5 film ci raccontano la Guerra del Golfo: il conflitto che ha caratterizzato la politica internazionale per molti anni. Era il 1990, quando quelle terre lontane, studiate sui libri di scuola, divennero protagoniste di eventi tragici.
L’Iraq del rais Saddam Hussein invade il piccolo Stato del Kuwait, provocando la reazione dell’ONU, che rispose con un intervento militare. Le conseguenze del conflitto furono drammatiche per la popolazione locale, già stremate da una dura tirannia. Ma anche il mondo occidentale pagò un caro prezzo.
Gli Stati Uniti il Poliziotto del mondo
Il governo e l’esercito statunitense assunsero il ruolo di leader di questo conflitto in medio oriente. Nulla di nuovo; nella loro breve, ma intensa storia, gli Stati Uniti d’America, hanno più volte assunto il ruolo di “poliziotto” del mondo. In nome della democrazia e della libertà, l’esercito a stelle strisce è intervento in ogni angolo del globo.
Nessuno può mettere in dubbio il valore di tali interventi, basti pensare alla seconda guerra mondiale e quale sarebbe stato il destino dell’Europa, senza il contributo dell’America. Ma il governo di Washington non è stato certo esente d’interesse di ogni natura.
Dietro le pubbliche e nobili motivazioni di salvatori della democrazia, erano e sono tutt’ora palesi le vere ragioni che spingono gli Stati Uniti a intervenire in ogni conflitto. Spesso ha ingannato il proprio popolo e il mondo intero, per costruire a tavolino un nemico da combattere. E la guerra del Golfo diventa un caso emblematico.
La prima guerra del villaggio globale
Questo conflitto, sotto il profilo mediatico, rappresenta l’apice di un processo iniziato almeno cento anni prima. Può sembrare paradossale, ma ogni guerra ha dato un forte stimolo per la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa.
Il telegrafo è stato centrale nella guerra in Crimea e la radiofonia si è sviluppata soprattutto tra le due guerre mondiali. Ma queste tecnologie ci appaiono del tutto obsolete paragonate ai mezzi usati nel conflitto del Golfo, la prima guerra del villaggio globale. È qui che fa la sua prima comparsa il telefono satellitare, usato dai militari, ma anche dai giornalisti, come Peter Arnett.
I film che ci raccontano la Guerra del Golfo

Green Zone: il film sulla seconda Guerra del Golfo
L’aspetto tecnologico e non solo, è centrale in alcuni film ambientati durante la guerra del Golfo. È il caso di Green Zone (2010) di Paul Greengrass, basato sul libro Imperial Life in the Ermerald City, scritto dal giornalista Raijv Chandrasekarn.
La vicenda si svolge nel 2003, durante la seconda guerra del Golfo. Il regime di Saddam Hussein è ormai caduto e l’esercito americano è impegnato nella ricerca delle armi di distruzione di massa. Il militare Miller (Matt Damon) è al comando di una squadra, con il preciso compito di scoprire le armi del regime. Ma dopo alcuni tentativi falliti, sorgono vari dubbi sulla reale efficienza del servizio d’intelligence. Miller inizia a fare delle domande scomode ai suoi superiori, ma questi lo invitano a limitarsi a ubbidire ai comandi. Il militare entra in contattato con un Brown (Brendan Gleeson), un membro della CIA e con una giornalista. E scopre che il governo americano era consapevole dell’inesistenza delle armi di distruzione di massa e fatto circolare false notizie per intervenire in Iraq.
Green Zone rappresenta al meglio tutto l’apparato tecnologico posseduto dall’esercito americano, ma il film ha anche altri meriti. Con una regia veloce, soprattutto nelle sequenze iniziali e un montaggio serrato, documenta la drammatica situazione della popolazione locale.
Questo lungometraggio dimostra come sono cambiati i tempi per la produzione cinematografica. Il film è prodotto dalla Universal Pictures, una delle major americane, ma riesce, con potenza, a denunciare le malefatte del governo statunitense.
Green Zero è spettacolare, per certi versi commerciale, ma con una forte connotazione politica. E l’alleanza tra giornalista caparbia e militare isolato evita ogni risvolto sentimentale ed è finalizzata a dimostrare le menzogne create ad arte dal governo.

