Viaggiare nella mente di Hayao Miyazaki è come perdersi in un fiabesco parco dei divertimenti, variopinto e pieno di giostre d’ogni tipo. Nessuna ha le fattezze delle altre, ma tutte generano la medesima sensazione. Ci si perde nella bellezza dei dettagli delle attrazioni, quelle opere così diverse tra loro, eppure estremamente preziose. Per incanto ogni pellicola, come un fiore che sboccia d’improvviso, cattura i nostri occhi in un silenzioso stupore. Chiunque bussi alla porta del mondo dell’artista giapponese viene trascinato in una dimensione dai tratti onirici. Bastano pochi istanti ed una giostra d’immagini prende vita, salgono a bordo spiriti del vento, maghi, principesse guerriere, streghe e creature ultraterrene. Filosofia, spiritualità, poesia. L’animazione perde i connotati propriamente occidentali e acquista quelle peculiarità tipiche del popolo del Sol Levante. Le emozioni umane sembrano danzare con l’armonia del tratto dell’artista, che colora il mondo, donando tonalità ormai perdute ad un’epoca resa monocromatica dagli eccessi del progresso. La cura dei dettagli caratterizza tutte le pellicole di Miyazaki: basta un fugace sguardo per apprezzare la bellezza dei paesaggi, in cui la natura, elemento sempre presente in tutte le opere, si fonde superbamente con gli elementi antropici. Sin dai primi lavori come disegnatore per conto dello studio Toei emerge l’abilità creativa di Hayao, neo-laureato in Scienze Politiche e fervente militante in un sindacato di sinistra. I primi anni trascorsi come animatore e concept artist lo legano alla figura di Isao Takahata, con il quale realizza il primo lungometraggio: “Lupin III – Il castello di Cagliostro”. Gli eccellenti risultati del successivo “Nausicaä della valle del vento” rappresentano un punto chiave nella vita del regista. Nel 1985, infatti, Miyazaki e Takahata fondano lo Studio Ghibli, futura dimora della creatività dell’artista nipponico. La libertà d’azione si denota immediatamente nel lungometraggio “Laputa: castello nel cielo”, dove è palese il caratteristico tocco sognatore di Hayao. Il film narra l’avventura di due ragazzi sulle tracce di una misteriosa isola fluttuante nel cielo. Il clamoroso successo ai botteghini di “Kiki’s delivery service” è fondamentale per l’espansione dello Studio Ghibli, che permette a Miyazaki di lavorare in maniera autonoma, privo delle pressioni delle major. Dopo “Porco rosso”, emblema della passione per i velivoli di Hayao (dettata dal lavoro del padre, proprietario di una fabbrica di componenti per aerei), nel 1997 prende vita “Principessa Mononoke”, che batte ogni record di incassi in Giappone e colleziona innumerevoli premi. Nella pellicola emerge il difficile rapporto tra l’uomo e la natura, sullo sfondo di un mondo popolato da creature tratte dalla mitologia giapponese. La fama del regista diventa internazionale nel 2001 con “La città incantata”, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e dell’Oscar per il miglior lungometraggio di animazione. “Il castello errante di Howl”, realizzato nel 2004 e tratto da un libro di Diana Wynne Jones, rafforza la stima del mondo intero nei confronti di quest’artista dell’animazione, a cui è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera. Lontano dalla quotidianità e dagli squallidi meccanismi umani, Miyazaki trasporta soavemente lo spettatore nel regno della fantasia. Un viaggio nella sua realtà visionaria, capace di creare ogni volta un memorabile incanto, avvolto in un’aura irreale dalle fattezze di un sogno.
Leone Auciello