La 24° edizione dell’Euganea Film Festival il 5 settembre dalle ore 21 proietterà ai Giardini di Este una rassegna di film e cortometraggi ambiziosi provenienti da tutto il mondo. ‘The Flowers Stand Silently, Witnessing’ è il saggio poetico di una Palestina libera.
Storia di un miraggio
Un regista palestinese fa la straordinaria scoperta di un filmato d’archivio in Scozia, dove risiede da tempo. Nonostante la rara accessibilità all’archivio l’uomo riesce ad ottenere e riqualificare il filmato. Questo cortometraggio è figlio della cucitura incantata di questo incontro: tra un uomo e la sua terra, tra la vita che fu e la morte a cui la Palestina sta andando incontro. Fiori appartenenti a specie protette e di rara bellezza popolano queste immagini. Il documentario non chiede allo spettatore di seguire una storia, ma di emulare i soggetti: stando in silenzio, alla pura contemplazione del miraggio.
Nata con l’obiettivo di diffondere la cultura cinematografica e valorizzare il territorio, questa rassegna cinematografica offre un concorso di film internazionali, incontri con autori, laboratori ed eventi legati alla sostenibilità ambientale e alla riforestazione. L’Euganea Film Festival ospita cortometraggi e documentari di solido calibro, che riescono a contemplare importanti temi politici e ambientali.
Un regista palestinese e il suo viaggio filmico
Theo Panagopoulos è un regista e ricercatore di dottorato greco-libanese- palestinese che vive in Scozia. Il suo lavoro esplora i temi della memoria collettiva, dello sfollamento, dell’identità frammentata e del linguaggio in modo altrettanto sensibile e politico. Il regista testimonia: “‘The Flowers Stand Silently, Witnessing’ è nato nell’estate del 2023 da un incontro casuale con archivi cinematografici che mostravano fiori palestinesi degli anni ’30 e ’40. Il filmato, rimasto inedito per decenni, si trovava a soli 10 minuti a piedi dalla mia attuale casa a Glasgow. Gli archivi presentano un mondo che i miei nonni palestinesi conoscevano molto bene, un mondo che ora viene attivamente cancellato attraverso narrazioni, immagini e violenza attuali. Il mio film recupera il filmato come forma di testimonianza in un’epoca di tensione e incertezza, e come forma di resistenza alla cancellazione culturale”.