Official Secrets – Segreto di Stato
La seconda guerra del Golfo è centrale anche in Official Secrets – Segreto di Stato (2019) di Gavin Hood. Il film è tratto dalla vicenda, realmente accaduta, di Katharine Gun, la whistleblower britannica, che denunciò le pressioni illecite, all’interno delle Nazioni Unite, di Regno Unito e Stati Uniti per l’intervento in Iraq.
Katharine (Keira Knightley), è una giovane donna, che lavora come impiegata presso il GCHQ. Un giorno riceve sulla sua posta elettronica, un messaggio della National Security Agency finalizzato a guadagnare voti per sostenere l’intervento in Iraq. Katharina non vuole sostenere, con il suo lavoro, un’azione illecita a favore di una guerra che causerebbe milioni di vittime. Decide di consegnare una copia del messaggio a una sua amica pacifista. Martin Bright (Matt Smith), un giornalista del The Observer, decide di pubblicare il documento. Il caso diventa di portata internazionale e Katharine dovrà affrontare un lungo e pericoloso processo.
La vicenda di Katharine Gune fece scalpore in tutto il mondo e fu scritto anche un libro The Spay Who Tried to Stop a War di Marcia e Thomas Mitchell.
Il film, forse nell’intento di creare un’atmosfera da thriller politico, si complica in alcuni punti, ma gli autori riescono, in ogni modo, a raccontare lo sdegno dell’opinione pubblica mondiale nei confronti di una guerra inutile.
Nella redazione de The Observer ci sono degli schermi televisivi dove scorrono le immagini delle manifestazioni pacifiste che si tennero in tutte le città del mondo.
Come in Green Zone, anche in Official Secret si dà grande potere alla stampa. È attraverso il lavoro giornalistico che la vicenda acquista una visibilità internazionale.
Il giornalista non incontra quasi mai, chi lavora sul campo. Le forze contrarie al conflitto agiscono autonomamente. Come se le ragioni che condannano la guerra fossero una naturale conseguenza dei fatti, che il governo vuole nascondere.

Jarhead: il film sulla prima Guerra del Golfo
Con Jarhead (2005) di Sam Mendes si cambia ambientazione. Centrale non è più la seconda, ma la prima guerra del Golfo degli anni Novanta. Il film è tratto dall’omonima autobiografia dell’ex marine Anthony Swofford.
Anthony (Jake Gyllenhaal) si arruola nei Marines e dopo un duro addestramento raggiunge la prima linea nel nord dell’Arabia Saudita, nell’operazione Desert Shield. Desiderosi di combattere i Marines si stancano di esercitarsi sotto il sole rovente del deserto e iniziano a parlare delle loro fidanzate e mogli infedeli. Dopo molti giorni arrivano al confine con il Kuwait. Anthony e un suo compagno partecipano come cecchini in una missione. Il loro compito è quello di uccidere due ufficiali della Guardia Repubblicana, ma quando stanno per sparare il loro primo colpo vengono interrotti. La guerra finisce e Anthony torna a casa senza avere mai usato il fucile
Jarhead è un war movies e ha come modello dichiarato Full Metal Jacket (1987) di Stanley Kubrick. La struttura dei due film è molto simile e ci sono delle sequenze in Jarhead che vanno ben oltre la semplice citazione. Le interviste dei Marines, il sadismo dell’istruttore, la pazzia di alcuni militari sono solo alcuni esempi. Come nella celebre pellicola di Stanley Kubrick, anche Jarhead, segue un percorso segnato da tappe.
Addestramento, battessimo del fuoco e maturazione del protagonista. Ma se nel film dedicato alla guerra nel Vietnam questi tre momenti si sviluppavano in pieno, in Jarhead ciò avviene solo per la prima tappa.
In questo film, infatti, il battessimo del fuoco e la conseguente maturazione del personaggio non si verificano, sembrano bloccate da una forza misteriosa.
I protagonisti combattono una guerra che non sentono loro. Hanno il desiderio di vivere le stesse sensazioni dei loro genitori, ma la loro maturazione non si realizza.

The Devil’s Double e Niente velo per Jasira
Di tutt’altro genere è The Devil’s Double (2011) una produzione belga-olandese, diretta da Lee Tamahori. Il film è interpretato da Dominic Cooper nel doppio ruolo di Uday Saddam e Latif Yahia.
Il giovane Latif inizia a lavorare per figlio maggiore del dittatore iracheno, Uday, come suo sosia. Il giovane, in questo modo, conosce la malvagità e la pazzia della famiglia Saddam e sente cancellata per sempre la sua vera identità.
In Niente velo per Jasira (2007) la guerra del Golfo è solo sullo sfondo, ma dà il ritmo all’intera vicenda. Il film è diretto da Alan Ball ed è basato sul romanzo La Beduina di Alicia Erian.
Sono gli anni della prima guerra del Golfo e la tredicenne Jasira (Summer Bishil) viene mandata in Texas, dove vive suo padre di origine araba. La ragazzina si trova sola in un ambiente ostile. Jasira diventa la baby sitter di Zak, figlio dei vicini di casa. Tra offese di razzismo e preconcetti, inizia a scoprire la sua sessualità.
È questo un lungometraggio che usa la prima guerra del Golfo, per descrivere la società americana. Una tranquilla cittadina del sud diventa un luogo pericoloso per una ragazzina che sta diventando donna. Il regista mette in campo tutti i pregiudizi dell’americano medio, che si preoccupa di far sventolare la bandiera a stelle e strisce nel suo giardino.