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Ragazzi miei

«Scott Hicks, nominato agli Oscar nel ’96 per il monumentale “Shine”, dirige “Ragazzi miei”, ispirandosi al romanzo autobiografico “The boys are back” del giornalista britannico Simon Carr».

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L’acclamato regista Scott Hicks, nominato agli Oscar, BAFTA e Golden Globe per il monumentale Shine del ’96, dirige la nuova pellicola Ragazzi miei, ispirandosi al romanzo autobiografico “The boys are back” del giornalista britannico Simon Carr.

Joe Warr (Clive Owen) è un giornalista sportivo inglese che per seguire l’amata Katy (Laura Fraser), una famosa cavallerizza australiana da cui aspetta un figlio, pone fine al suo matrimonio, abbandona suo figlio e lascia la sua terra. La nuova vita in Australia è perfetta, Joe si è ricostruito una famiglia e, pur essendo sempre in viaggio per lavoro, sa di poter contare sulla solidità degli affetti al suo rientro a casa. Improvvisamente viene diagnosticato un cancro inguaribile alla giovane Katy e, di colpo, l’idilliaco mondo di Joe, fatto di certezze, si sgretola. Dopo la scomparsa di Katy, Joe comprende di essere stato per il piccolo Artie (Nicholas Mcanulty) poco più di un affettuoso ‘zio’, da cui ricevere regali di tanto in tanto, e di doversi rimboccare le maniche per costruire l’inesistente rapporto, partendo da zero. Totalmente disorientato e incapace ad affrontare i complessi stati emotivi di un bambino che ha appena perso sua madre, unico punto di riferimento, Joe decide di infrangere tutte le regole in nome di un modus vivendi libero dalle convenzioni richieste agli adulti. La sregolatezza, la libertà e l’esuberanza diventano il modello su cui fondare il nuovo stile di vita, l’appiglio per elaborare un lutto difficile da accettare, e un metodo per crescere un figlio alle prese con un evento critico. A completare la già delicata situazione è l’arrivo di Harry (George Mackay), il figlio adolescente di Joe nato dal suo primo matrimonio, giunto dall’Inghilterra con un bagaglio emotivo fragile, per cui l’approdo nel ‘paradiso dei porci’ creato da Joe è causa di ulteriori turbamenti. Quando tutto sembra andare per il verso giusto, una decisione di Joe presa con troppa leggerezza fa precipitare gli eventi verso la catastrofe, obbligandolo a prendere coscienza dell’esigenza avvertita dai suoi due figli di avere accanto una figura paterna responsabile.

Ragazzi miei è un interessante sguardo sul difficile rapporto padre/figlio, troppo spesso tralasciato nella letteratura cinematografica o trattato solo con i toni della commedia. Le figure femminili diventano, nel film, spettatrici degli eventi, mentre è all’uomo che spetta provvedere a educare e a tutelare la sicurezza emotiva e caratteriale dei figli. Katy è morta, appare a Joe solo come visione-spirito-guida nei momenti critici, il rapporto con la nonna di Artie è controverso e teso finché Joe non riacquista il controllo della situazione e Laura (Emma Booth), madre single di una compagna di scuola di Artie, invece di essere la soluzione facile alla complicata esistenza di Joe, fatta di soli uomini, si affaccia nella sua vita senza prendere il posto di Katy.

Selezionato al Toronto International Film Festival, l’anglo-australiano Ragazzi miei si presenta allo spettatore con una sorprendente analisi, tutta al maschile, della graduale responsabilizzazione vissuta da un uomo che diventa padre, sul coraggio dimostrato da un adolescente nel cambiare radicalmente la propria vita sulla base delle promesse paterne, sull’impervio cammino di dolore che attanaglia il piccolo Artie.

Sceneggiato da un eccellente Allan Cubitt, abilissimo nell’eludere un happy end scontato e avulso dalla realtà, ed estremamente lucido nel controllare ogni risvolto narrativo della vicenda, il film è distribuito in Italia da un’insolita Walt Disney, avveduta e perspicace nel comprendere la bontà del messaggio contenuto in Ragazzi miei e il suo forte ancoraggio a un modello di vita plausibile e convincente.

Francesco Vantaggiato