Mario – Una Serie Di Maccio è la serie di Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, che torna a dare bella mostra di sé, disponibile sull’on demand di Sky.
Nata nel 2013, Mario è stata la serie (sui generis, come ogni prodotto di Maccio) che ha lanciato il comico nato in tv e sul web nel mondo del mainstream: protagonista il pluritelegattato Mario, presentatore di telegiornale che si trova invischiato in una storia grottesca e surreale ambientata nel mondo del giornalismo.
Sulla scia del leggendario Boris (che sta per tornare, per i tipi di Disney Plus, con la quarta attesissima stagione), Mario fu ideata con lo scopo di prendere in giro, con fare leggero ma in realtà con occhio acuto, la sete di sangue e il cinismo che impera(va?) nei magazine di attualità su piccolo schermo. Tutto ovviamente condito dall’intelligenza caustica e a volte inafferrabile del suo autore: Maccio Capatonda parte da una laurea in tecniche pubblicitarie, partecipa agli storici programmi della Gialappa’s -da Mai Dire Lunedì a Mai Dire Martedì– sfondando con i suoi finti reality, come Il Divano Scomodo, IlGabinetto e Grandangolo, tutti caratterizzati da una vena ironico-demenziale, infarciti di calembour lessicali.
Lo stile di Maccio si acuisce pian piano fino a sfiorare le macerie umane di Ciprì & Maresco nell’indimenticato Cinico Tv: e passando dal web alla radio alla televisione senza soluzione di continuità, forte di un fandom radicatissimo e forsennato, si consolida proprio con Mario, che nel 2013 va in seconda serata su MTV Italia con due serie di 17 episodi ciascuna. Lì Maccio è Mario, ma anche Oscar Carogna, Ippolito Germer e Piero Peluria, insieme al sodale Herbert Ballerina (aka Luigi Luciano), tutti personaggi basati su giornalisti e anchor man presenti nelle varie reti, tutti legati ad un giornalismo d’assalto di cattivo gusto e spesso di cattiva professione.
Se ogni puntata coincide idealmente con un’edizione quotidiana del tg fittizio, la storia si dipana ininterrotta per due stagioni, anticipando la genialità di Maccio che esploderà di lì a poco anche su grande schermo: Italiano Medio e Omicidio All’Italiana, con in mezzo l’altra geniale serie targata Sky,The Generi, infatti altro non sono che propaggini di Mario, continuando a puntare il dito su un bestiario umano vario ed eventuale ma tragicamente vero, che esagera una realtà televisiva cinica e senza scrupoli, con derive umane e culturali che ancora oggi affliggono il paese.
La trama sembra ingarbugliata e in effetti lo è, sfiorando il puro nonsense e puntellata da interrelazioni al limite della follia: i timori che una comicità nata dalle gag veloci si esaurisse subito c’erano tutti, e invece Capatonda ha sorpreso non pochi con una sceneggiatura in realtà solidissima, trovate comiche irresistibili e un’idea di serialità fortissima che stravolge le aspettative narrative ad ogni svolta.
C’è il teatro dell’assurdo, in Maccio Capatonda, e un deliberato abbandono di ogni costrutto drammaturgico razionale e convenzionale, con un netto rifiuto del linguaggio sequenziale, che però contribuiscono a creare un totem (il personaggio di Capatonda) che tra uno sketch e l’altro, tra la pausa di una risata e l’altra, ci sono verità che noi stessi a volte consapevolmente dimentichiamo.