Presentato al PerSo Perugia Social Film Festival, il cortometraggio documentario Maio, diretto da Claudio Carbone, si configura come un’analisi incisiva del conflitto tra l’abitare popolare e le forze della riqualificazione urbana. Il cortometraggio, della durata di circa 12 minuti, è ambientato nel quartiere 6 de Maio a Lisbona e, attraverso l’approccio dell’osservazione critica, utilizza la testimonianza di una singola residente, Catia Silva, per illustrare le conseguenze sociali delle trasformazioni metropolitane. L’opera si focalizza in tal modo sul modo in cui l’esperienza individuale riflette le dinamiche di sgombero e riqualificazione urbana.
Maio. L’archeologia dello sfratto
Claudio Carbone, grazie alla sua formazione in architettura, evita di trattare il quartiere 6 de Maio come una semplice scenografia fatiscente. Al contrario, il regista compie una vera operazione di decostruzione visiva. Egli eleva l’insediamento a soggetto filmico primario, rendendolo un palcoscenico della lotta sociale. L’approccio diventa una meticolosa “archeologia dello sfratto”. È un’indagine visiva sui segni lasciati dalla storia, su un’area ormai destinata all’oblio. La telecamera si concentra ossessivamente sui dettagli materiali dell’insediamento auto-costruito. Si osservano le crepe sui muri che tracciano mappe di resistenza. Le porte consumate si fanno soglie tra pubblico e privato. I vicoli labirintici definiscono una peculiare socialità. Questi elementi non sono rappresentazione di un mero degrado da sanare. Sono, al contrario, la prova tangibile di un’esistenza comunitaria resiliente. Esprimono un’identità radicata e fieramente difensiva. In questa lettura filmica, ogni mattone e ogni finestra chiusa raccontano un legame indissolubile con il luogo. Tale legame è ora in procinto di essere reciso. Sarà spazzato via dalla violenza silenziosa e omologante del piano regolatore. L’opera suggerisce che la cancellazione fisica del quartiere equivalga a un atto di amputazione storica e sociale.
La dialettica territoriale e il neoliberismo urbano
Il tema centrale di Mai” è la cruda dialettica tra identità e territorialità, elevando il cortometraggio al di sopra della semplice cronaca di quartiere. La resistenza ostinata di Catia è esposta in termini di una pura, indomita volontà di permanenza, che si scontra frontalmente con l’inarrestabile, inesorabile avanzamento di politiche urbane rigidamente guidate da cieche logiche di mercato. La narrazione di Carbone rifugge saggiamente la retorica melodrammatica, optando per un’esposizione asciutta e rigorosa che amplifica l’impatto emotivo e la tensione politica. L’inevitabilità della situazione, anziché l’enfasi sul dolore, è il vero veicolo dell’angoscia. In questo senso, la singola vicenda individuale di Catia trascende il personale, fungendo da studio di caso emblematico e rappresentativo delle dinamiche di espulsione che definiscono la gentrificazione contemporanea. L’opera delinea con chiarezza l’impatto distruttivo e sistemico del neoliberismo urbano sulle fasce sociali più vulnerabili, dove il diritto all’abitare soccombe al profitto speculativo e all’omologazione urbanistica.
Il documento ineluttabile
Il cortometraggio modula il suo ritmo in modo attento e quasi chirurgico, costruendo per tutta la durata una tensione latente che non è mai gridata, ma si insinua in modo palpabile attraverso il silenzio e la mera osservazione. Questa tensione culmina in modo drammatico nell’epilogo, il momento in cui l’arrivo dei mezzi di demolizione traduce in atto la minaccia fino ad allora sospesa. L’opera, condensata in soli dodici minuti, si afferma come un documento critico e necessario, capace di immortalare e cristallizzare la storia di un intero quartiere poco prima della sua definitiva cancellazione fisica. La vera rilevanza di “Maio” trascende il contesto geografico locale. L’opera trasforma lo smantellamento del bairro portoghese in una riflessione universale e urgente sulla perdita dello spazio vitale e dell’identità nelle metropoli contemporanee. Diventa, in sintesi, un monito globale contro l’omologazione urbanistica.