Il mondo dei robot (Westworld ) è uscito nel 1973. È il secondo lungometraggio diretto dal celebre scrittore e sceneggiatore Michael Crichton, dopo il film per la televisione Pursuit (1972). Tra i suoi romanzi più noti ci sono sicuramente Jurassic Park (1990) e Il mondo perduto (1995), da cui sono stati tratti gli omonimi film di Steven Spielberg.
Il film ha anche ispirato la serie Westworld – Dove tutto è concesso, prodotta dalla HBO e creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy.
Il mondo dei robot
Nell’anno 2000, il progresso tecnologico ha permesso la creazione di Delos, un gigantesco parco divertimenti per turisti particolarmente abbienti e facoltosi. Il parco offre la possibilità di immergersi in tre epoche ricostruite con minuzia scenografica: il Medioevo, l’Antica Roma e il selvaggio West. Ogni mondo è popolato da androidi indistinguibili dagli esseri umani, programmati per soddisfare ogni desiderio dei clienti, senza potersi ribellare.
Due amici, Peter Martin (Richard Benjamin), recentemente divorziato, e John Blane (James Brolin), entusiasta habitué del parco, scelgono di trascorrere una vacanza a Westworld. La loro esperienza sembra procedere come previsto: duelli simulati, notti nei saloon in compagnia di affascinanti donne robot e avventure dal sapore autentico, ma prive di reale pericolo. Tra gli androidi spicca il misterioso pistolero interpretato da Yul Brynner, programmato per sfidare i visitatori, spingendoli allo scontro.
Nel frattempo, una serie di malfunzionamenti tecnici, dall’origine inspiegabile, si diffonde come un virus tra i robot che popolano il parco, scatenando una reazione a catena. Questi cominciano ad agire in modo imprevedibile, superando i propri limiti di programmazione e attaccando i turisti. Il parco si trasforma così in un labirinto letale.
Una produzione complicata
La trama del film si basa su un soggetto dello stesso Crichton. Dopo il suo primo film per la televisione, lo scrittore desiderava dirigere un lungometraggio per il cinema. Non aspirava particolarmente a raccontare una storia di fantascienza, ma sapeva che quello era l’unico genere per cui gli studios gli avrebbero dato la direzione di un altro film. La sceneggiatura fu scritta nell’agosto del 1972. Crichton non provò a scriverne un romanzo perché era convinto che, in questo caso, la storia fosse essenzialmente visiva e che non avrebbe funzionato allo stesso modo in forma letteraria.
Il soggetto venne rifiutato da tutte le compagnie cinematografiche più importanti, con la sola eccezione della Metro-Goldwyn-Mayer (MGM). All’epoca la MGM non godeva di una buona reputazione: lo studio aveva fama di esercitare pesanti pressioni sui registi, con riscritture forzate e interventi drastici in post-produzione.
La sceneggiatura subì modifiche fino all’ultimo momento e i protagonisti vennero scritturati solo 48 ore prima dell’inizio delle riprese. Crichton dichiarò di non aver avuto alcun controllo sulla scelta degli attori e che, inizialmente, lo studio voleva realizzare il film con un budget inferiore al milione di dollari. Solo in seguito venne concesso un piccolo aumento, raggiungendo circa 1,25 milioni.
La MGM concesse a Crichton solo sei settimane di tempo per concludere le riprese, ma un colpo a salve ustionò accidentalmente la cornea di Yul Brynner, impedendogli di indossare le lenti a contatto lucide che gli permettevano di avere uno sguardo “robotico” e innaturale. La produzione dovette quindi fermarsi per diverse settimane. Alla fine, il film venne girato in trenta giorni.
“La vacanza del futuro”
In seguito, il materiale fu rimontato più volte. Vennero anche aggiunte nuove scene, in particolare un finto spot televisivo in apertura. Lo spot, girato volutamente con un formato differente, pubblicizza con entusiasmo il parco divertimenti di Delos. Un giornalista intervista i visitatori che hanno appena concluso la loro permanenza e tutti appaiono allegri e soddisfatti della vacanza. La pubblicità si conclude con la scritta: Delos: la vacanza del futuro.
Quando il film venne ultimato, i dirigenti della MGM non erano del tutto soddisfatti del lavoro svolto. La pellicola venne comunque distribuita e, nonostante tutte le difficoltà, ottenne un grande successo commerciale.
