“Un uomo piccolo piccolo dalle profondità dello spazio
aprirà una porta e a noi arriverà.
I suoi occhi bruceranno come lava,
il suo viso sarà scuro come chi ha fatto un lungo viaggio.
Il marranzano gli svelerà un mondo segreto
senza inizio e senza fine
e lui lo racconterà.
E sulle sue onde voleremo lontano…”
ANTICA PROFEZIA YAKUTA
Meraviglia. L’unico titolo italiano in concorso al 36°Bergamo Film Meeting è realmente uno di quei film cui qualsiasi dicitura, a partire da “documentario” che istintivamente resta la più valida, non può che andare stretta. E questo perché l’autore Diego Pascal Panarello, nel rielaborare in The Strange Sound of Happiness alcune curiose vicende biografiche, ha dato vita a un magmatico soggetto in cui il viaggio si mescola con il Mito, la ricerca musicale con turbamenti generazionali avvertiti in profondità, il perpetuarsi della tradizione con le modalità spesso stranianti della messa in scena. Ma è poi la musicalità del montaggio, accentuata talvolta dal tono pacato e suadente della voce fuori campo, ad assicurare un andamento naif e a tratti onirico a una forma narrativa così inconsueta, rapsodica, libera.
Chissà se il film in questione, che a livello internazionale sta già smuovendo un certo interesse, riuscirà a conquistare completamente il pubblico bergamasco. Ma qualcosa di importante Diego Pascal Panarello l’ha già conquistata: la Jacuzia! Sì, proprio come a Risiko. Quel popolarissimo gioco da tavolo sarà anche fonte di ispirazione per una delle scene più folli e divertenti. Ma prima di arrivare così lontano, andiamo per gradi. L’avvio di The Strange Sound of Happiness pone in correlazione un mesto ritorno del protagonista a casa dei genitori, in Sicilia, con una profonda crisi personale, data dall’assenza di lavoro, di prospettive, di affetti stabili. Ma proprio qui Diego, in seguito a una curiosa concatenazione di eventi, ha dimostrato di poter ritrovare gli stimoli di un tempo assieme a uno degli strumenti più umili, meno considerati, della tradizione meridionale: lo scacciapensieri, detto anche in siciliano “marranzano”. Sarà infatti quel suono la colonna sonora della rinascita. Oltre che di una rinascita, anche di una scoperta per alcuni versi davvero incredibile: la Jacuzia del Risiko non soltanto esiste, non soltanto è una delle zone più gelide della Federazione Russa, ma è anche un posto dove la versione locale del marranzano è talmente considerata da smuovere la creatività di abilissimi artigiani, da propiziare festival a tema e collezioni museali, da legarsi addirittura con le sue sonorità a una concezione sciamanica dell’esistenza. Con la spedizione di Diego in Jacuzia il suo originalissimo lavoro cinematografico ha quindi un’impennata pazzesca.
Uno sguardo misterico sulla realtà circostante si intreccia via via con divagazioni pop, cui non difetta certo l’ironia: la strampalata citazione di Karate Kid, dopo l’incontro con quel Maestro convinto dal protagonista, non senza fatica, a forgiare per lui l’amato strumento, resta tra i momenti più spassosi. Ma più in generale questa bizzarra odissea tra la Sicilia e la tundra seduce continuamente lo sguardo e la sensibilità dello spettatore, sia con le sue stralunate invenzioni visive, sia con la filosofia di vita lieve ma non banale che va a definire.