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Bergamo Film Meeting

Alice Nellis e Christian Petzold protagonisti al Bergamo Film Meeting

I due registi saranno in presenza durante la kermesse in occasione del progetto "Europe, Now!" del Bergamo Film Meeting.

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La sezione Europe, Now! di Bergamo Film Meeting, che da anni rivolge l’attenzione al cinema d’autore europeo contemporaneo, nel corso della sua 43a edizione presenterà le personali complete in anteprima nazionale di Alice Nellis, sceneggiatrice e regista, tra le figure più rappresentative del cinema ceco (Ene bene – Eeny Meeny, 2000; Tajnosti – Segreti, 2007; Buko, 2022), e del tedesco Christian Petzold, principale esponente della “Scuola di Berlino” (La scelta di Barbara, 2012; Il segreto del suo volto, 2015; La donna dello scrittore, 2018; Undine, 2020; Il cielo brucia, 2023). I due autori saranno presenti a Bergamo durante i giorni del Festival.

La sezione sarà arricchita da una selezione dei film di diploma delle scuole di cinema europee che aderiscono al CILECT – realizzata in collaborazione con la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano -, e da Europe, Now! Film Industry Meetings (12 – 13 marzo), le due giornate rivolte ai professionisti di settore che intendono essere un’occasione di networking e una piattaforma di aggiornamento.

Alice Nellis (České Budějovice, Repubblica Ceca – 1971) al Bergamo Film Meeting

Alice Nellis, sceneggiatrice e regista, è una delle figure più rappresentative del cinema ceco contemporaneo. Inizialmente avviata verso una carriera musicale come flautista, ha successivamente ampliato i suoi orizzonti accademici studiando letteratura inglese e americana. La sua passione per il cinema l’ha portata a frequentare la prestigiosa FAMU, l’Accademia di Cinema e Televisione di Praga, dal 1996 al 2001, dove si è specializzata in sceneggiatura e drammaturgia.

Durante i suoi studi, Nellis ha svolto numerosi lavori, tra cui web designer per il Ministero degli Affari Esteri ceco, attrice, insegnante e traduttrice. Queste esperienze hanno arricchito la sua visione creativa, influenzando il suo approccio narrativo. Ha iniziato il suo percorso cinematografico con cortometraggi e documentari televisivi, gettando le basi per una carriera di successo in patria.

Il suo debutto nel lungometraggio avviene nel 2000 con Ene bene (Eeny Meeny), una tragicommedia che esplora i rapporti familiari in una piccola comunità ceca, durante le elezioni locali. Il film ha ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura al Festival FAMU, segnalando Alice Nellis come una voce emergente del cinema europeo, e ha vinto ex-aequo la Rosa Camuna di bronzo alla 18ª edizione di Bergamo Film Meeting.

Nel 2002 dirige Výlet (Some Secrets), un road movie cupo e pungente che mescola dramma e commedia per raccontare una complessa storia familiare. Questo film le è valso il prestigioso Premio Czech Lion per la migliore sceneggiatura e il Premio Nuovi registi all’IFF di San Sebastián, consolidando il suo ruolo di autrice attenta ai dettagli umani e psicologici.

Un altro punto di svolta per la regista protagonista al Bergamo Film Meeting

Nella sua carriera è Tajnosti (Segreti, 2007), che esplora il viaggio emotivo di Julie, una traduttrice alle prese con un’importante fase di transizione: il trasferimento in una nuova casa insieme al marito e alla figlia adolescente. La storia si sviluppa nell’arco di una singola giornata, durante la quale Julie affronta profondi cambiamenti personali. Il film, prodotto dal regista premio Oscar Jan Sverák, è stato ampiamente lodato per la sua delicatezza e autenticità, diventando uno dei suoi lavori più apprezzati. Con questo titolo la regista ceca torna a Bergamo Film Meeting nel 2008 e vince nuovamente ex-aequo la Rosa Camuna di bronzo.

Negli anni successivi, Alice Nellis ha continuato a esplorare le sfaccettature delle relazioni umane con Mamas & Papas (2010), una riflessione sulle gioie e le sfide della genitorialità, e con Perfect Days – I zeny maji sve dny (Perfect Days, 2011), basato sull’opera teatrale della drammaturga scozzese Liz Lochhead, una commedia triste su una donna emancipata che, superati i quarant’anni, scopre l’istinto materno. Nel 2013, con Revival, dimostra la sua versatilità, raccontando la storia di una vecchia band rock che si riunisce dopo anni di separazione.

