Diretto da Violette Gitton e prodotto da Films Grand Huit, Ce qui appartient à César, Changing Rooms è una delle opere più potenti e simboliche presentate alla rassegna Figari International Film Festival. Vincitore del Grand Prix UniFrance, il film racconta la storia di César, un ragazzo di 12 anni che assiste al crollo del proprio mondo dopo che la sorella maggiore Lou è vittima di un’aggressione sessuale. Ambientato nei camerini di una sala di scherma, il cortometraggio utilizza lo sport come metafora della violenza, del confronto e del desiderio di reagire. César è circondato da un ambiente in cui tutto si misura con la forza, ma lui si sente disarmato, impotente.
Un racconto delicato e potente sulla violenza muta

Scena Changing Rooms
Changing Rooms è un film breve che colpisce con forza, grazie a una regia che sa restituire il non detto, l’invisibile, il trauma che serpeggia tra le pieghe della quotidianità. Il tono è asciutto, mai retorico, e la scelta di concentrarsi su César, spettatore impotente della violenza subita da sua sorella, permette di esplorare un punto di vista raramente trattato al cinema: quello del fratello, del minore, del testimone che vorrebbe intervenire ma non ne ha i mezzi. L’ambientazione nei camerini della scherma è simbolica e perfettamente riuscita: uno spazio di preparazione al confronto, ma anche un luogo dove si respira la tensione, la pressione del dover reagire. Il giovane Marius Plard è straordinario nella parte di César, mentre la fotografia di Martin Laugery cattura con sensibilità le ombre interiori dei personaggi.
Violette Gitton: una voce emergente del cinema francese

Con una squadra tecnica composta da professionisti come Delphine Malausséna alle musiche e Cyrielle Thelot al montaggio, Changing Rooms dimostra come il cortometraggio possa affrontare temi delicatissimi con una potenza visiva e narrativa sorprendente. Gitton firma anche la sceneggiatura, confermando un talento autoriale che vale la pena seguire. Il film è stato sostenuto da importanti enti del panorama cinematografico francese come il CNC, ARTE France e varie regioni, a dimostrazione dell’impegno nel promuovere un cinema giovane, sensibile e politicamente consapevole. La selezione al Figari International Film Festival rafforza l’impatto internazionale di quest’opera che merita visibilità e riflessione.
Il corpo come campo di battaglia: lo spazio maschile e il peso del silenzio

Uno degli aspetti più intensi di Changing Rooms è l’uso dello spazio maschile come contenitore di tensioni represse. I camerini, la sala di scherma, i corpi in movimento: tutto parla di un mondo dove l’identità maschile viene plasmata attorno all’idea di forza, competizione e controllo, seppur vi siano scorci differenti, qualche istante di diversità sull’identità maschile. In questo contesto, César si muove come un corpo in disarmo, incapace di reagire alla violenza che ha colpito la sorella e che permea anche l’ambiente che lo circonda. Il film mostra con grande lucidità quanto il silenzio degli uomini, soprattutto dei più giovani, sia spesso un riflesso di un’educazione emotiva mancata. L’assenza di strumenti per esprimere il dolore diventa, essa stessa, una forma di sofferenza. Changing Rooms riesce così a parlare di femminile e maschile, vittime e spettatori, con una profondità rara nel panorama del cortometraggio contemporaneo.