Quella che in apparenza appare come una tranquilla cena tra amici assume presto le forme di un’allucinazione disturbante, che lentamente svela le profonde fratture del rapporto tra genitori e figli. Con The Shell, in concorso alla 15ª edizione del Figari International Short Film Fest – uno dei principali appuntamenti italiani dedicati al cortometraggio e ai giovani registi indipendenti – il regista irpino Giuseppe De Lauri costruisce un racconto stratificato che narra una verità del mondo attuale.
La famiglia moderna sotto accusa
Il cortometraggio, della durata di appena 11′, ambientato in un’elegante casa borghese, riesce a sviscerare il cuore del conflitto generazionale che spesso si nasconde dietro il velo della complicità. Lorella (Manuela Ventura) e Daniele (Giovanni Carta) accolgono a cena una coppia di amici. L’atmosfera è rilassata, apparentemente perfetta. Quando la figlia rientra a casa, il focus della conversazione si sposta su di lei. I genitori non esitano a vantarsi delle sue doti, ma non appena emergono i comportamenti ambigui e disturbanti nella ragazza, scelgono di ignorare l’evidenza, nascondendosi dietro la maschera della modernità e della comprensione a tutti i costi. Invece di agire da figure autorevoli, si rivelano iperprotettivi, indulgenti, e soprattutto incapaci di assumersi la responsabilità del loro ruolo.

La situazione precipita quando la figlia, soffocata dalle aspettative genitoriali e infastidita dai loro tentativi di apparire giovani e al passo coi tempi, reagisce con un gesto dirompente: una danza sensuale rivolta all’amico del padre. Atto di vendetta e grido disperato, che infrange le regole non dette della convivialità borghese e smaschera l’ipocrisia degli adulti, mettendone a nudo tutta la vulnerabilità.
De Lauri – autore di cortometraggi, film sperimentali e video musicali – mostra qui la maturità registica costruita nel tempo. L’influenza del cinema sperimentale è facilmente ravvisabile nell’utilizzo di immagini statiche, rallenti e voice-over che si combinano per creare una dimensione sospesa, quasi irreale, dove ogni dettaglio – un gesto, uno sguardo, un oggetto – diventa portatore di senso.
La conchiglia che diventa simbolo
La “conchiglia” del titolo non è solo un elemento decorativo: appare e ritorna in varie forme, da semplice ornamento a portacenere, simbolo di qualcosa di più profondo. Oggetto marino deturpato dall’uomo, la conchiglia rappresenta la purezza originaria della ragazza, inevitabilmente contaminata dal mondo adulto e dalle sue contraddizioni.
The Shell parla di relazioni, potere e consapevolezze ma lo fa senza moralismi. La sessualità della ragazza si impone come strumento di ribellione, una lama sottile che lacera la facciata ipocrita della famiglia contemporanea. Il risultato è una narrazione lucida e perturbante, che lascia lo spettatore con una domanda scomoda: cosa succede quando i genitori, nel tentativo di essere amici, smettono di essere adulti?