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SoundScreen Film Festival 2018: Beware! The Dona Ferentes di Daniele Pezzi

Esperimenti musicali e sperimentazioni visive nell'interessante documentario su uno dei protagonisti dell'underground ravennate

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All’ultima edizione del SoundScreen Film Festival non poteva certo mancare qualche riferimento, uno almeno, al panorama musicale di Ravenna e del suo territorio. Meglio ancora se scelto pescando nell’underground e tra le più ardite, estreme sperimentazioni sonore. Presentato quale Evento Speciale, con una introduzione in sala dell’esperto giornalista musicale Maurizio Principato, Beware! The Dona Ferentes testimonia innanzitutto l’incontro tra due percorsi creativi, quello del film-maker ravennate Daniele Pezzi e quello dell’artista in questione, Michele Mazzani ovvero Dona Ferentes.

Personaggio non facile da assimilare Michele Mazzani, con quel suo approccio radicale alla musica e allo sperimentare liberamente su suoni e rumori di vario genere. Già il nome d’arte intende metterci in guardia: Dona Ferentes fa riferimento alla leggendaria frase attribuita a Laocoonte, il quale con tale monito intendeva esortare i Troiani suoi concittadini a prendere le distanze dal subdolo dono dei Greci, quel “cavallo di Troia” che si sarebbe in effetti rivelato letale. I compaesani stremati dalla guerra non lo ascoltarono e per di più intervennero due serpenti marini, su ordine di qualche divinità ostile, a far tacere per sempre Laocoonte e i suoi figli, stritolandoli.

Volendo rifarci a questa metafora, il Dona Ferentes di Ravenna sembra operare in maniera analoga, ammonendo cioè i contemporanei affinché siano più accorti se chiamati ad accettare passivamente i “doni” di un mercato musicale che, con fare subdolo, tende a replicare sempre se stesso appiattendo il gusto del pubblico. Dalle regole di quel mercato Dona Ferentes si è subito chiamato fuori. Muovendosi selvaggiamente nei circuiti più alternativi del ravennate e del bolognese, scegliendo talvolta location inusuali (tra cui qualche isolato scenario naturale nelle vicine zone collinari) per le proprie apparizioni, lo spericolato performer si è imposto da subito per il carattere disturbante ed estremo della sua ricerca sul rumore e su sonorità tanto spiazzanti quanto ostiche, a volte.
Rumori ossessivi ed eccessivi. Campionamenti eseguiti un po’ ovunque. Strane ibridazioni create dal vivo. Già da qualche anno il nostro porta avanti un discorso musicale senza compromessi, volutamente scostante, in cui persino certe derive black metal degli esordi possono apparire “soft” rispetto ad oggi.

D’altro canto il concittadino Daniele Pezzi, a sua volta interessato a fare esperimenti sulle immagini, ha dimostrato grande complicità nel ritrarre l’artista all’opera dando anche al documentario un’impronta fortemente sperimentale. La frammentazione dell’inquadratura si sposa qui con tracce sonore eterogenee, tra le quali ci ha divertito molto rinvenire pure un audio italiano del cult assoluto La Casa di Sam Raimi. Un prodotto di certo non facile da metabolizzare, Beware! The Dona Ferentes, se non si è pronti a lasciarsi trascinare nel flusso delle immagini e di sonorità non sempre addomesticabili. Quale valore aggiunto abbiamo colto l’ironia che trapela da diverse situazioni, comprese quelle legate alla quotidianità del protagonista, mostrato talora alle prese col proprio lavoro presso le Poste, un girovagare in moto per la città che lo può porre a contatto, come certe riprese testimoniano in modo buffo, con utenti irascibili o con cagnetti che non la smettono più di ringhiare.

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  • Anno: 2018
  • Durata: 70'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Daniele Pezzi