralità, dello scambio e della condivisione fanno di ‘Autoritratto’ un lavoro fortemente sperimentale, interamente permeato dalla tensione che animava allora Carla Lonzi tra la volontà di rinunciare all’autorità della critica e l’affermazione della  posizione autoriale capace di reinventarsi sulla base di questa rinuncia: il libro pone fin dal titolo al centro l’io dell’autore, ma lo fa a partire dal rapporto orizzontale e non gerarchico che si instaura con le altre voci – quelle degli artisti – coinvolte nel libro: Così, il mio film può essere visto anche come un ritratto di Carla Lonzi che assume come struttura il metodo da lei stabilito in ‘Autoritratto’.

Nel suo viaggio nel tempo e nello spazio, Carla Lonzi incontra a Palermo l’attrice seicentesca Armande: “È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia”, è a questo punto che nasce il desiderio di scrivere la storia e si pone la questione di come sviluppare un nuovo approccio alla storiografia femminista, al centro della ricerca di Lonzi e quindi anche del film, che oscilla tra finzione e realtà, tra documenti reali e inventati.

Poiché “la memoria inizia in un mondo inventato”, come recita in apertura del film la citazione del collettivo femminista napoletano Le Nemesiache e, allo stesso tempo, diventa un archivio della stessa arte  femminista.

È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia

  • Anno: 2024
  • Durata: 96'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Austria, Portogallo
  • Regia: Constanze Ruhm