Connect with us

Cult Movie

‘Terminator’: cult Sci-Fi tra autorialità e intrattenimento

Primo tassello di un fortunato franchise di fantascienza. James Cameron già con questo film dimostra la sua peculiare tempra artistica

Pubblicato

il

Tra gli imperituri cult cinematografici c’è Terminator di James Cameron, pellicola non soltanto paradigmatica riguardo la tematica dei viaggi spazio temporali, ma che ha lanciato definitivamente la carriera di Arnold Schwarzenegger e dato origine all’onorabile e autoriale carriera di Cameron, visionario e tecnologico regista che in questi quarant’anni ha contribuito a portare il cinema ad altissimi livelli qualitativi.

Un cupo film di fantascienza, rapidamente riprodotto/scopiazzato da infime produzioni (anche italiane), che ha dato origine a un remunerativo franchise tutt’ora in corso. Il primo capitolo rimane insuperabile, anche se, come ben esposto in Scream 2, sorge il dubbio: è meglio il primo oppure il sequel?

Terminator: la sinossi

Los Angeles, 1984. La notte viene squarciata dall’apparizione di due esseri non identificati, ambedue provenienti dal futuro, esattamente dal 2029. Uno è uno scultoreo cyborg (Arnold Schwarzenegger) dalle fattezze umane, l’altro un mingherlino ragazzo di nome Kyle Reese (Michael Biehn).

L’obiettivo del cyborg è quello di uccidere Sarah Connor (Linda Hamilton), madre del futuro leader della resistenza John Connor. Scopo di Kyle proteggerla e salvarla dal robot killer. Una dura lotta, tra ripari e fughe, che terminerà in maniera sorprendente.

Genesi e successo di un cult

James Cameron ha esordito nel lungometraggio con Piraña paura, pauperistico sequel del più fortunato e migliore (a sua volta “scopiazzatura” de Lo squalo di Steven Spielberg) Piraña di Joe Dante. Un inizio di carriera con un film su commissione, ma in cui Cameron già cercava di far sfoggio delle sue qualità registiche e tecniche. Tutte scartate dal produttore italiano Ovidio Assonitis.

Per il regista fu un’esperienza terribile, malsana. L’aneddotica riporta che fu proprio su quel detestabile set che Cameron ebbe le prime visioni di Terminator. Un sogno/incubo abbozzo di quello che sarebbe diventato uno dei suoi film più importanti.

È con Terminator, suo secondo lungometraggio, che Cameron esordisce veramente, potendo esprimere la sua personale concezione del cinema. Sin da questa primigenia visione, Terminator è un’ossessione, “sintomo” che contraddistinguerà sempre il regista, che caratterizzerà la sua ossessiva ricerca per le migliorie tecnologiche, le figure femminili forti e l’azione incessante.

Rispetto ai film successivi, in cui disporrà di maggior budget, Terminator risente di un budget contenuto. Son ben ravvisabili delle asperità e delle “rozzezze” artigianali, ma questo deficit mostra ancor maggiormente le capacità registiche di Cameron.

Terminator: tra autorialità e intrattenimento

Il puro valore di intrattenimento del film – caratterizzato da una trama incisiva da film di serie B e da molte scene di serie A, da una spinta narrativa mirata e da un immaginario indelebile – rimane inalterato anche quarant’anni dopo.

La pellicola di Cameron a tutt’oggi appare migliore rispetto la maggior parte dei film del suo genere di quell’epoca, un periodo in cui i realizzatori di effetti speciali cercavano regolarmente di superarsi a vicenda.

In questo senso, l’esoscheletro robotico realizzato da Stan Winston è impressionante. Un lavoro straordinario sebbene l’uso dell’animazione in stop-motion insieme ad altre diverse tecniche ormai obsoleto. In poche parole, già con Terminator Cameron ha messo a frutto ogni sua considerevole conoscenza dell’arte cinematografica per creare visioni cupe dell’apocalisse dominata dalle macchine.

Il paradosso del viaggio temporale

Terminator e a seguire l’intero franchise, è radicato in un paradosso del viaggio nel tempo. Dopotutto, come avrebbe potuto esserci un John Connor a rimandare Reese indietro nel tempo se Reese era davvero suo padre?

Il tempo è come una linea retta che procede in avanti. Mentre la linea procede, Sarah Connor dà alla luce suo figlio, che cresce per guidare la ribellione degli umani contro le macchine capeggiate dal malvagio computer Skynet.

La linea temporale torna indietro quando John manda Reese nel passato per proteggere sua madre, e la mette incinta. La linea retta ora ha un anello. Ma doveva essere una linea retta prima di poter diventare un anello. Questo significa che qualcuno deve aver messo incinta Sarah nella linea temporale originale per creare John in primo luogo. Perché, senza di lui, Reese non sarebbe mai stato rimandato indietro?

Se così fosse, chi è quest’altro tizio? Non lo sapremo mai. Deve esistere, tuttavia, perché, senza di lui, la teoria inconsistente di Cameron crea solo… un paradosso.

Fissandoci su questa enorme incongruenza, la pellicola franerebbe. Come ugualmente accadrebbe se ci si impuntasse sui paradossi temporali della trilogia di Ritorno al futuro.

L’intento di Cameron è invece quello di condensare molti dei suoi amati concetti e spunti fantascientifici, inclusi i paradossi temporali, in un unico film, divenuto sin da subito un cult imprescindibile.

Terminator

  • Anno: 1984
  • Durata: 108'
  • Genere: Fantascienza
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: James Cameron