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Blow-Up di Michelangelo Antonioni. Ecco perché é un capolavoro

Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1967, Blow-Up è uno dei più intriganti e raffinati film di Antonioni, una squisita ricerca espressiva al servizio di un’operazione di grande fascino intellettuale. Impeccabile la recitazione degli interpreti, di grande efficacia emblematica l’ambientazione londinese.

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Blow-Up, un film del 1966 diretto da Michelangelo Antonioni, ispirato al racconto Le bave del diavolo dell’argentino Julio Cortázar. Il film, insieme a La notte il più premiato di Antonioni, ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1967. Nel cast si trovano attori già famosi, come David Hemmings, o in seguito divenuti tali, come Vanessa Redgrave e Jane Birkin. Sceneggiato da Michelangelo Antonioni, Edward Bond, Tonino Guerra, con la fotografia di Carlo di Palma e le musiche di Herbie Hancock, Blow-Up fu prodotto da Carlo Ponti.

Sinossi
Thomas, giovane affermato fotografo, riprende in un parco le effusioni di una coppia, ma la donna vuole a ogni costo i negativi. Thomas, con un trucco, gliene consegna invece un altro e quando sviluppa le foto, ingrandimento dopo ingrandimento, intravede un cadavere. Tornato di notte nel parco, Thomas ritrova il cadavere, che però la mattina dopo è scomparso. Qual è la verità e quale l’illusione?

Blow-Up è stato scritto da Michelangelo Antonioni in collaborazione con Tonino Guerra. E si basa sul racconto Le bave del diavolo di Julio Cortázar. Dall’esile script ottiene un eccellente risultato artistico. Nel film riesce a sviluppare, in una storia quasi scevra di sbavature (attribuibili a dei dialoghi che, al contrario delle immagini, non sono certo memorabili), il tema centrale del rapporto tra realtà ed apparenza. E, al contempo, a restituire l’atmosfera di fermento e trasgressione che si respirava nella Londra di quell’epoca. Tutto grazie a poche ma sicure pennellate, come ad esempio la sequenza della festa in casa, con gran parte degli avventori strafatti.

L’inafferrabilità di ciò che l’occhio umano percepisce e vede

Tutta la storia si nasconde dietro l’apparenza di una detection. Essa è effettuata dal protagonista Thomas, la cui professione è, ironicamente, quella di fotografo. L’uomo pensava di aver osservato una determinata cosa, che pareva quella principale, mentre il suo occhio non ne ha distinta un’altra ben più importante. Antonioni, attraverso questo escamotage, porta avanti il suo discorso di ricerca filmica. E afferma l’inafferrabilità di ciò che l’occhio umano (e di qualsiasi supporto usato, che sia una macchina fotografica o la sua estensione, la cinepresa per aiutarlo) percepisce e vede. E la conseguente necessità di catturare le immagini, per poterle scomporre, ricomporre e ri-guardare, in modo di avere un quadro meglio delineato della realtà che ci circonda, per poterla quindi interpretare.

Ma l’autore, con le sue beffarde conclusioni, ci dice anche, che si possono usare tutti gli strumenti che si vogliono. Si possono adottare gli accorgimenti più efficaci, ma la realtà resta qualcosa di imponderabile, incomprensibile e sfuggente. Come dimostra l’ultima leggendaria scena del film, con i mimi che improvvisano una surreale e immaginaria partita a tennis. Chiudendo il cerchio, quindi Blow-Up altri non è che una metafora del cinema, dove i registi, con l’aiuto di autori, attori e tutte le altre persone impegnate nel processo creativo, ricreano o da una storia già conosciuta, o dal nulla, una nuova realtà.

Antonioni e Di Palma, una collaborazione vincente

Antonioni colpisce nel segno, supportato dalla fattiva collaborazione del direttore della fotografia Carlo Di Palma, che dà luogo a un uso creativo della tavolozza dei colori (seconda volta per il regista ferrarese, dopo Deserto rosso) e dall’estemporaneo cast, con David Hemmings (che nove anni dopo, in Profondo rosso di Dario Argento, sarà ancora protagonista di una vicenda in cui si fa fatica a comprendere quello che si vede) che fa da ‘tramite’ delle immagini e gli altri attori in ruoli secondari – Vanessa Redgrave trentenne ha il ruolo più significativo dopo il protagonista, mentre Sarah Miles, Jane Birkin e la supermodella di allora Verushka hanno pochi o poco importanti dialoghi – girando un film di grande raffinatezza, ricorrendo a svariate scene in cui non è nemmeno necessaria una parola per spiegare ciò che mostrano, e visto con gli occhi di oggi, dotato di un linguaggio, malgrado i fieri detrattori del cineasta ferrarese, tuttora moderno.

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  • Anno: 1966
  • Durata: 110'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Gran Bretagna, Italia
  • Regia: Michelangelo Antonioni