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Pordenone Docs Fest

‘Acqua, porta via tutto’: il cine-concerto chiude il Pordenone Docs Fest

In anteprima assoluta lo spettacolo mediale dal vivo per la regia di Roland Sejko, con le musiche di Teho Teardo

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Il Pordenone Docs Fest è finito con uno spettacolo di chiusura, specchio della festa che è stata tutta la manifestazione.

Una sala piena e un cine-concerto che, guardando agli albori del cinema, congiunge la proiezione filmica alla performance musicale dal vivo.

Prodotto da Cinemazero, Pordenone Docs Fest e LUCE – Cinecittà, in occasione anche del centenario dell’Istituto LUCE Acqua, porta via tutto è un cine-concerto con le musiche dal vivo di Teho Teardo (Diaz, Palazzina Laf) per la regia di Roland Sejko (La macchina delle immagini di Alfredo C., Anija – La nave).

La raccolta di immagini, recuperate e rimontate insieme al montatore Luca Onorati, sono state accompagnate dalle parole e dalla voce di Gian Mario Villalta.

Acqua, porta via tutto, la genesi del cineconcerto nelle parole del regista Roland Sejko

“L’idea del cine-concerto nasce da Riccardo Costantini, direttore artistico del Pordenone Docs Fest, che mi ha proposto, come direttore della redazione della valorizzazione dell’archivio Luce, un cine-concerto con le musiche di Teho Teardo. É stato lui anche, in una fase della produzione, a proporre l’inserimento delle poesie di Gian Mario Villalta. Ha fatto proprio in tutti i sensi il produttore, anche artistico, in un certo senso.

Abbiamo discusso diversi temi prima di arrivare ad Acqua, porta via tutto: all’inizio avevamo parlato di altri input che potevano essere interessanti e che dovevano anche rispondere a quello che l’archivio Luce offre e ad un’esigenza di parlare di urgenze dell’attualità, come quelle dell’acqua in questo caso.

Ricordo che uno dei primi temi che avevamo preso in considerazione era quello del lavoro. L’archivio Luce è un archivio che spazia su quasi tutto il ‘900, ma sul lavoro soprattutto ha quell’Italia e quei lavori che sono spariti e trovavo molto affascinante raccontare quella sparizione.

Ci siamo trovati poi sul tema dell’acqua, sul quale anche Teho Teardo è molto sensibile.

Una volta stabilito che il tema era l’acqua si doveva trovare una narrazione. Così ci siamo messi a lavorare con il montatore Luca Onorati in una direzione frammentaria della costruzione del racconto toccando però dei punti cha hanno dei protagonisti che sono: il mondo antico, la donna, l’acqua come gioco e come pericolo, l’acqua dove si nascondono i misteri, l’acqua dei derelitti delle navi che diventa metafora delle guerre. E poi quello che dà il titolo al cine-concerto: l’ Acqua che porta via tutto, una forte umanità che esce fuori nel momento più drammatico che è l’alluvione del Polesine.

Questa frammentarietà di cui parlavo all’inizio diventa poi molto più fluida grazie all’intervento della poesia di Gian Mario Villalta e soprattutto le musiche di Teho Teardo che ha saputo trovare nel montaggio quegli elementi di legame e da un film che sembrava senza narrazione è diventato un tableau visivo con musiche e versi bellissimi.”

Il lavoro dell’archivio

Roland Sejko lavora all’archivio Luce e con le sue immagini da quasi trent’anni. A riguardo spiega:

“L’utilizzo del materiale d’archivio vuol far uscire da quell’idea mentale degli archivi come coperti di polvere. Diventa spolverare quest’idea che non esiste, anche perché l’Archivio Luce è digitalizzato e disponibile online per tutti. Portare fuori questo grandissimo immaginario italiano di immagini, riutilizzarlo per creare nuove narrazioni fa parte delle sfide che ha preso non soltanto l’Archivio Luce ma molti registi. Immagini che parlano oltre il contesto originario per cui sono state create. Un maestro di questo è anche il presidente della giuria di quest’anno del Pordenone Docs Fest: Marco Bellocchio (Buongiorno Notte, Vincere). Nel cinema di Bellocchio l’utilizzo dell’archivio ha una grande forza narrativa. In generale penso che il recupero degli archivi come il Luce ma anche  gli archivi di 8 mm, 16 mm o gli archivi familiari è una parte importante della nuova documentaristica italiana.”

L’acqua è una repubblica fondata sul lavoro

Un’opera audiovisiva che celebra l’acqua. Una scelta politica e di coscienza ecologica e umana che diventa operazione artistica e unisce un prezioso lavoro d’archivio alle sonorità della musica dal vivo.

La celebrazione dell’elemento attraversa nelle parole di Villalta, nelle immagini dell’archivio Luce lavorate da Sejko e nelle musiche di Teardo tutte le sue forme potenziali: “nutrimento, vita, madre, forza (anche distruttiva), fonte di lavoro, custode di “relitti e memorie”.

É sul lavoro e sulla sua forza dirompente che il film si focalizza. D’altronde l’acqua è lavoro nella repubblica fondata su di esso. È sopravvivenza e fatica. Ed è soprattutto bellezza, che essa sommerga le eterne statue marmoree della capitale o la pelle arrossata di anonimi pescatori.

L’elemento in Acqua, porta via tutto è presenza solida perché influenza colpendo o accarezzando i solidi, vivi o inanimati che siano.

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