Il documentario — intenso, profondo, necessario — è ambientato nella vibrante e contraddittoria Guinea-Bissau, piccolo Stato dell’Africa occidentale. Qui, la battaglia per i diritti delle donne è quotidiana, faticosa, ma potente. Il titolo non dichiarato ma evidente del film potrebbe essere proprio Unite for Bissau, un mantra ripetuto nei gesti, nelle parole e nei canti di queste donne che sfidano l’ordine costituito.
Le protagoniste sono attiviste, contadine, madri, sorelle: donne comuni, ma straordinarie. Lottano contro la mutilazione genitale femminile (FGM), contro i matrimoni forzati, contro la violenza domestica che ancora oggi molti uomini considerano normale. Una di loro afferma senza mezzi termini: Se un uomo picchia una donna, va arrestato. E se lo picchiano a morte, la prossima volta ci penserà due volte. Non è istigazione, è disperazione. È la rabbia di chi ha subito troppo.
Il documentario celebra anche il lavoro dell’associazione femminista APALCOF, che promuove la sostenibilità agricola e alimentare attraverso pratiche agroecologiche. Le donne che coltivano la terra non lo fanno solo per nutrirsi: lo fanno per autodeterminarsi. Gli orti diventano simbolo di indipendenza economica e dignità. In un contesto dove il rispetto spesso manca, l’autosufficienza diventa forma di resistenza.
Musica, ritmo e potere: la forza culturale dei mandjuandade
“Unite for Bissau” è anche una sinfonia di suoni, danze e canti. Le donne bissau-guineane portano nel sangue un senso del ritmo profondo. Questo si manifesta nei mandjuandade, collettivi femminili che cantano e suonano il genere musicale Tina. È qui che la voce femminile si fa corpo, protesta, espressione. La musica non è solo folclore: è politica.
In una società a maggioranza musulmana, le donne devono confrontarsi anche con una cultura che storicamente privilegia l’uomo. Ma la nuova generazione si sta ribellando. Lo fa con le parole, con il corpo, con la vita. Le attiviste intervistate non hanno paura di nominare il problema: la mentalità maschile dominante è obsoleta, violenta, inaccettabile.
E se la mutilazione genitale femminile viene spesso giustificata come “cultura”, il film ci ricorda con forza che non è né tradizione né religione, è un crimine. Una scritta emblematica lo ribadisce: Dire di no non è un diritto, è un dovere.
Malam Djassi e il lascito di Amílcar Cabral: Unite for Bissau come eredità politica
Il film è dedicato al professor Malam Djassi, scomparso nel 2021 dopo aver consacrato la vita alla lotta contro la FGM. Il suo lavoro instancabile ha contribuito a salvare generazioni di ragazze. Djassi, come Amílcar Cabral prima di lui, ha messo i diritti delle donne al centro della lotta per la liberazione nazionale.
Cabral, figura chiave della guerra d’indipendenza dalla dominazione portoghese, fu anche autore dell’inno nazionale. Per lui, la rivoluzione non poteva esistere senza emancipazione femminile. Le parole che ci lascia — “non smettete mai di lottare per ciò che è giusto” — risuonano nel film come una chiamata collettiva all’azione: Unite for Bissau.
Unite for Bissau, oggi più che mai
Tra i momenti più illuminanti del film c’è l’esplorazione della società matriarcale dell’arcipelago Bijagós, dove sono le donne a scegliere i mariti e a ricoprire ruoli centrali nella vita comunitaria. È un esempio concreto di come la cultura possa essere riscritta, sovvertita, reinventata.
Girato in una lingua creola simile al portoghese brasiliano, il documentario riesce a trasmettere un senso di autenticità radicale. Le interviste, i canti, le danze, i paesaggi: tutto concorre a costruire un mosaico umano e politico che commuove e scuote. Una donna, tra tutte, non viene nemmeno pagata per la sua intervista: un dettaglio che evidenzia quanto spesso il contributo femminile venga dato per scontato, anche quando è vitale.
Questo film è un manifesto. È un invito all’azione. È un grido collettivo che dice: “Unite for Bissau”, non solo come popolo, ma come umanità. Perché il cambiamento passa dalle donne, e queste donne hanno già cominciato a cambiare il mondo — un orto, una canzone, una scelta alla volta.