Il settimo lungometraggio diretto da Michelangelo Antonioni, con Marcello Mastroianni è La Notte.
I premi de La notte con Marcello Mastroianni
Il film ha vinto Orso d’oro al Festival di Berlino, Nastro d’argento e David di Donatello per la regia del miglior film. Capitolo centrale della cosiddetta “trilogia esistenziale” o “dell’incomunicabilità“, segue L’avventura e precede L’eclisse. È stato considerato un film fortemente innovativo nei contenuti e nel linguaggio filmico.
Di rilievo il cast tecnico-artistico fra cui gli sceneggiatori Ennio Flaiano e Tonino Guerra ed i principali interpreti Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti. Al debutto nelle sale vi furono celebri interventi provenienti dal mondo intellettuale, fra cui quello di Alberto Moravia, che elogiò l’originalità della narrazione, e quello di Pier Paolo Pasolini, il quale analizzò acutamente punti di contatto e differenze con il romanzo La noia dello stesso Moravia, pubblicato proprio in quei mesi.
La trama
L’unione dello scrittore Giovanni e di sua moglie Lidia è ormai arrivata a un punto morto. Tra noia, flirt abbozzati e vagabondaggi senza meta, i due, a volte insieme, a volte separati, passano una giornata grigia, attanagliati dal loro malessere interiore. L’alba del giorno dopo li sorprende però in un attimo fugace di felicità.
L’alienazione borghese ne La notte
Dramma dell’alienazione borghese all’interno della società neocapitalistica italiana degli anni ’60 centrato su una coppia in crisi e sul suo breve percorso fra una visita a un amico morente e una festa in casa di un ricco industriale che sancirà definitivamente la fine del loro rapporto.
Tra i due personaggi quello della moglie è il meglio costruito, grazie anche a una sensibile e intelligente interpretazione di Jeanne Moreau che ne rende con grande intensità il tormento interiore (memorabile la sua passeggiata da sola per i sobborghi di Milano, che sembra quasi una citazione da Ascensore per il patibolo).
Il personaggio di Marcello Mastroianni, invece, è costruito secondo schemi più tradizionali che sono quelli tipici dell’intellettuale in crisi, ma il grande attore riesce comunque a portarvi in dono il suo talento e la sua capacità di introspezione, per quanto su un registro più grave rispetto all’interpretazione nel coevo La dolce vita. Monica Vitti stavolta ha un ruolo da comprimaria nei panni di Valentina, la figlia dell’industriale: personaggio non troppo differente dalle altre creature antonioniane interpretate nelle altre pellicole del maestro, reso in maniera sobria e senza i manierismi a cui talvolta si abbandonava l’attrice (e infatti si meritò un Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista).
Personaggi attratti dal non detto
La notte è un teatro lunare di personaggi legati dal vuoto, attratti dal buco nero del non detto. L’universo umano è una galassia, in cui i destini individuali si muovono come corpi celesti in rivoluzione. Ogni incontro è la momentanea sovrapposizione di due campi gravitazionali, che provoca una lieve deviazione della traiettoria, senza però sconvolgere le congiunzioni planetarie. Ognuno rimane vincolato alla propria orbita, che per Giovanni è l’orbita-scrittore e per Lidia l’orbita-donna. Il volo attraverso il cielo non è quello libero e leggero degli angeli e della fantasia, bensì quello meccanico e rumoroso di un apparecchio, obbediente alle severe leggi della fisica.
La notte è lo spazio interstellare privo di ogni luce, il buio completo che racchiude un’illusione di unità, mentre, di fatto, è il deserto in cui si perde l’eco muta del dolore incondiviso. Antonioni attinge dal noir – dalle note del jazz, dall’aroma del whisky, dall’aria viziata dei night club – il senso di una cupa e tragica armonia. Egli è la voce fuori campo che intona la musicalità ovattata di un suono monocorde. Un fischio prolungato che si spegne, in lontananza, mano a mano che la vita procede, dritta e lenta, verso il nulla. In questo film lo schematismo formale è l’immagine della totale inutilità del nostro agire nell’imperturbabile, precostituito ordine del cosmo. E, a conti fatti, è un perfetto sistema di incomprensibili, incomunicabili ed eterne solitudini.
Il film è disponibile su RaiPlay.