“La gente ha paura ad ammettere
che una gran parte della vita dipende dalla fortuna“
Di nuovo al cinema dal 29 Settembre per i 90 anni del regista, Match Point (2005) scritto e diretto da Woody Allen, vede come protagonisti Jonathan Rhys-Meyers (Chris Wilton) e Scarlett Johansson (Nola Rice).
La storia ruota intorno ad un triangolo amoroso (un uomo e due donne), con conseguenze imprevedibili. Le difficoltà economiche del regista a girare il film a New York lo costrinsero a riscrivere parzialmente la sceneggiatura, adattandola all’ambiente londinese, e a scegliere un cast & crew interamente britannico (eccezion fatta per la Johansson). Il film annovera tra i riconoscimenti ottenuti una candidatura ai Premi Oscar 2006 nella categoria migliore sceneggiatura originale.
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Match Point è indiscutibilmente uno dei migliori film del regista newyorchese, ed è divenuto, in poco tempo, un classico
Chris Wilton è un tennista che ha rinunciato alla sua carriera e ora fa il maestro di tennis a Londra in un club di alto livello. Qui conosce il ricco Tom Hewett e sua sorella Chloe che si innamora subito di lui e del suo apparente interesse per la cultura. Il ricco padre dei due lo inserisce nella sua attività finanziaria e il matrimonio tra Chris e Chloe si avvicina. Ma Chris, che ha conosciuto la fidanzata di Tom (l’aspirante attrice americana Nola) e ne è rimasto irrimediabilmente attratto, quando la reincontra libera dal legame con il quasi cognato inizia con lei una relazione basata sulla passione.
Woody Allen dirige con una semplicità magistrale: qualche carrello per strada, campi e controcampi, accenni di zoom sui volti in un paio di momenti psicologicamente determinanti, un’esemplare sequenza in montaggio alternato. Una “pulizia” alla quale corrisponde una visione sconfortante e lucidissima dei rapporti umani.
La pallina che gira imprevedibilmente sopra il nastro della rete da tennis contiene una simbologia fin troppo chiara, tuttavia vera: l’imprevisto e la buona sorte sono riprodotti in un fermo immagine evidente e insopportabile allo stesso tempo, spartiacque pirandelliano tra felicità e perfida fatalità. Per una volta ideatore di sciagure, Allen prende ispirazione dai drammi di Tennesse Williams, passa da Dostoevskij a Hitchcock e approda ai moderni intrecci teatral-filosofici (la fortuna conta più dell’abilità). E racconta di un protagonista che legge Delitto e castigo mentre si conforma a quelle che sono le leggi per entrare nell’alta società: accondiscendenza artefatta, gusto per i vini e gli oggetti di lusso, tenute di campagna dove trascorrere i week end, esercitazioni di tiro al piattello come fossero divertenti giochi di società, arrampicate da un posto di lavoro all’altro, ogni volta caricandosi di maggiori e claustrofobiche responsabilità.
Pur staccandosi dall’orticello newyorkese e dai suoi infiniti ed eccitabili ideologi, Woody Allen inscena una pellicola molto appagante e spedita, nonostante la novità della durata (si superano di poco le due ore) e di alcune sequenze particolarmente sensuali. Restano i luoghi frequentati dai personaggi: mostre, ristoranti e teatri. Privi però di troppi tocchi brillanti, in una Londra quasi sempre grigia o piovosa.
Un film psicologico, un thriller moderno che fa tesoro dell’eredità noir anni 50-60 e del giallo hitcockiano aggiungendo la complessità sentimentale /esistenziale delle pellicole alleniane . Ottimo
FilmClub Distribuzione – Minerva Pictures