Non finsice qui

Realizza poi il film Andelé vsedního dne (Angels, 2014), basato sull’omonimo romanzo best seller di Michal Viewegh, che racconta la storia di quattro angeli alle prese con le fragilità degli esseri umani, e Adopce: Konkurs na rodice (Adoption, 2014), un documentario time-lapse sulla genitorialità, realizzato seguendo per quattro anni alcune coppie nel loro percorso di adozione. È sempre del 2015 uno dei suoi lavori più ambiziosi, Sedmero krkavců (The Seven Ravens), un adattamento cinematografico della celebre fiaba di Božena Němcová, I sette corvi. Questo film ha evidenziato la sua abilità nel mescolare elementi di realismo magico con temi universali di redenzione e sacrificio.

Nel 2016 la regista si cimenta anche con la televisione, dirigendo per la HBO la serie drammatica Pustina (Wasteland) scritta insieme al regista Ivan Zachariaš, una storia oscura e avvincente ambientata in una comunità mineraria della Repubblica Ceca.

Nel 2022 dirige Buko, una delicata commedia sugli affetti e il cambiamento: con l’aiuto di amici e vicini, Jarmila, da poco vedova, costruisce una nuova casa per il cavallo Buko e una nuova vita per se stessa. Il film conferma la capacità di Alice Nellis di raccontare storie coinvolgenti e ricche di significato. Nello stesso anno completa anche il documentario Semyon Bychkov, un intimo ritratto dell’attuale direttore della Filarmonica Ceca, un talentuoso e spesso controverso direttore d’orchestra.

Infine,

Torna poi alla tv e nel 2024 scrive e co-dirige assieme a Jiří Havelka la miniserie Náhradníci (Surrogates), incentrata nuovamente sul tema della genitorialità.

La filmografia di Alice Nellis si distingue per la profondità emotiva, la capacità di affrontare temi complessi e una sensibilità unica nel cogliere le sfumature delle relazioni umane. In tutti i suoi film, inoltre, la musica riveste un ruolo centrale, diventando uno strumento fondamentale per trasmettere emozioni profonde e complesse che spesso risultano difficili da esprimere a parole, o per immergersi in situazioni di forte impatto drammatico.

Oltre al cinema, Alice Nellis si dedica al teatro e alla regia di spot pubblicitari, dimostrando una versatilità che pochi artisti riescono a eguagliare. Ha scritto inoltre diversi racconti che sono stati pubblicati in antologie.

La regista sarà a Bergamo il 12 e 13 marzo in collaborazione con il Centro Ceco di Milano.

Si aggiunge al Bergamo Film Meeting il regista Christian Petzold (Hilden, Germania – 1960)

Figlio di emigrati dalla Germania Est e cresciuto nella piccola cittadina di Haan, Christian Petzold si trasferisce a Berlino nel 1981. Qui, dal 1988 al 1994, studia alla Deutsche Film – und Fernsehakademie Berlin (DFFB), l’Accademia di cinema e televisione. Sono gli anni della cosiddetta Wende (la svolta), un periodo di profondo cambiamento economico, sociale e culturale, avviato con la caduta del Muro e la successiva unificazione delle due Germanie. Una trasformazione epocale che Petzold, ancora studente, cerca di tradurre in immagini con i suoi primi corti documentari, a detta sua poco riusciti, ma che gli fornirà materiale narrativo almeno per i due decenni successivi.

Durante gli studi all’Accademia, instaura una stretta collaborazione con il suo insegnante Harun Farocki (1944-2014), filmaker, artista e intellettuale, che, oltre a contribuire alla sua formazione, eserciterà una profonda influenza sul suo lavoro, aiutandolo a sviluppare idee, soggetti e sceneggiature.

Abbandonato il documentario, il regista si laurea con un lungometraggio realizzato per la TV tedesca, Pilotinnen (Pilots, 1995), un thriller poliziesco non convenzionale, liberamente ispirato a Il Club dei 39 (1935) di Hitchcock, che introduce un plot narrativo ricorrente dei primi anni della sua carriera: le storie di donne in difficoltà nella precarietà della Germania post-riunificazione. Il successo di Pilotinnen consente a Petzold di realizzare subito un nuovo film per la TV, Cuba libre (1996), la cui trama questa volta riprende un classico del noir, Detour (1945) di Edgar G. Ulmer, trasponendo il viaggio sulle strade desolate dell’America del dopoguerra, allo squallore di quelle della Germania anni ’90. Su una trama noir, si intreccia anche il suo terzo film televisivo Die Beischlafdiebin (The Sex Thief, 1998).

Lo stile di Christian Petzold

Si fa presto unico e inconfondibile, i suoi film sono sempre ricchi di riferimenti letterari e soprattutto cinefili. Contemporaneamente allacciati al mondo reale e ricchi di storia, reinventano i generi come il noir, il thriller, l’horror, il melodramma e le storie di spionaggio, offrendo misteri narrativi, protagonisti enigmatici immersi in circostanze ancora più enigmatiche, e sorprendenti collegamenti tra il passato turbolento della Germania e il suo fragile presente.

