Disponibile su IWONDERFULL, la piattaforma streaming di I Wonder Pictures, e su IWONDERFULL Prime Video Channel, Nitram è l’ultimo film di Justin Kurzel (Assassin’s Creed, Macbeth). Un’opera – presentata nel 2021 al Festival di Cannes e valsa al suo interprete principale, il Caleb Landry Jones di Dogman, il premio come miglior attore – che racconta, da una prospettiva inedita, il massacro di Port Arthur. La sparatoria, ad opera del ventenne Martin Bryant, che, nel 1996, costò la vita a trentacinque persone, diventando la strage più sanguinosa nella storia dell’Australia.
‘Nitram’: la trama
Un ragazzo (Caleb Landry Jones) passa le giornate a bighellonare per il suo quartiere e a far esplodere fuochi d’artificio davanti alla sua vecchia scuola, dove ancora è conosciuto col soprannome dispregiativo di Nitram. La famiglia pare non saperlo gestire, troppo accondiscendente nei confronti dei suoi comportamenti bizzarri o imprevedibili e impotente di fronte a un’iperattività che nemmeno gli psicofarmaci sembrano riuscire a contenere. Tutto cambia, però, quando Nitram conosce Helen (Essie Davis), donna matura, ricca e sola con cui andrà a vivere e dalla quale, dopo un incidente mortale, erediterà tutto. Senza vincoli o obiettivi di sorta, Nitram comincerà così a usare quei soldi per costruirsi un vero e proprio arsenale.

Oltre il true crime
Ha un titolo che è già una dichiarazione di intenti, Nitram. Come se quel nome ribaltato – riflesso, forse, di quel Martin romeriano che già raccontava la genesi di un serial killer – volesse sottolineare il bisogno del film di andare a ritroso, alle origini e alle cause di un massacro destinato a segnare per sempre la storia di un intero paese.
Capovolgendo le logiche risapute del true crime, partendo dal dato reale (con tanto di intervista al piccolo Martin in un filmato del 1979) solo per poi superarlo tenendo la strage fuoricampo, Kurzel cerca infatti di andare a scovare le ragioni di quel gesto terribile ed eclatante nelle piccole cose, in un quotidiano banale e desolato. È proprio qui che si sviluppa la precarietà mentale ed esistenziale del protagonista. Un disagio e uno smarrimento che crescono ed esplodono alla luce del sole, come nulla fosse, sotto lo sguardo remissivo di un padre (Anthony LaPaglia) e quello opprimente di una madre (Judy Davis), incapaci di capire fino in fondo o affrontare davvero quello che sta accadendo.

Non solo Joker
Eppure sarebbe fin troppo facile liquidare Nitram come l’ennesimo, e nemmeno troppo originale, film – dopo il Joker di Phillips e poco prima di titoli come il Pearl di Ti West o la serie Dahmer – sulla genesi di un assassino sociopatico. Perché, se è vero che raramente l’ultima fatica di Kurzel riesce ad entrare nella mente semplice eppure contorta del suo protagonista, limitandosi a pedinarlo e a spiarne i comportamenti spesso imperscrutabili, il fulcro della narrazione sembra comunque stare (programmaticamente?) altrove, nel contesto ottuso che lo circonda.
Un enigma inscalfibile
È proprio nel rapporto con questo contesto e nella sua incapacità di adattarvisi che viene inquadrato infatti Nitram. E, forse, sta tutta qui la forza del film di Kurzel. In un realismo che, prima ancora che nello stile (spesso enfatico e magniloquente), si manifesta nel suo assunto. Nell’incapacità di capire davvero il suo protagonista. Una dichiarazione di impotenza che viene ribadita in più occasioni («Il male ci ha fatto visita ieri e non sappiamo perché. Non lo capiamo e credo non lo capiremo mai», dice il testimone di un’altra strage in un documentario che Nitram guarda in tv) e che il regista non sembra davvero voler ribaltare.

Perché, al di là della performance sorprendentemente mimetica di Caleb Landry Jones, quello che sembra interessare a Kurzel non sono tanto le parti oscure e le tenebre nella mente del suo disadattato protagonista quanto piuttosto le storture che nella società esistono alla luce del sole. Compresa la facile reperibilità delle armi da fuoco in Australia.
È così che, al termine della visione, il personaggio di Nitram resta un enigma. Un corpo folle e vuoto indifferente a qualsiasi lettura o interpretazione. Ma, forse, proprio per questo più perturbante.