L’anno del dragone (Year of the Dragon) è un film del 1985 diretto da Michael Cimino e interpretato da Mickey Rourke, John Lone e Ariane Koizumi. È ispirato all’omonimo romanzo di Robert Daley, adattato dal regista con Oliver Stone. Il film, prodotto da Dino De Laurentiis, segna il ritorno al cinema di Cimino, a cinque anni dal clamoroso fiasco de I cancelli del cielo che fece fallire la United Artists, ed è un’esplorazione delle bande di strada, dello spaccio di droga illegale, del razzismo e degli stereotipi.
New York: la minaccia criminale della Triade prospera nella città, e in particolare nel distretto di Chinatown e dintorni, base di tutti i traffici e le operazioni illegali. Il nuovo padrino Joey Tai decide che è tempo di condurre una battaglia per gli interessi sul nuovo mercato della droga con un cambio radicale di leadership, che lo vede imporsi sopra gli anziani delle famiglie. Inizierà così una violenta guerra tra bande che lascerà una scia di morti e di distruzione. Tutto questo continua fino a quando non arriva il capitano Stanley White a prendere il comando della situazione nel quartiere. Alleato con una bella reporter, il capitano White ingaggerà una battaglia del tutto personale e senza esclusione di colpi contro il boss della mala Joey Tai e la Triade.
Roboante e fracassone sin dalla prima sequenza (carnascialesca e pirotecnica nonostante trattasi di un funerale), l’Anno del dragone è un film gradevolmente sopra le righe, sanguigno e assolutamente schierato (le battute e i monologhi del protagonista arrabbiato col sistema e incaponito a sacrificarsi per l’annientamento del marcio portano sullo schermo la voce stessa del regista). Cimino, all’epoca autore in buono stato di salute, prende di petto o denuncia le gang, la mala, i rapporti tra le etnie, i traffici illeciti, il mondo della droga ad alto livello, lo scontro tra culture e generazioni, il pesante ruolo dei media, la corruzione delle forze dell’ordine, il capitalismo sfrenato, la crisi della famiglia. In buona sostanza il suo ritratto dell’America. Sentire Rourke doppiato da Ferruccio Amendola costituisce tutt’oggi fonte di spaesamento, essendo convinto di veder materializzarsi sullo schermo le fattezze di Pacino, De Niro o Stallone.