La giovane avvocatessa Jasmine Bryant (Bresha Webb) viene incaricata di seguire il caso di Grace Waters (Chrystal Fox), una donna che si è dichiarata colpevole dell’omicidio del marito Shannon ( Mechad Brooks), un giovane fotografo. Il caso sembra essere tra i più semplici da risolvere. Ma Jasmine percepisce che le cose non siano ciò che sembrano e convincendo Grace a non firmare la sua dichiarazione di colpevolezza la esorta a raccontare come siano andati realmente i fatti. Emerge così la storia di una donna tradita dal marito che spinta a reagire dalla sua migliore amica Sarah (Phylicia Rashad) conosce il suo futuro marito ad una mostra ed è travolta dalla passione, ma il suo sogno diventerà presto un incubo.
Tyler Perry propone un’opera che si potrebbe classificare come legal thriller. Molti sono gli elementi di questo genere dal quale prendere spunto
Tyler Perry propone un’opera che si potrebbe classificare come legal thriller. Molti sono gli elementi di questo genere dal quale prendere spunto: ad esempio un giovane avvocato in cerca di affermazione che aspetta la buona occasione per fare colpo sul capo, come avviene per la protagonista, ma che durante il suo percorso mette in discussione se stessa e gli ideali che l’hanno portata ad intraprendere la professione. C’è poi l’accusata di un crimine terribile, che nasconde segreti inconfessabili da dover salvare da una pena certa. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi il lavoro svolto è accettabile, ma la stessa cosa non può dirsi per lo sviluppo della storia che offre ben pochi momenti di tensione drammatica e presenta molte falle delle quali anche lo stesso spettatore può rendersi conto.
Un’occasione del tutto mancata per il regista che aveva tra le mani gli strumenti per un buon prodotto
Un cast quasi tutto al femminile non basta per avere l’approvazione di una certa parte del pubblico, che aspetta con ansia una qualche evoluzione (soprattutto nella prima parte). Si è molto lontani da grandi successi come L’uomo della pioggia di Francis Ford Coppola o Schegge di paura, dove paradossalmente era proprio il dibattito in aula il momento di massima tensione, che nel caso de La verità di Grace, invece, diventa uno dei momenti paradossali della storia. Un’occasione del tutto mancata per il regista che aveva tra le mani gli strumenti per un buon prodotto.