Giovedì 30 marzo, è stato presentato il XVIII FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO, che si terrà a Lecce dal 3 all’8 aprile. All’interno della bella sede di rappresentanza della Regione Puglia, nei pressi di piazza Barberini, dove sono pure esposte opere archeologiche dal “Tacco d’Italia”, si è lasciata parte della stampa in piedi, poiché il tutto si è svolto in una saletta decisamente piccola. Poco male, il ricco buffet, nella vicina ex-Terrazza Barberini, è stata una più che giusta ricompensa per quei giornalisti chiamati a documentare l’incontro. Irrecuperabile è stata, per converso, la presentazione stessa, almeno per chi non si sia renzianizzato sino al midollo; di questo parleremo dopo. Raccontiamo allora quale saranno i contenuti della rassegna che apre la stagione festivaliera pugliese.
Per l’anniversario dei 50 anni dalla morte di Totò, verrà dedicato un caloroso e dovuto omaggio a questo straordinario attore, che troverà la sua concretizzazione nella presentazione della versione restaurata dalla prestigiosa Cineteca di Bologna, la quale, insieme all’Istituto Luce, possiede le maggiori raccolte filmiche del pianeta, altro che Cinémathèque Française, di Chi si ferma è perduto (1960) di Sergio Corbucci. Sono previsti altresì vari ospiti italiani e stranieri: Agnieszka Holland, Nuri Bilge Ceylan, Stephen Frears, Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea. Per non dimenticare l’VIII edizione del Premio Mario Verdone (al miglior autore under 40), noto docente di cinema e importante studioso dei futuristi, del quale ricorrono i 100 anni dalla nascita, e la V edizione del Premio Emidio Greco (miglior cortometraggio di un under 35): un originale cineasta, venuto a mancare nel 2012, d cui ricordiamo quel piccolo, seppur “difficile”, gioiellino che è L’invenzione di Morel (1974). Il Festival presenterà inoltre diversi altri appuntamenti e iniziative, per i quali invitiamo a consultarne il programma disponibile sul sito ufficiale.
Torniamo ora alla cronaca della presentazione. Sembra quasi un destino ineluttabile che quando si parli di Europa, si debba assistere al peggio che la politica è capace di offrire. I rappresentati istituzionali si sono alternati nei soliti, ormai insopportabili, luoghi comuni boldriniani, sino all’autodefinirsi dei: “supereroi”, per quello che di positivo, per loro, stanno facendo per la Puglia. Speravamo di sentir parlare di cinema, invece, l’unico concetto che questi esponenti politico-culturali sono capaci di ripetere a pappagallo è il termine “produzione”, ovvero soldi!
Entra quindi in scena il “marzulliano” Valerio Caprara, che si è esibito nel solito compiacimento di sé, durante il suo ragionamento su Totò. Il critico ha dichiarato di temere una “mummificazione museale” del grande comico. Caprara, forse, approva lo scandalo che tuttora Napoli non abbia dedicato un Museo a uno dei suoi figli più celebri? Ci è sembrato di capire di sì, ma le nostre sono solo delle supposizioni. Tuttavia, parlando sempre di Totò, ci ha colpito la riflessione di Caprara su come questo attore sia stato un esempio di “napoletanità” e non di una deteriore “napolinarieria”. Un concetto a suo modo valido e interessante.
Passa più di una ora e Carlo Verdone, invitato insieme al fratello Luca, guarda fisso il tavolo. Come tanti romani gli voliamo bene e vederlo così non ci ha fatto piacere. Si arriva a parlare del contributo di Francesco “Citto” Maselli, del suo impegno come comunista nel cinema… Verdone continuava a tenere lo sguardo fisso sul tavolo. Nel momento in cui il relatore di turno, esponente del vecchio Pensiero Unico – quello odierno è ben diverso e ha solitamente un forte accento toscano – stava raccontando, sentite bene, che si sta fortunatamente per costituire un nuovo partito comunista in Italia, accade un autentico colpo di scena. Cadenza d’inganno, prima di svelarlo, una piccola digressione. È di questi ultimissimi giorni la notizia che Nicolás Maduro ha de facto esautorato il Parlamento Venezuelano. Ciononostante, per i cinéphile nostrani è necessario tornare al comunismo? Stiamo messi male, specialmente nel mondo della critica cinematografica. Sia come sia, non si fa neanche in tempo a terminare la formulazione di cotale castroneria, che si consuma l’ennesimo psicodramma della italica sinistra. Tutti in piedi, compare come un missile ben pingue Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia e sfidante di Renzi alle prossime Primarie. Gelo… Emiliano prende il posto d’onore, accanto a Verdone, il quale trattiene a stento il nervosismo. Il politico comincia a lodare il Festival, leggendo un programma che aveva probabilmente visto per la prima volta in quel momento. Passano cinque minuti, poi egli si volta alla sua destra e si accorge finalmente di Verdone. Baci e abbracci, a camuffare tanto imbarazzo; fine dello psicodramma.
Per concludere, possiamo solo dolerci per Verdone, verso cui nutriamo affetto e stima. Nondimeno, capiamo bene che per onorare la memoria di un padre al quale egli fu legato da un rapporto intenso quanto contrastato, sia talvolta necessario partecipare a certi teatrini di marca tipicamente europea.
Riccardo Rosati