Girl è l’ottimo esordio nel lungometraggio di Lukas Dhont, giovanissimo regista belga (classe 1991), premiato con la Caméra d’Or al Festival di Cannes del 2018 e selezionato per rappresentare il proprio paese agli Oscar del 2019 nella categoria del miglior film in lingua straniera. A donare senz’altro un grandissimo valore aggiunto a questa opera prima è stata la scelta dell’attore protagonista, Victor Polster, che ha prestato eroicamente il proprio corpo alla messa in scena, lasciandosi osservare in maniera quasi entomologica, non opponendosi alla tirannia dello sguardo della macchina da presa. D’altronde, ciò che costituisce il fulcro della narrazione è – mutuando il gergo deleuziano – il divenire-donna di Lara, un ragazzo di 15 anni, con un aspetto fortemente femminile, che si sottopone a un trattamento ormonale per innescare quella trasformazione fisica che gli consentirebbe di acquisire le sembianze tanto desiderate. La seguiamo mentre affronta un durissimo corso di preparazione in una delle migliori scuole di danza del paese, e Dhont è molto abile a restituire lo sforzo continuo cui è sottoposto il suo corpo, sempre sospeso dolorosamente sulle punte: lo fa talmente bene che lo spettatore prova una tale empatia che gli fa condividere la sofferenza, non solo morale ma anche fisica, di Lara. I piedi troppo grandi, e dunque, inadatti a un così certosino lavoro da equilibristi, vengono ripresi mentre sanguinano, e, a quel punto, si somatizza quasi la tremenda pressione che opprime la protagonista.
Lara, per fortuna, ha dalla sua un padre illuminato (non viene detto alcunché sulla madre assente), che la segue amorevolmente, senza giudicarla, sostenendola più che può nel faticoso percorso di mutamento del sesso (dopo un ciclo di due anni di terapia ormonale, dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico). Eppure, sebbene il contesto sia tutto sommato favorevole, non mancano situazioni di disagio in cui Lara si viene a trovare; ma Dhont ha scelto saggiamente di non caricare eccessivamente la dialettica con l’esterno, per evitare di scadere nella retorica dell’intolleranza, che spunta solo un momento ma non in maniera eccessivamente drammatica. La prospettiva scelta dal regista è soggettiva: il modo senz’altro più efficace per far avvicinare lo spettatore alla vicenda, riducendo significativamente la distanza con i fatti raccontati.
L’organo maschile, che nel corpo di Lara è un’appendice insopportabile, un’escrescenza da occultare in tutti i modi, da negare, fino a provocarsi un notevole dolore, diviene il simbolo di un modo di essere nel mondo che la protagonista rifiuta energicamente. L’epilogo sebbene estremo – e che non sveliamo – non compromette, comunque, la possibilità di realizzare un sogno da sempre, eroicamente, inseguito. Nel film, tra l’altro, si fa un sapiente utilizzo della fotografia (Frank van den Eeden), che alterna le tonalità calde dell’interno accogliente della casa in cui vive Lara a quelle più fredde degli esterni e della palestra della scuola in cui si esercita, rimarcando, opportunamente, i suoi slittamenti emotivi, le differenti situazioni in cui si deve muovere, ogni volta con uno spirito diverso. Lara è un film sincero, non retorico, che, per l’argomento che tratta, merita tutta l’attenzione possibile. Da segnalare, infine, che Victor Polser si è aggiudicato il premio come miglior attore nella sezione Un Certain Regards del Festival di Cannes.
Pubblicato da Teodora Film e distribuito da CG Entertainment, Girl è disponibile in dvd, in formato 1.66:1, con audio in italiano e originale (Dolby Digital 2.0 e 5.1) e sottotitoli opzionabili. Nei contenuti extra è presente il trailer.
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