Il magnetismo di Yul Brynner
L’aspetto dell’attore nel film si basa su Chris Adams, il personaggio che Brynner interpretava nel celebre film I magnifici sette(1960), di John Sturges, tanto che i loro costumi sono pressoché identici.
In questo modo, i due personaggi comunicano tra di loro in modo particolare. Il volto e le sembianze dell’attore ricordano immediatamente il leader di un tipico film western, ma in realtà si tratta solo di un cliché, una sorta di involucro posto in quel contesto proprio per rievocare ai visitatori, e in qualche modo anche allo spettatore, tutti gli elementi tipici che ci si aspetterebbe di vedere nel Far West.
Pare che l’attore abbia accettato di prendere parte al progetto per un basso compenso, solo perché durante quel periodo si trovava in difficoltà economiche; eppure, il suo ruolo e la sua interpretazione costituiscono l’elemento più memorabile del film. Il suo sguardo freddo e la sua camminata, lenta ma inarrestabile, incarnano perfettamente il personaggio del cowboy-robot di poche parole, impenetrabile e impossibile da fermare. John Carpenter ha dichiarato che i movimenti del killer Michael Myers nel suo famoso horror Halloween – La notte delle streghe (1978) si ispirano proprio a quelli del pistolero di Westworld.
L’androide implacabile de Il Mondo dei Robot è anche un precursore del cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger, più di dieci anni dopo, in Terminator (1984) di James Cameron.
Tra passato e futuro, tra realtà e finzione
Delos
All’interno del film, “Delos” non è solo il nome del parco a tema che contiene le tre mete turistiche di Medieval World, Roman World e Westworld, ma è anche il nome della compagnia che gestisce il parco. Di sicuro non è un caso che si tratti di una parola greca il cui significato corrisponde a “splendente” o “luminoso”. Delo è anche un’isola greca del mar Egeo, ritenuta sacra poiché, secondo i miti antichi, è considerata il luogo di nascita dei gemelli divini Apollo e Artemide.
Questo riferimento offre varie interpretazioni e letture. Ad esempio, può rappresentare l’equilibrio instabile all’interno del parco, in un dualismo tra creazione e distruzione, che può ricordare quello tra Apollo e Artemide. Apollo è il dio del sole e del giorno, della ragione e dell’ordine, mentre la sorella Artemide incarna la luna, l’oscurità, la libertà e l’istinto.
Come sul set
L’ambiente in cui si muovono i protagonisti, nonché gli altri visitatori, è ovviamente fittizio e fabbricato. Il film si concentra soprattutto nella parte western, ma tutti e tre gli ambienti mostrati, riportano ad un’immagine idealizzata del passato. Gli scenari richiamano un’autenticità più simile a quella di un set cinematografico piuttosto che la realtà di quei tempi. Difatti, i visitatori pagano una cifra esorbitante proprio per avere la possibilità di diventare protagonisti del loro film personale e, proprio come gli eroi di finzione, non possono perdere, né essere rifiutati da nessuno.
L’unico affaccio sull’esterno sono gli operatori e i tecnici che si occupano della gestione del parco, ma anche loro si trovano quasi sempre all’interno di laboratori angusti, sale e corridoi dall’aspetto cupo e claustrofobico. Appaiono a loro volta isolati dal resto del mondo, concentrati sul controllo e sul corretto funzionamento di Delos, in modo da rendere la visita di ogni cliente totalmente piacevole e soddisfacente. Il presente non sembra esistere all’interno della storia narrata; il tempo odierno e la realtà di tutti i giorni diventano quindi qualcosa da cui evadere a tutti i costi.
Il fatto di assistere a un film di fantascienza con un’ambientazione perfettamente western crea un cortocircuito interessante, in cui la tecnologia più avanzata viene utilizzata e messa al servizio delle fantasie e idealizzazioni umane, per cercare di riproporre all’infinito i fasti di un passato che, forse, non è mai esistito.
Il mondo dei robot
La struttura de Il mondo dei robot è piuttosto semplice: nella prima parte lo spettatore è accompagnato all’interno dell’affascinante mondo di Delos, partendo proprio dai nuovi visitatori in arrivo. L’atteggiamento dei due amici protagonisti è differente: lo stupore di Peter va di pari passo con quello dello spettatore, mente scopre meravigliato ogni dettaglio di Westworld, in particolare la realizzazione pressoché perfetta dei robot dalle fattezze umane. John, al contrario, non si stupisce facilmente: è in cerca di un divertimento che già conosce e proprio il fatto di vedere un cliente che fa ritorno al parco, ci dà subito la certezza che i grandi divertimenti promessi nello spot della Delos debbano essere reali.