Il passaggio al grande schermo avviene con Die innere Sicherheit (The State I Am In, 2000), una storia di ex terroristi della RAF con appresso una figlia adolescente, in fuga attraverso un’Europa che li ha quasi dimenticati. È il primo capitolo della cosiddetta “Trilogia dei fantasmi”, di cui fanno parte Gespenster (Ghosts, 2005) e Yella (2007), e quello che affronta più direttamente il trauma della post-unificazione tedesca. Con Die innere Sicherheit, Petzold riceve il Premio della Critica tedesca, e si consacra autore di punta della “Scuola di Berlino”.

Nel 2001 realizza un nuovo film per la TV, Toter Mann (Something to Remind Me), che segna la prima delle sue numerose collaborazioni con l’allora sconosciuta attrice Nina Hoss. È anche la prima variazione del regista da La donna che visse due volte di Hitchcock, di cui riprende la trama con la storia di un avvocato e di una donna bionda e sola, e di un’attrazione che si trasforma in ossessione. Gli fa seguito Wolfsburg (2003), un mélo che intreccia fili sociali e morali, con protagonista nuovamente Nina Hoss, che lo fa approdare alla Berlinale, dove vince il Premio FIPRESCI.

Una carriera prolifica

Per Gespenster (Ghosts), il secondo capitolo della “Trilogia dei fantasmi”, storia di due giovani donne che vivono ai margini, vince ancora il Premio della Critica tedesca. Mentre il terzo capitolo, Yella (2007), ispirato a Carnival of Souls (1962), horror di Herk Harvey, è la protagonista Nina Hoss ad aggiudicarsi l’Orso d’argento per la migliore interpretazione.

L’attrice presta di nuovo il suo volto per Jerichow (2008), presentato alla 65a Mostra del cinema di Venezia, un intreccio che richiama la trama de Il postino suona sempre due volte, dove un reduce dalla guerra in Afghanistan tesse una relazione con una donna sposata.

Gespenster, Christian Petzold | Piffl Medien

La vera consacrazione a livello internazionale di Christian Petzold

E della sua attrice prediletta Nina Hoss, arriva con Barbara (La scelta di Barbara), presentato alla Berlinale nel 2012 dove riceve l’Orso d’argento per la miglior regia. Il film, ambientato nella DDR del 1980, è un incrocio tra thriller e spy story, e dà il via a una nuova trilogia, “L’amore al tempo dei sistemi oppressivi”.

Il secondo capitolo è Phoenix (Il segreto del suo volto, 2015), premio FIPRESCI a San Sebastian, un noir ambientato in Germania dopo la fine della Seconda guerra mondiale, dove Nina Hoss è una sopravvissuta ai campi di concentramento costretta a un intervento di ricostruzione facciale, a causa delle ferite subite. Il marito ritrovato non la riconosce, ma cerca lentamente di trasformarla nella moglie che ricorda. Di nuovo chiari sono i riferimenti a La donna che visse due volte, ma le atmosfere e la messinscena mostrano anche evidenti richiami al mélo e a Fassbinder.

La trilogia si chiude con Transit (La donna dello scrittore, 2018), libero adattamento dell’omonimo romanzo di Anna Seghers. Racconta di un rifugiato politico, fuggito da Parigi durante l’occupazione nazista, che assume l’identità di uno scrittore morto suicida e intreccia una relazione con la vedova del defunto. Questa volta, il ruolo femminile è affidato a Paula Beer, che prenderà parte anche ai successivi film di Petzold.

Nel 2020,

Con Undine (Undine – Un amore per sempre), presentato ancora una volta in concorso alla Berlinale, si apre la “Trilogia degli elementi”. Il film è una rielaborazione della figura mitologica di Ondina, un’intensa storia d’amore costruita sul significato simbolico dell’acqua. Nel secondo capitolo, Roter Himmel (Il cielo brucia, 2023), Gran Premio della Giuria a Berlino, un cielo infuocato accompagna l’educazione sentimentale di un gruppo di giovani, ospiti, come in un film di Rohmer, in una grande casa in mezzo al bosco vicino al mare, nel pieno dell’estate. Protagonista è uno scrittore intento a scrivere il suo secondo romanzo, costretto a confrontarsi con sé stesso, con l’amore e con la propria presunzione.

Attualmente Christian Petzold sta ultimando il suo nuovo film Miroirs No. 3 che non farà parte della “Trilogia degli elementi”, ma vedrà di nuovo protagonista Paula Beer nei panni di una giovane pianista che perde il fidanzato in un tragico incidente stradale.

Il regista sarà presente al Bergamo Film Meeting l’8 e il 9 marzo.

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