Tra i 10 film in concorso ne le Giornate degli Autori della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, 200 Metri di Ameen Nayfeh con il 68,9% delle preferenze aveva conquistato il Premio del Pubblico BNL. Tengo Miedo Torero (My Tender Matador) di Rodrigo Sepúlveda lo aveva affiancato (67,9%) insieme a Spaccapietre di Gianluca & Massimiliano De Serio (57,2%).
Opera prima di AmeenNayfeh, 200Meters (200 Metri) , è il racconto di una quotidianità normale e allucinante. Quella di Mustafa (l’empatico Ali Suliman, de Il paradiso probabilmentedi Elia Suleiman) e sua moglie Salwa (Lama Zreik), insieme ai loro figli. Abitano a soli 200 metri di distanza l’uno dall’altra, ma sono separati dal muro che divide la Strisica di Gaza dalla Cisgiordania, entrambe terre palestinesi. Ragioni di lavoro, il rifiuto di Mustafa di accettare la carta di identità isrealiana impediscono ai due di vivere sotto lo stesso tetto. Marito e moglie cercano di far funzionare una vita per lo più distante: oltre il muro le due case si danno la buonanotte reciproca giocando con le luci ed il telefono.
200 metri: quel muro fisico ed interiore
Senza il permesso non si oltrepassa il muro: oltre ad una estenuante serie di controlli che i Palestinesi devo accettare e subire pur di sopravvivere. Lavorando come manovali per gli Ebrei, per giunta. Il giorno in cui suo figlio finisce in ospedale, Mustafa non supera i controlli per entrare in Israele. Così l’uomo è costretto a passare illegalmente il confine alla guida di esperti ‘traversatori’ pagati a suon denaro. Così, gli iniziali 200 metri diventano 200 km, in una corsa contro il tempo dove Mustafa non è solo. Al suo fianco, una serie di personaggi, ciascuno col proprio obiettivo dentro. Tra questi, una giovane e ambigua filmmaker tedesca (Anna Unterberger) in incognito, che sta realizzando un documentario.
Ameen Nayfeh descrive così le ragioni della storia: “Quando si menziona la Palestina, probabilmente a venire in mente sono le immagini del muro, dei posti di blocco e dei soldati. Immagini, queste, che sono presenti anche in questo film. Tuttavia, l’attenzione è concentrata su quanto questa divisione influisca negli esseri umani, per fare luce su quei muri invisibili originati da una barriera fisica. Qui, in Palestina, siamo abituati ad adattarci a nuove situazioni, a fare come viene detto e a camuffare i nostri sentimenti. Ma questo non dovrebbe essere più accettabile. La libertà di movimento è un diritto umano fondamentale che appare come una favola in una realtà così brutale. Il protagonista Mustafa ha obbedito alle regole, ha sopportato l’umiliazione e ha fatto come gli è stato detto per garantirsi una piccola possibilità di stare con la sua famiglia, ma quando quelle stesse regole che lo hanno alienato mettono in pericolo i suoi cari e il senso della paternità, potrà ancora obbedire?”.
La storia di tanti Palestinesi
Di sicuro è lo status di abitante di un territorio smembrato, non più proprio come un tempo, in cui si è costretti a continue limitazioni della propria libertà, a colpire l’attenzione di chi guarda. Ameen Nayfeh gira senza fronzoli né metafore, dando immediatamente l’impronta del reale di ciò che rappresenta. Comprendiamo la caparbietà di Mustafa nel non accettare la carta di identità israeliana, ci meravigliamo di come siano palesi le discrepanze economiche e di sviluppo di due Stati, opposti anche nell’anima. Da questo viaggio anche noi impareremo qualcosa, soprattutto quanto sia complicato vivere in luoghi del genere, ordinare un caos esistenziale così lampante. Accettare ingiustizie palesi.
200Meterspur restando in superficie, ci fa entrare dentro un pezzo di esistere di cui sappiamo veramente poco.
200 Meters è una produzione Odeh Films (Palestina); coprodotto dalle italiane MeMo Films e AdlerEntertainment, MetaforaProduction (Qatar), le svedesi Film i Skåne e Way Feature Films. True Colours per le vendite internazionali. Distribuito in sala da I Wonder Pictures.
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