Una commedia nera in cui un’adolescente nel pieno della vita, deride la morte all’interno di un ospedale pubblico filippino: è Il Giovane Edward di Thop Nazareno, in competizione al Far East Film Festival
Se si riesce ad abituarsi all’idea di essere in un ospedale pubblico di Manila, dove la scarsità di letti, personale e igiene si presenta come il primo scenario assurdo da digerire, poi Il Giovane Edwarddi Thop Nazareno diventa anche una commedia amara.
Edward si aggira per i corridoi di questo sanatorio, come un giullare deridente, prendendosi gioco della morte e della malattia con sarcasmo sfacciato. Non può fare altrimenti, è la sua strategia catartica per scrollarsi la malattia e la sofferenza del padre.
Il Giovane Edward di Thop Nazareno: la trama
Il film apre con una macchina a mano a seguire medici e operatori di un ER, in dichiarata citazione del più famoso e “originale” E.R. – Medici in prima linea. Edward e il suo amico sono a zonzo per il pronto soccorso e nei primi tre minuti, appallottolano la dovuta drammaticità della scena, e se la gettano alle spalle. Risolta in dieci dollari sulla scommessa del tizio che, intanto, ci lascia le penne.
Edward e lì nei corridoi dell’ospedale che un po’ aiuta le infermiere e un po’ si fa gli affari degli altri, perché con il fratellastro Renato, si prende cura del padre ricoverato nell’ospedale della capitale filippina.
Le condizioni generali, malgrado la sdrammatizzazione amara del protagonista, sono agghiaccianti: gente ammucchiata nei corridoi, famigliari accampati sotto le brande sui cartoni; medici che visitano una volta alla settimana, laboratori analisi che consegnano in tre settimane. Le docce vissute come un evento raro. Il caldo, la promiscuità, la sporcizia. Le famiglie si sostituiscono al personale, insufficiente, a passano le loro vite al capezzale dei malati, occupandosi dei loro corpi debilitati. Edward, adolescente, vive questo delirio, cercando mentalmente di sbarcare il lunario, e mantenendosi miracolosamente sano…
La denuncia di Il Giovane Edward di Thop Nazareno
Le denunce in Il Giovane Edward di Thop Nazareno sono come una coltre nebbiosa sotto la freschissima brezza che spira nella storia personale di Edward. Il ragazzo si imbatte nelle falle del sistema sanitario filippino, ben lontano dall’essere democratico, quanto piuttosto corrotto; svela uno scandalo ripugnante sui corpi morti delle donne dimenticate; si imbatte in brutture e rigidità della società, in una Manila di vite allo sbando. Nazareno tende a rimanere sempre abbastanza distante con la macchina da presa, ad osservare in campi larghi le stanze affollate e fetide.
Si avvicina a Edward, finalmente, quando la storia si fa più intima. Quando cioè aiuta la giovane Agnes e si innamora di lei, una ragazza vittima di un incidente, di un pestaggio, della strada, di una qualche ingiustizia non raccontata. Per Agnes, Edward si fa pure la doccia. Per Agnes, Edward risponde ai doveri nei confronti del padre, anche quando Renato li scarica, rinfacciando al genitore di essere stato un padre a metà. Edward la pensa allo stesso modo in realtà, ma qualcosa in lui si muove e si prodigherà per il vecchio fino all’ultimo.
Situazioni e personaggi assurdi, in questo mattatoio di corpi deperiti; sembra il carrozzone di un freak show. I fluidi scorrono tra i lettini e i pazienti, gli odori si percepiscono come densi e tangibili. Il caldo allo stesso modo.
Ci sono i casi più disperati, ma Edward scherza su tutto, deride la morte con ingenuità e leggerezza. A volte è fastidioso perché prende sotto gamba la realtà e fa la figura dell’imbecille. Ma ama così evidentemente la vita, che il suo sbeffeggiare la malattia e la morte, è un’anestesia anche per la stessa Agnes.
Edward l’eroe giullare
L’unico momento di silenzio è quando arriva il bacio. La scena sarebbe potuta essere banale e ridondante; ma Nazareno la tramuta in una ridicola schernitura del bacio stesso, della baciante e del baciato, fissati nello sguardo ebete di Edward che chissà cosa pensa mentre le emozioni gli passano dal cuore.
Quando la morte, che Edward ha schivato e canzonato per tutto il film, gli fa visita con gli interessi, lui riesce a realizzarsi comunque come promotore di vita: Agnes non verrà data in pasto ai leoni necrofili, ma il suo cavaliere la condurrà nel Paradiso Perduto a bordo di un destriero a due ruote (il risciò).
L’opera di Nazareno non sarebbe stata completa senza il finale che il regista ha scelto, bilanciando perfettamente le emozioni e la durata della sua opera. L’eroe giocoso si ritira, accartocciato in posizione fetale, dando sfogo a tutte quelle lacrime che aveva sublimato in risate. In tre sole inquadrature (primo piano alle lacrime, figura fetale intera, campo lungo sulla gente ammassata), Edward abbassa le armi. La morte non si può vincere, ma si potrà ancora affrontare, da domani.
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