C’è un momento preciso nella vita in cui il pentimento smette di essere memoria e si trasforma in condanna. A sette anni di distanza dalla sua ultima partecipazione alla Festa del Cinema di Roma, Paolo Virzì sembra cogliere con lucidità quell’istante, restituendone un affresco crudele e struggente che sconvolge lo spettatore e lo trascina in un viaggio emotivo che forse avrebbe preferito non intraprendere.
Nelle stalle ristrutturate della campagna toscana di Villa Guelfi vive un uomo misterioso: solitario, silenzioso, apparentemente privo di emozioni, trascorre le giornate fumando e vagando per un’abitazione segnata dal disordine. La sua ricerca di quiete assoluta viene però improvvisamente interrotta dall’arrivo di un gruppo di giovani che, abusivamente, si stabiliscono accanto alla villa per occuparsi dei campi e dei vigneti abbandonati. La loro presenza sembra sconvolgerlo più di quanto lui stesso voglia ammettere.
Cinque secondi: il vecchio marinaio che ha percorso l’atlantico
Il protagonista, interpretato da un meraviglioso e al tempo stesso enigmatico Valerio Mastandrea, sembra portare dentro di sé numerose questioni irrisolte, come un grande puzzle scomposto che necessita del tempo giusto per ritrovare tutti i suoi pezzi e ricomporsi.
Paolo Virzì torna a dirigere Mastandrea in un’opera riuscita nelle intenzioni, ma narrativamente troppo poco distesa.
Cinque secondi si fonda su due idee: la prima, più evidente, riguarda l’irruzione di un gruppo di giovani nella vita di quest’uomo maturo; la seconda, più profonda e meno dichiarata, costituisce il cuore del film, che si presenta come un racconto sulla ricostruzione del trauma, del dolore e del peso delle proprie responsabilità.
Il limbo in cui si muove il film – sospeso tra il confronto anagrafico da un lato e il dramma giudiziario dall’altro – non trova un equilibrio compiuto. Se la parte più nascosta appare intrigante e ben costruita, quella maggiormente esposta nei trailer e nelle sinossi risulta invece eccessivamente melensa e ampollosa, quasi superflua.
L’incontro con i giovani, insieme alla loro convivenza e alle vicende che ne derivano, rappresenta il segmento meno convincente del film: già visto, poco originale e, soprattutto, privo di reale credibilità. La sensazione complessiva è quella di trovarsi di fronte a due opere distinte, dove alla riuscita della dimensione familiare corrisponde il fallimento di quella ambientale e generazionale.

Esiste una luce in fondo al tunnel?
Ci sono decisioni e scelte che, se non vissute in prima persona, non potranno mai essere davvero comprese. Se da un lato l’atteggiamento e la scelta di vita del protagonista possono sembrare eccessivi, dall’altro appaiono come la naturale conseguenza di qualcosa di irreparabile.
In Cinque secondi, Valerio Mastandrea non incarna soltanto un uomo che ha smarrito il proprio senso vitale, ma qualcuno che si interroga sulla possibilità stessa di una ricostruzione, chiedendosi se sia reale o solo un’illusione fragile e passeggera.
La sua è una presenza costante ma invisibile: un uomo abituato a fare del bene che, all’improvviso, decide di fermarsi e domandarsi se quel bene lo fosse davvero, ripercorrendo a ritroso la propria vita e le proprie azioni.
La sensazione, al termine della visione, è quella di trovarsi di fronte a un film incompiuto, sospeso a metà, che fatica a far convivere due mondi — affini e complementari, ma allo stesso tempo profondamente diversi. Un film che colpisce per la sua crudezza emotiva, ma che non riesce fino in fondo a far deflagrare la propria forza drammatica.
Paolo Virzì si conferma ancora una volta maestro nel disegnare quel sottile confine in cui l’umano incontra il silenzio, la colpa e la ricerca di pace, meno incisivo invece nella costruzione del percorso che a quel confine conduce.
Resta però la sensazione di aver assistito a un’opera intima e fragile, dove ogni esitazione, ogni pausa e ogni sguardo diventano la misura del dolore e del tempo che passa, come se la vita stessa, nel suo lento disfarsi, chiedesse soltanto di essere capita.
Qui il trailer del film, al cinema dal 30 ottobre con Vision Distribution.