Con La ruota del Khadi – L’ordito e la trama dell’India, Gaia Ceriana Franchetti ci mostra un’India ai più inconsueta. Il film documentario è uscito in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nel 2019 e ci accompagna alla scoperta di un filo, il Khadi appunto. Così prezioso da diventare tessuto che ricopre tutto il vasto e vitale Paese indiano, la sua storia, il suo sviluppo ed il suo avvenire.
In un racconto cadenzato nelle sue deviazioni filosofiche, sociali e politiche dai ricordi e le riflessioni di Tara Gandhi, nipote del mahatma Gandhi, La ruota del Khadi – L’ordito e la trama dell’India è uno squarcio riuscito nell’essenza di un popolo, di un mondo in cui realtà e spiritualità convivono.
Il Kadhi: un filo e l’arte tessile dell’India
Il Khadi è la sostanza di una stoffa di cotone, filata e tessuta a mano, lavorata originariamente su un filatoio chiamato charka. Ogni area dell’India ha il suo “Khadi”, le sue tecniche di lavorazione, stampa, i suoi colori vivaci e abbaglianti. Una inaspettata tradizione artigianale lo lega fortemente al tessuto popolare dell’India: lo stesso Gandhi contribuì a valorizzare il khadi come forma di produzione autoctona, nella pacifica opposizione al colonialismo inglese. Dagli handlooms e powerlooms, il Khadi è al centro di una evoluzione nella lavorazione tessile che, pur se inevitabile, trattiene a sé la manualità quale simbolo di forte identità.

Uomo e natura: un legame indispensabile
In un momento storico come il nostro, Tara Gandhi, nel rievocare suo nonno, la Grande Anima dell’india, enfatizza il rapporto indissolubile tra uomo e Natura che Gandhi ha da sempre abbracciato. Il Khadi diventa legame di sopravvivenza anche nella necessità di preservare e di convivere in armonia con la natura e le sue regole, rifuggendo da sprechi, consumi e avidità. Come mostrato in La ruota del Khadi, l’unica salvezza è riabbracciare la consapevolezza di essere parte non indispensabile del mondo.
La vitalità dell’India
Gaia Ceriana Franchetti conosce benissimo l’India. La macchina da presa affronta a viso aperto volti, suoni, ambienti, padrona degli spazi che ci mostra. Dentro una dimensione umana carica di semplicità e vita, trascendendo ciò in cui ci immerge. Lo spirituale aleggia e lo percepiamo da osservatori esterni ancora più chiaramente. Veniamo ipnotizzati da ritmi, colori di una ruralità vitale, di un’arte tessile che è parte essenziale dell’identità indiana. Regista indipendente di documentari, Gaia Ceriana Franchetti nel 1995 crea Indoroman per la raccolta e l’utilizzo delle stoffe ancora prodotte con telaio manuale tra il Mediterraneo e l’India. La ruota del Khadi – L’ordito e la trama dell’India diffonde un’eredità tessile da difendere.