Nella serie tv THE CRY, in onda su TIMVISION, Jacquelin Perske ha adattato l’omonimo libro del 2013 di Helen Fitzgerald e trova in Jenna Coleman un’ attrice protagonista davvero convincente. Nei panni di Alistair troviamo l’attore Ewen Leslie ( China Girl).
La mini serie è stata trasmessa per la prima volta nel Regno Unito su BBC One dal 30 settembre al 21 ottobre 2018, è composta da 4 episodi ed è diretta da Glendyn Ivin,
Un racconto che si sofferma su un dramma frequente e a volte trascurato come quello della depressione post-partum. Un’interpretazione efficace da parte di Jenna Coleman che incarna perfettamente un disagio, convincendo nuovamente dopo la sua Regina Vittoria ( Victoria).
LA STORIA
Siamo in Scozia. Joanna e Alistair sono una normale coppia che ha appena avuto un bambino. E’ soprattutto la madre a badare al piccolo Noah: Joanna sembra vivere solo per occuparsi di lui e ogni altra attività le sembra ormai preclusa. E’ come “obbligata” ad accudire il bambino mentre il padre è assorbito dalla sua carriera. Inoltre, Alistair ha deciso di recarsi nella sua terra natale, l’Australia, per tentare di riprendersi Chloe, la figlia adolescente che l’ex moglie gli ha portato via quattro anni prima. La coppia affronta così il lungo viaggio, turbata dai continui pianti di Noah. Giunti in Australia, mentre si dirigono verso la casa della madre di Alistair, i due decidono di fermarsi a un supermercato per fare alcune compere, lasciando per pochi minuti il loro bambino addormentato in auto. E accade la tragedia: Noah scompare nel nulla, lasciando i genitori nello sconforto e dando il via a un’affannosa ricerca. Tra colpi di scena e misteriosi risvolti soprattutto Joanna sarà sotto l’attenzione dei media.
PERCETTIBILE SENSAZIONE DI DISTURBO
La storia non viene raccontata linearmente. Questo appare evidente già dalle prime immagini e potrebbe provocare qualche perplessità. Eppure è una scelta che ha un suo perchè. Serve molto probabilmente a sottolineare il “disturbo” di cui soffre la protagonista dopo il parto. Palesemente turbata dai pianti del figlio, dai ritmi quotidiani, dalla mancanza di una costante presenza del marIto che la sostenga, Joanna sembra sempre sul ciglio di un baratro. Sorride ma non sorride, dorme ma non riposa, accarezza l’idea di essere madre ma ne rifugge con lo sguardo perso. Una condizione la sua di accecante smarrimento che è reso a noi percettibile dalla straordianria interpretazione di Jenna Coleman. Senza necessità di calcare troppo la mano, sembra davvero essersi immersa in quel mondo oscuro che è la depressione post partum, trasmettendo un malessere palpabile.
THE CRY: IL PIANTO E’ QUELLO DI NOAH MA ANCHE QUELLO SILENZIOSO DI JOANNA
Il pianto del titolo della storia è quello di Noah, il neonato della coppia. E’ davvero un sottofondo costante già dal primo episodio: martellante, ripetuto. La storia scritta da Jacqueline Perske prende proprio da questo pianto lo spessore drammatico , fino alla svolta thriller, al mistero di dove sia potuto finire quel pianto, chi avrà posto fine al disagio di Joanna? Da quel suono deriva tutta la tensione. Il dramma è silente per tutta la prima puntata, segnato dalle occhiaie di Joanna e dal pianto del bambino, una sorta di conto alla rovescia verso ciò che accadrà. In THE CRY la tensione è sempre viva anche in ciò che non mostra. La sceneggiatura, ottima, alterna dialoghi e silenzi. Non sono comunque le parole a fare i personaggi o a definirli quanto i loro comportamenti, palesemente “disturbati” da un dramma sottorraneo, un vulcano che sta per esplodere. Merito della serie è di aver saputo offrire una scittura intelligente che ha molteplici direzioni. Attraverso vari flashback si dipana una storia complessa che alla fine delle prime tre puntate culmina in veri e propri colpi di scena. In questo modo, THE CRY evolve sempre e passa con naturalezza dal dramma familiare e psicologico alla storia di vendetta e al Crime con indagini.

RUOLI SOVRAPPONIBILI
In questa alternanza di stili e direzioni non c’è univocità di intenzioni. Chi è il carnefice e chi la vittima lo decide col tempo uno spettatore spiazzato a volte nel turbine degli eventi. Jenna Coleman è una Joanna che interpreta varie versioni di se stessa. A volte riesce meglio di altre, ma è comunque brava a sostenere la tensione emotiva di un ruolo davvero difficile. In realtà questo aspetto “scollato” della narrazione ha suscitato varie perplessità tra gli spettatori della serie. A difesa delle scelte della regia sono intervenuti i fan della Fitzgerald, affermando che la serie segue lo stesso procedimento del libro. Nonostante l’opera lasci completamente spiazzati e instabili, hanno assicurato che alla fine ogni pezzo andrà al proprio posto. Ed è obiettivo della storia quello di rendere lo stato di frustrazione e inadeguatezza dei protagonisti. L’espediente del continuo flashback e dei rimandi in avanti e indietro nel Tempo serve proprio per far apparire il tutto in una dimensione di a-temporalità, che sottolineerebbe la grande confusione psicologica della protagonista.
“I’m really sorry you have to be Joanna for so long because I know it hurt my head”
-Helen Fitzgerald
Sono state infatti queste le prime parole dell’autrice del libro omonimo rivolte a Jenna Coleman al loro incontro. Interpretare a livello emotivo un personaggio così delicato, sensibile, che cammina incerta sull’orlo di ogni cosa è una vera sfida.
The cry: una sfida
Sfidando i rischi di creare un prodotto comprensibile a tratti, THE CRY sicuramente è quindi un azzardo. Per la narrazione della storia, che segue la linea del romanzo ma anche per la tematica forte su cui si basa: la depressione post-partum, i limiti dell’ amore materno, il labile confine tra mondo ovattato dell’infanzia e dimensione genitoriale. Confini così delicati e facilmente valicabili in modi a noi ignoti e che testimoniano purtroppo una temibile verità: quanto è grande la debolezza di noi esseri umani.
La serie è disponibile in streaming su Timvision