Guasti inspiegabili e una nascente autocoscienza
Fu poi introdotto un affaccio sul backstage, ovvero tra i responsabili e gli operatori che gestiscono il parco, i quali notano i primi malfunzionamenti tra i robot, essendo però del tutto incapaci di risolverli. Il problema è del tutto inspiegabile ed è aperto alle interpretazioni. Non è infatti possibile sapere se si tratti solo di un errore tecnico o di programmazione, o se invece i robot stiano davvero sviluppando una coscienza, cercando quindi di unirsi per ribellarsi alla propria prigionia e contro gli esseri umani.
La pellicola introduce quindi un tema piuttosto nuovo all’epoca, ovvero quello dei virus informatici; difatti, nel film, i vari malfunzionamenti sembrano propagarsi tra tutti i robot, non solo quelli dalle sembianze umane, ma anche animali, aumentando poco a poco, proprio come un’infezione o un virus.
È anche considerato come il primo film ad aver utilizzato la computer grafica per mostrare la visione soggettiva di un robot. Il risultato, visto ora, è piuttosto semplice, ma per l’epoca si trattava di un procedimento particolarmente complesso, tanto da richiedere mesi di lavoro per poche decine di secondi di girato.
L’eredità di Crichton
Fantascienza e paure sociali
Il mondo dei robot si inserisce perfettamente nel filone cinematografico della fantascienza che ha dominato la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, in cui era solitamente messo in scena un futuro distopico e senza speranze. Quelle storie di finzione riflettevano in realtà paure e inquietudini reali, scatenate da eventi come la guerra in Vietnam e lo scandalo Watergate.
Tra questi film vale la pena di ricordare Andromeda (1971) di Robert Wise, basato proprio su un romanzo di Crichton, The Andromeda Strain (1969), che rappresentò il suo primo grande successo letterario.
Qualche anno dopo, il tema delle donne robot dall’aspetto perfetto, fabbricate per compiacere gli uomini, riapparirà nel film cult La fabbrica delle mogli (1975), diretto da Bryan Forbes. Anche in questo caso, la fantascienza è un espediente per approfondire alcuni temi caldi di quel periodo, come il femminismo e l’emancipazione e il ruolo della donna nella società e nelle famiglie moderne.
Dopo il successo inaspettato del film di Crichton, fu realizzato anche un sequel nel 1976: Futureworld – 2000 anni nel futuro, diretto da Richard T. Heffron, che non vide la partecipazione di Crichton, rivelandosi poi un flop. Nel film, interpretato da Peter Fonda, riappare anche il pistolero Yul Brynner, anche se solo in una breve scena onirica. Nel 1980 uscì la serie Alle soglie del futuro (Beyond Westworld), che però subì la cancellazione dopo soli cinque episodi.
Influenze nel cinema e nella cultura americana
Il film è rimasto fortemente impresso nella cultura popolare, soprattutto statunitense. Un esempio è la band britannica Westworld, oppure i numerosi riferimenti all’interno de I Simpson e Futurama; esiste anche un episodio di Scooby-Doo che trae ispirazione proprio dal film.
Il tema del parco divertimenti, uno spazio creato dall’uomo per il suo stesso divertimento e profitto, che si trasforma in una catastrofe, sarà poi ripreso dallo stesso Crichton, per il romanzo Jurassic Park. Le due trame condividono una struttura simile e anche diverse tematiche. Di fatto, in entrambi i casi, l’uomo cerca di forzare il tempo a seconda dei suoi desideri e delle sue curiosità: in uno il tentativo di rivivere epoche passate; nel secondo, addirittura la volontà di riportare in vita degli animali preistorici. Inoltre, si tratta sempre di creature soggiogate, robot e dinosauri, che in realtà sono più forti e letali dell’uomo, il quale con la sua presunzione e avidità, finisce per firmare la propria condanna.
Un intrattenimento che vale la pena riscoprire
Il mondo dei robot è ancora oggi una pellicola in grado di intrattenere e a tratti inquietare, offrendo una visione piacevole e stimolante. Ha una durata abbastanza ridotta rispetto a molte pellicole recenti e la storia include molti temi ancora attuali ed è densa di momenti memorabili.
È sicuramente un film che vale la pena di recuperare, per gli amanti della fantascienza ma anche dei classici del cinema in generale.