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Il Cinema Ritrovato

‘Yi Yi – e uno… e due…’: il cinema come rappresentazione della vita

Come nel cinema di Ozu, anche Yang riesce a catturare la bellezza e la difficoltà dell'esistenza umana con un'intensità rara.

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Proiettato durante l’ultima giornata della 39ª edizione de Il Cinema Ritrovato, Yi Yi – e uno… e due… di Edward Yang vinse il Premio per la Miglior regia al 53º Festival di Cannes. Il sottotitolo italiano traduce in maniera occidentale il concetto di individualismo del titolo originale, che letteralmente va tradotto come “Uno, uno”. A distanza di venticinque anni il film di Yang conserva la sua potenza narrativa, coniugando l’intimo dramma familiare con un lucido sguardo sulla precaria realtà sociale di Taiwan.

La trama di Yi Yi

Nj Jian (Wu Nien-jen) e sua moglie Min-Min (Elaine Jin) formano, con i loro due bambini, una famiglia di classe media di Taipei, dove vivono insieme alla madre di Min-Min. NJ, a causa di contrasti con la direzione della sua azienda di informatica, ipotizza di associarsi con Ota (Issei Ogata), un innovatore nel campo della progettazione di giochi. Il giorno delle nozze del fratello di Min-Min, però, una serie di imprevisti vanno a sconvolgere la vita famigliare di NJ.

Il cinema come rappresentazione del ciclo della vita

L’obiettivo di Yi Yi è piuttosto semplice. Quello a cui si assiste è il ciclo della vita, rappresentato metaforicamente da una famiglia di Taiwan: NJ (il padre), Yang-Yang (il figlio minore) e Ting-Ting (la figlia maggiore). Ogni personaggio rappresenta una fase della vita di ogni essere umano, a cui si aggiungono ulteriori particolari sulla prospettiva della stessa in momenti in cui cerchiamo ancora di comprendere il mondo che ci circonda mentre ci imbattiamo in nuove esperienze che ci fanno sentire sopraffatti e per le quali ci sentiamo spesso impreparati.

La pellicola, come la vita, procede lenta, quasi come farebbe un film di Yasujiro Ozu. Yi Yi è difatti quanto di più prossimo si possa trovare ad un film di Yasujiro Ozu ai giorni nostri, per le osservazioni sulla vita unite all’assoluta naturalezza che si percepisce man mano che il film scorre. Come ritratto della vita, simile anche a Ukigumo. Ogni inquadratura è ricca dei dettagli che quella vita la compongono. L’obiettivo di Yang è ricercare il naturalismo col fine di creare un’esperienza visiva che rispecchi quella della vita reale.

Per osservare i momenti familiari, Yang, sceglie di catturare vicende come un matrimonio e un funerale, riunendo con eleganza le esperienze che segnano ogni singola famiglia e lasciando che gli spettatori riflettano sulla bellezza che si può rintracciare nelle celebrazioni altrui quando le vediamo simili alle nostre. Riflettendoci, rari sono i casi cinematografici in cui la vita è stata così perfettamente riflessa e restituita. Il compiuto raggiungimento del naturalismo è merito anche della splendida fotografia di Yang Wei-han, che riesce puntualmente ad immergerci nell’atmosfera familiare.

Proprio come accadeva con Viaggio a Tokyo di Yasujiro Ozu, si percepisce una peculiare universalità nel modo in cui Yi Yi presenta il materiale con cui la vita ci travolge: i gesti minimi, le incomprensioni quotidiane, le svolte improvvise e i silenzi condivisi diventano tessere di un mosaico emotivo in cui ogni spettatore può riconoscere qualcosa di sé. Edward Yang, come Ozu, non impone mai un giudizio, ma osserva con lucidità e tenerezza il fluire dell’esistenza, lasciandoci con la sensazione che, nonostante tutto, la bellezza risieda proprio nella fragilità del vivere.

Yi Yi - e uno... e due...

  • Anno: 2000
  • Durata: 173
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Taiwan
  • Regia: Edward Yang